DE VIVO, Tommaso
Nacque a Orta di Atella, in provincia di Caserta, intorno al 1790, secondo il necrologio dell'Illustrazione italiana, 1884 (a questo articolo ci si riferisce sempre se non diversamente indicato) che fissa la data di morte a 94 anni.
Nel 1829 risiedeva a Roma e vi si era affermato, dato che dirigeva i lavori per la realizzazione dei disegni che compaiono negli otto volumi de Il Vaticano descritto ed illustrato di E. Pistolesi, Roma 1829 (per l'Illustrazione italiana, l'opera fu stampata e incisa dal De Vivo). A Roma fu allievo di V. Camuccini e nel 1838 membro dell'Accademia dei Virtuosi del Pantheon (per quanto riguarda l'Accademia di S. Luca, il suo nome non compare negli archivi). Da Roma il pittore manteneva contatti anche con Napoli, visto che il marchese Donato Tommasi, ministro di Grazia e Giustizia e degli Affari ecclesiastici, gli commissionò le copie della Sibilla del Guercino e di quella del Domenichino (prima del 1831, data di morte del committente; D'Apuzzo, pp. 6 s.).
In una lettera scritta dal deputato G. Nicotera al ministro della Pubblica Istruzione F. De Sanctis (Roma, Archivio centrale dello Stato, Fondo Min. Pubbl. Istruz., 1866/1880, Personale), datata 1880, si dice che il pittore "fin dalla giovinezza [rimase] confinato a Roma per lo spazio d'anni 30 ... quivi abbastanza travagliato, specialmente dopo le vicende del 1848 per essere stato a capo della Guardia Nazionale quando ... per essere amante delle arti belle fu conosciuto amante pur caldo di libertà; ... anche da Roma veniva scacciato dopo le note vicende". Per il Thieme-Becker il D. avrebbe lasciato Roma nel 1841, a causa di una storia sentimentale con una suora, ma il quadro del D. con la Zingara che predice al futuro papa Sisto V l'ascesa al pontificato, firmato e datato Roma 1845 (Caserta, palazzo reale), sta a testimoniare che l'artista fece comunque ritorno nella città e probabilmente l'abbandonò definitivamente solo dopo il 1848.
Tornato a Napoli, insegnò all'istituto di belle arti sino al 30 apr. 1861 quando fu messo a riposo (Roma, Arch. centr. dello Stato, Fondo Min. d. Pubbl. Istruz., Direz. gener. Ant. e Belle Arti). A Napoli ricevette commissioni anche da re Ferdinando II tra cui una Immacolata Concezione, per la chiesa di Pizzofalcone a Napoli, oggi dispersa (Roma, Ibid., ibid., busta 246, fasc. 114.12). Secondo l'Illustrazione italiana (1884) fu ispettore generale di tutte le quadrerie reali.
Per commemorare l'Unità d'Italia, il D. dipinse un quadro raffigurante L'Italia unita circondata dai suoi uomini più illustri.
Offerto al Parlamento dietro rimborso delle spese, il quadro (m 5 × 3,5), detto le Trombe d'Italia o L'Italia e i suoi geni (Ill. italiana, 1884), è tuttora a Montecitorio (ma appartiene al Museo di palazzo Venezia). Nel 1879 la Camera non lo aveva ancora pagato e se ne sollecitava la restituzione (Roma, Arch. centr. d. Stato, Fondo Min. Pubbl. Istruz., 1866/1880, Personale, 1ºversamento T. D.).
Vittorio Emanuele II visitò lo studio dell'artista nel 1869 e la regina Margherita acquistò un suo quadro, raffigurante una allegoria di Venere e gli amori.
Gli anni che vanno dal 1866 alla sua morte non furono floridi dal punto di vista economico. Nel suo carteggio personale (ibid.) sono infatti conservate le lettere in cui si parla di sussidi e di una ipotetica pensione.
Morì a Napoli il 7 ott. 1884 in grande indigenza.
Lo stesso necrologio afferma che morì povero, lasciando due figli: Donato, pittore e capitano delle regie cacce, e Eduardo, artista comico.
"Autore di pitture preziose tracciate senza ricerca, finite senza freddura" (Ulloa, 1860, pp. 232 s.), preferì sempre soggetti storici o mitologici e il suo stile, accademico, rimase immutato sino alla fine dei suoi giorni, nonostante le innovazioni introdotte a Napoli dal Palizzi e dal Morelli.
A Roma, tra i depositi dell'800 della Gall. naz. d'arte moderna, è conservata (inv. 1288) una Testa di donna (olio su tavola, cm 42 × 40, cornice cm 21), acquistata dalla vedova nel 1887; il 6 giugno dello stesso anno si chiedeva l'autorizzazione per far pulire il quadro che veniva concessa l'11 giugno 1887 (Roma, Arch. centr. dello Stato, Fondo Min. Pubbl. Istruz., Dir. Gener. AA.BB.AA. 1860/1890, busta 329, fasc. 206.15, Roma, Gall. d'arte moderna).
A Napoli si conservano Immacolata e Morte di s. Andrea Avellino in S. Francesco di Paola; nella sacrestia della chiesa c'è una copia della Deposizione del Caravaggio dei Musei Vaticani, firmata "De Vivo" e datata 1824; un ciclo decorativo nella cappella Salluzzo in S. Domenico Maggiore; S. Gennaro in S. Maria delle Grazie. Al Museo di Capodimonte deposito Gall. '800: Bacco con satiri; Diomede che scende dalla biga; Citeria abbraccia Amore. Ibid., Gabinetto di stampe e disegni: Allegoria della primavera; Allegoria dell'estate; Allegoria dell'inverno; La rivoluzione di Masaniello (1832); Il re Corrado di Svevia entra vincitore a Napoli (1832); Archimede con gli specchi ustori brucia la flotta romana sotto Siracusa (1832); L'atto provocatorio dei Vespri siciliani; Nozze di Giovanna d'Angiò con Andrea d'Ungheria; Giovanna d'Angiò prova la sua innocenza al papa Clemente VI; Disfida di Barletta. Attribuiti al D., presso il Museo di Capodimonte: L'imperatore Costante è ucciso nel bagno; disegni, dal n. 121.349 al 121.440, di soggetto storico, mitologico, religioso. I disegni sono in corso di studio, il loro formato è in genere di cm 40 50, in maggior parte acquerello o seppia.
Al Museo di S. Martino di Napoli si trova Ritratto di personaggio politico (1852), cm 77 × 63;a Caserta, al palazzo reale: Giotto e Cimabue; Il soccorso all'indigenza; Allegoria del Paradiso dantesco; Prometeo incatenato (1845); Androclo e il leone.
Fonti e Bibl.: N. D'Apuzzo, Di alcuni dipinti di T. D., s. lI. né d.; O. Raggi, S. Andrea Avellino del cav. T. D., in L'Ape italiana, IV (1838), p. 10, tav. VIII; A. Spinetti, Gli Aragonesi in Napoli del cav. T. D., ibid., V (1839), p. 11, tav. XXVI; G.E.M.F., Estasi di s. Francesco di Paola del cav. T. D., ibid., VI (1840), pp. 5 s., tav. IV; Album, XII (1845), p. 211; ibid., XV (1848), p. 344;P. C. Ulloa, Pensées et souvenirs sur la littérature contemporaine du Royaume de Naples, Genève 1860, pp. 232 s.; G. Galante, Guida sacra della città di Napoli [1872], a cura di E. Fiore, Napoli 1967, pp. 231, 351, 377; Illustrazione italiana, 16 nov. 1884, p. 322 (necrol.); Bryan's Dictionary of painters and engravers, London 1905, V, p. 311;G. Garollo, Dizionario biografico universale, Milano 1907, I, p. 679;L. Callari, Storia dell'arte contemporanea italiana, Roma 1909 ad Indicem; A. Simonetti, Medaglioni lucani, M. Scardaccione, in Arte e storia, XXVIII (1909), p. 178; V. Golzio, La chiesa di S. Maria Maddalena, in Dedalo, I (1932), p. 62; L. Biondi, La morte di Eudosia del cav. T. D., in L'Ape italiana, II (1936), p. 28, tav. XVII; M. Biancale, in La mostra della pittura napoletana dei secoli XVII-XVIII-XIX (catal.), Napoli 1938, ad nomen; Guida T. C. I., Napoli e dintorni, Milano 1976, pp. 110, 143, 162, 278, 588; G. Moroni, Diz. di erudiz. storico eccles., XLV, p. 188;LXXIII, p. 203; LXXIV, p. 152; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XXXIV, p. 457 (s.v. Vivo, Tommaso de); Dizion. enc. Bolaffi, XI, p. 369.