DE VIO, Tommaso
E più noto col nome di cardinale Caetano (Gaetano, lat. Caietanus) dalla città di Gaeta, ove egli nacque il 20 febbraio 1468. A 16 anni entrò tra i domenicani e studiò prima a Napoli, indi a Bologna. Nel 1491, già sacerdote, passò all'università di Padova, dove nel 1493 insegnò le Sentenze e nel 1494 metafisica, e fu nominato maestro in teologia. Nel 1507 fu nominato vicario generale, e l'anno seguente generale dell'ordine.
Con gli scritti e col tempestivo intervento si oppose al conciliabolo di Pisa (1511-12), adunato dai nemici di Giulio II; consigliò anche il papa a riunire un concilio nel Laterano, per mettere mano alla riforma cattolica. Nello stesso tempo lavorava ai suoi poderosi commenti sulla Summa di S. Tommaso e prendeva viva parte al movimento scientifico dei tempi di Giulio II e Leone X.
Nella famosa elezione fatta da Leone X, il 10 luglio 1517, di 31 cardinali, fu incluso il C., che, già celebre per sapere teologico e per tendenze riformatrici, acquistò subito grande preponderanza nel sacro collegio. Mandato legato in Germania il 28 aprile 1518 per organizzare la crociata, si trovò di fronte a due gravissimi problemi: Lutero, e la successione dell'Impero. Il C. trattò Lutero con estrema benevolenza, ma senza riuscire a nulla, e per la successione all'Impero riusci a far eleggere Carlo V (28 giugno 1519).
Ritornato a Roma nel settembre, cercò di appartarsi, disapprovando lo spirito mondano che predominava in curia; ma gli affari luterani chiedevano il suo intervento per consiglio. Già nel 1518 era stato eletto arcivescovo di Palermo, ma avendovi rinunziato senza prendervi possesso, nel 1519 (mentre era ancora in Germania) fu eletto vescovo di Gaeta: tuttavia, salvo breve tempo, continuò a risiedere in Roma. Alla morte di Leone X caldeggiò l'elezione di Adriano VI, e da questo fu inviato legato in Ungheria, Polonia e Germania, per organizzare la resistenza contro i Turchi (1523-24). Sotto il pontificato di Clemente VII visse appartato, tra lo studio e le opere di pietà. Morì a Roma il 9 agosto 1534 e fu sepolto alla Minerva.
Opere e dottrina. - Avendo il De V. datato i suoi scritti, è facile seguirne il pensiero nel suo sviluppo. Tutta la sua intensa produzione scientifica si può dividere in tre classi: filosofiche, frutto dell'insegnamento a Padova, Pavia, Milano, Roma (1493-1507); teologiche, scritte durante il generalato dell'ordine e nel periodo delle sue legazioni (1507-1524); esegetiche, dal 1521 sino alla morte (catalogo completo del Mandonnet, in Dictionnaire de théologie catholique, II, 11, coll. 1313-1329). Leone XIII volle che l'edizione leoniana di S. Tommaso fosse arrícchita con i commentarî del De Vio. Il De V., trovandosi in un periodo di profonde mutazioni rivolse la sua attività a combattere le nuove idee, adattando tuttavia l'antica dottrina alle nuove esigenze critiche e letterarie. In teologia, pur seguendo S. Tommaso, la sua personalità si rivela netta in varî punti dei suoi scritti; in filosofia combatte l'averroismo, e nell'interpretare la Scrittura adotta il senso letterale per portarsi sullo stesso terreno dei luterani: sistema che incontrò aspre critiche nel campo cattolico e anche fra i suoi confratelli, come Bartolomeo Spina, Melchior Cano e specialmente Ambrogio Catarino.
Scrisse anche di economia; tra gli iscritti in tale materia sono soprattutto notevoli: De monte pietatis (Pavia 1498, ed. Venezia 1596), De cambiis (Milano 1499), De usura (ivi 1500).
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