TOMMASO di Piperata
TOMMASO di Piperata (da Piperata, da Piverata, de Penerada, de Piperata, de Pipitata, de’ Piperati, de’ Storlitti, de’ Sturlitti). – Nacque a Bologna attorno agli anni Trenta del Duecento, da Piperata (Piperarius, Peverarius) di Guizzardo de’ Sturlitti (o Storlitti), membro di una famiglia aristocratica bolognese di orientamento ghibellino, e da una non meglio nota Agnese.
La forma cognominale è, in realtà, un patronimico, con il quale fu noto ancora in vita, pur con diverse varianti grafiche, e italianizzato generalmente in da Piperata.
Appartenne, come la sua consorteria, allo schieramento ghibellino di Bologna, noto come pars dei Lambertazzi, come prova anche il suo matrimonio con Bartolomea di Azzolino Lambertazzi, che gli avrebbe portato in dote la cifra di 1000 lire di bolognini. Il testamento di Bartolomea, del 20 marzo 1324, ricorda i figli: Tommaso, che entrò nell’Ordine francescano; Filippa, sposata a Lambertino Buvalelli; Beatrice; Clarissa; Bertoluccia.
Nei pochi atti patrimoniali in cui è presente, Tommaso agisce sempre insieme al padre e ai due fratelli Castellano e Bartolomeo: il 25 giugno 1267 essi vendettero cinque appezzamenti di terreno che detenevano nella curia di S. Maria in Duno, nella pianura bolognese settentrionale; il 20 giugno 1269, il padre emancipò i tre figli maschi e, contestualmente, attribuì loro i beni provenienti, almeno in parte, dalla dote della moglie.
A Tommaso furono destinate una tubata magna con una parte della torre, tutte le case e le spettanze, sita in città nel quartiere di Porta Stiera, contrada di residenza della consorteria Sturlitti, nella odierna via Montegrappa; un’altra casa sita a Borgo Panigale e un campo a terra arativa e prativa nella stessa curia; gli spettarono, inoltre, i beni mobili e i libri di diritto appartenuti al padre – forse per questo motivo Giovanni Niccolò Alidosi (1620, p. 187), considerò anche Piperata un doctor iuris, interpretazione confutata da tutti gli studiosi successivi). Un podere che gli appartenne fu acquisito illegittimamente tra 1282 e 1283.
I rari riferimenti biografici noti provengono sostanzialmente dalla sua attività di giurista e di docente di diritto civile nello Studium bolognese: le sue scuole avevano sede nell’area di Porta Nova, una delle zone universitarie di Bologna in età medievale.
La sua attività professionale è attestata tra gli anni 1255 e 1272, soprattutto da consilia sapientis forniti al Comune di Bologna su diversi argomenti, tra cui spiccano alcune cancellazioni da bandi e una nota interpretazione sullo statuto cittadino a proposito della possibilità di muovere guerra contro comunità già sottomesse al Comune (Statuti della società del popolo..., a cura di A. Gaudenzi, 1889-1896, Appendice B). Un suo consilium autografo è conservato presso l’Archivio di Stato di Firenze (Chiantini, 1996, n. 4). Si può, inoltre, ipotizzare che sia lui il d. Thomaxius dottore di legge autore, con altri sapientes, dell’approvazione della locazione di un dazio nell’aprile del 1260, registrata nel cosiddetto Registro Grosso I del Comune di Bologna.
Il 17 dicembre 1268 stipulò, insieme a Francesco d’Accursio, una concordia con i bidelli dell’università per la riscossione delle collette: il fatto che essa fu conclusa a nome di tutti i lettori di diritto civile e di diritto canonico ha fatto ritenere ad Antonio Ivan Pini (1997, p. 66), che Tommaso fosse decretalium doctor, ipotesi non suffragata dal testo del documento, né dalle testimonianze della sua attività giuridica e già confutata da Manlio Bellomo (2000, p. 553 nota) e da Andrea Padovani (2013, p. 1960).
Della sua attività didattica danno prova anche numerose quaestiones, databili agli anni 1272-74, molte delle quali inedite, tramandate nei principali manoscritti legali – in particolare nei libri magni della Biblioteca apostolica Vaticana segnati Archivio del capitolo di S. Pietro A.29 e Chigi E.VIII.245, analizzati da Bellomo, 2000 – che testimoniano una buona fama di Tommaso; in una di esse, è lui stesso a fare riferimento a quanto aveva illustrato durante una sua lettura universitaria (ibid., p. 396), mentre il ricordo di un quesito da lui posto durante un esame privatum è in un manoscritto tolosano di repetitiones (Maffei, 2006, p. 584).
È autore di un breve trattato De fama che conobbe una diffusa fortuna presso i giuristi successivi, tra cui Guglielmo Durand, Alberto da Gandino, Giovanni d’Andrea, Bartolo da Sassoferrato: la fama vi è definita da un punto di vista tecnico, superando il senso comune del termine, e dal ruolo che assume nel processo come prova semiplena. Il trattato fu stampato per la prima volta a Venezia nel 1563, nei Tractatus criminales di Giovanni Battista Ziletti.
L’appartenenza allo schieramento ghibellino fu suggellata dall’esilio che lo colpì – insieme alla famiglia, anche se il suo nome non è nelle liste di banditi – nel 1274, in occasione della cosiddetta cacciata dei Lambertazzi, quando i ghibellini bolognesi furono per la prima volta espulsi dalla città. Una prova potrebbe essere il fatto che, nell’agosto del 1274, Piperata nominò eredi i propri nipoti (Sarti-Fattorini, 1888, I, p. 223, nota 7), forse nel tentativo di mettere al riparo i beni di famiglia dalle conseguenze dei bandi.
Tommaso morì prima del 1282, data in cui la moglie risulta vedova, molto probabilmente in esilio: l’identificazione della sua tomba in S. Francesco a Bologna (Alidosi, 1620, p. 213) è infatti errata, poiché essa fu il sepolcro di suo nipote Facino di Bartolomeo.
Fonti e Bibl.: Statuti delle Società del popolo di Bologna, a cura di A. Gaudenzi, Roma 1889-1896, Appendice B; Chartularium Studii Bononiensis, Bologna, I (1909), II (1913), VII (1923), VIII (1927), X (1936), ad indices; L. Sorrenti, Testimonianze di Giovanni D’Andrea sulle ‘quaestiones’ civilistiche, Catania 1980, ad ind.; M. Chiantini, Il Consilium sapientis nel processo del secolo XIII. San Gimignano 1246-1312, Siena 1996, pp. 8 s.; Thomae de Piperata, Tractatus de fama, in Tractatus Universi Iuris, XI, 1; Città del Vaticano 2001. M. Bellomo, Quaestiones in iure civili disputatae. Didattica e prassi colta nel sistema del diritto comune fra Duecento e Trecento, Roma 2008, ad ind.; I libri iurium del comune di Bologna. Regesti, a cura di A.L. Trombetti Budriesi - T. Duranti, I, Selci Lama 2009, p. 485, nr. 809.
G.P.N. Alidosi, Li dottori bolognesi di legge canonica, e civile, dal principio di essi per tutto l’anno 1619, Bologna 1620, pp. 212 s.; G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, VII, Bologna 1789, pp. 43-46; F.C. von Savigny, Geschichte des Römischen Rechts im Mittelalter, V, Heidelberg 1850, pp. 566-568; G. Gozzadini, Delle torri gentilizie di Bologna e delle famiglie alle quali prima appartennero, Bologna 1875, pp. 486 s.; M. Sarti - M. Fattorini, De claris archigymnasii Bononiensis professoribus: a saeculo XI usque ad saeculum XIV, a cura di C. Albicini - C. Malagola, I, Bologna 1888, pp. 190, 224-226; M. Sbriccoli, L’interpretazione dello Statuto. Contributo allo studio della funzione dei giuristi nell’età comunale, Milano 1969, pp. 60 s.; A. Romano, Le quaestiones disputatae nel ‘Commentarium de statutis’ di Alberico da Rosciate, in Aspetti dell’insegnamento giuridico nelle Università medievali, IV, Reggio Calabria 1975, pp. 45-224; S. Caprioli, La miscellanea romana dell’Archivio di Stato (ms. 1004), in G. D’Amelio et al., Studi sulle ‘quaestiones’ civilistiche disputate nelle università medievali, Catania 1980, pp. 117-214; F. Martino, Quaestiones civilistiche disputate a Bologna negli ultimi decenni del secolo XIII. Studio sui manoscritti Leipzig, U.B., 992 e Paris, B.N., Lat. 4489, ibid., pp. 225-296; F. Migliorino, Fama e infamia. Problemi della società medievale nel pensiero giuridico nei secoli XII e XIII, Catania 1985, pp. 65-71; R.M. Fraher, Conviction according to conscience. The medieval jurists’ debate concerning judicial discretion and the law of proof, in Law and History Review, VII (1989), pp. 23-88; A.I. Pini, Per una storia sociale dell’università: i bidelli bolognesi nel XIII secolo, in Annali di Storia dell’università italiane, I (1997), pp. 43-75 (in partic. p. 66), ripubblicata poi in Id., Studio, università e città nel medioevo bolognese, Bologna 2005, pp. 288-323 (in partic. p. 307); M. Bellomo, I Fatti e il Diritto. Tra le certezze e i dubbi dei giuristi medievali (secoli XIII-XIV), Roma 2000, ad ind.; G. Milani, L’esclusione dal comune. Conflitti e bandi politici a Bologna e in altre città tra XII e XIV secolo, Roma 2003, ad ind.; G. Murano, Il Libellus de ordine maleficiorum di Rolandino de Romanzi († 1284), in ‘Panta rei’ Studi dedicati a Manlio Bellomo, a cura di O. Condorelli, IV, Roma 2004, pp. 177-194; M. Vallerani, La giustizia pubblica medievale, Bologna 2005, ad ind.; P. Maffei, Collectio repetitionum tholosana (ca. 1280), in Manoscritti, editoria e biblioteche dal medioevo all’età contemporanea. Studi offerti a Domenico Maffei per il suo ottantesimo compleanno, a cura di M. Ascheri - G. Colli, II, Roma 2006, pp. 561-599 (in partic. p. 584); S. Menzinger, Giuristi e politica nei comuni di Popolo. Siena, Perugia e Bologna, tre governi a confronto, Roma 2006, pp. 240 s.; A. Padovani, T. da Piperata (di Peverata, degli Sturlitti), in Dizionario biografico dei giuristi italiani (XII-XX secolo), a cura di I. Birocchi et al., II, Bologna 2013, pp. 1959 s.; Id., T. di P., in Autographa: autografi di italiani illustri. 1.2. Giuristi, giudici e notai (sec. XII-XV), a cura di G. Murano, Imola 2016, pp. 43 s.