DE AMICIS, Tommaso
Nacque in Alfedena (L'Aquila) il 18 ott. 1838, da Giuseppe ed Elena Di Loreto, primo di numerosi fratelli, tra i quali si distinse Mansueto che fu deputato e senatore. Allievo del Collegio medico di Napoli negli ultimi anni del Regno borbonico, il suo nome è ricordato dallo storico R. De Cesare tra quelli degli studenti che furono protagonisti della nota rivolta contro il rettore Caruso.
Conseguita la laurea in medicina nel 1862, il D. si dedicò subito agli studi prediletti di dermatologia e sifilografia: fu nominato nel 1863 assistente del sifilocoMio femminile di Napoli, quindi, nel 1866 e nel 1867, medico ordinario del sifilocomio di Lecce e di quello di Napoli. Quest'ultimo titolo gli venne poi definitivamente confermato con decreto ministeriale nel 1872.
Le discipline dermatologiche e sifilografiche erano in quegli anni in una fase di ampia e rapida evoluzione. Per estendere e perfezionare le sue conoscenze specialistiche il D., frequentò le cliniche di Parigi, di Berlino e, soprattutto, di Vienna, dove insegnava Ferdinand von Hebra, il celebre fondatore della moderna dermatologia austriaca. Maturò così un ricco bagaglio di conoscenze e di esperienze che, tornato in patria, poté applicare al suo lavoro. A Napoli si affiancò a V. Tanturri, allora primario del sifilicomio, di cui fu allievo prediletto e stretto collaboratore per molti anni. Quando nella facoltà medica dell'università napoletana si istituì la cattedra di dermatologia e sifilografia, nel 1868, il Tanturri lo chiamò accanto a sé come aiuto. Il D. si avviò così alla carriera universitaria: nel 1869, con decreto ministeriale, gli fu conferito il titolo di coadiutore presso la clinica delle malattie sifilitiche e cutanee per un biennio, titolo che gli fu confermato nel '71 e, sotto la guida del Tanturri, conseguì la libera docenza nella disciplina. In quegli anni diresse anche il reparto dermosifilopatico dell'ospedale degli Incurabili. Ebbe così la possibilità di frequentare gli ambienti più adatti e stimolanti per proseguire i suoi studi e la sua formazione e per completare una vasta esperienza pratica, onde in breve acquisi una buona fama come clinico e docente. Professore privato con effetti legali dal 1876, nel 1878, in seguito a pubblico concorso, ottenne la nomina a professore straordinario nell'università di Catania, ma rinunciò a quella sede per non lasciare Napoli. Negli anni 1880-1881, essendo il Tanturri costretto al riposo da un'infermità, il D. ebbe l'incarico ufficiale dell'insegnamento di dermosifilopatologia nella facoltà medica napoletana e della direzione della clinica. Aveva ormai raggiunto una solida reputazione scientifica e quando la cattedra venne messa a concorso egli risultò vincitore; nel novembre 1882 fu nominato professore ordinario alla cattedra di dermopatologia e sifilopatologia e direttore della clinica sifilitica e dermopatica, che trasformò in Istituto dermosifilopatico. Nell'ateneo napoletano insegnò per circa quarant'anni, dando vita a una scuola assai rinomata alla quale si formarono eccellenti allievi, tra cui R. Rummo e G. Verrotti.
Il D. visse in un interessante periodo scientifico, che viene talvolta definito di passaggio, e seppe approfittare degli stimoli del rinnovamento in atto; nella costruzione teorica e nell'impostazione pratica della sua disciplina, mostrò di apprezzare le indagini complementari e le funzioni di controllo delle nuove tecniche di laboratorio, pur privilegiando in assoluto il metodo clinico affermatosi in quella scuola medica napoletana che si confrontava in quegli anni con i modelli del naturalismo moderno di S. Tommasi e dei positivismo nella medicina di A. Cantani. L'influenza, che questi maestri e la generale atmosfera dell'ateneo napoletano certamente esercitarono sul D., è espressa nel suo indirizzo clinico, rifuggente da ogni concezione ipotetica e volto esclusivamente alla diagnosi e alla terapia del singolo caso. La sua attività scientifica è testimoniata da una numerosa serie di pubblicazioni su diversi argomenti di sifilografia e di dermatologia. Nel primo campo usò l'ampia casistica della sua pratica clinica per studiare diversi problemi, quali le discendenze degli eredosifilitici e la dimostrazione della gravità delle tare specifiche ereditarie. Pubblicò a questo scopo estese casistiche e storie cliniche ragionate (Casistica clinica. Sifilide costituzionale, in Annali clinici dello Ospedale Incurabili, n.s., V [1880], pp. 41-58). Compì ricerche sulle fonti di contagio e fornì la dimostrazione clinica dell'impossibilità della trasmissione della sifilide con l'allattamento, occupandosi inoltre del vasto capitolo della profilassi.
A questo proposito occorre ricordare che egli esercitò la sua attività nell'epoca in cui maggiormente si sentiva la rilevanza sociale della patologia della sifilide, per la grande diffusione della malattia e per le sue gravi ripercussioni igienico-sanitarie. La clinica dermosifilopatica concorse a sviluppare una sensibilità collettiva e ad accelerare le tappe di una politica sanitaria intesa quale impegno congiunto della scienza e dello Stato per la salute pubblica. Il D. diede, in questa linea, validi contributi alla, lotta antivenerea, aderendo alla Lega contro la sifilide e diffondendo i voti espressi dalla Conferenza internazionale di Bruxelles del 1889. 1 suoi interessi per la venereologia si mantennero sempre vivi e sono testimoniati da numerosi lavori; si occupò, tra l'altro, dello. terapia dei condilomi acuminati, proponendo l'uso dell'acido fenico che fu ampiamente adottato (Dei condilomi acuminati o vegetazione in rapporto alla sifilide e loro trattamento con l'acido fenico, Napoli 1882).
In campo dermatologico diede contributi importanti sulla sarcomatosi cutanea, sui cheloidi spontanei, sulla micosi fungoide che indagò negli aspetti clinici e in quelli anatomopatologici (Contribuzione clinica ed anatomo-patologica allo studio del dermolinfoadenoma (micosifungoide di Alibert), in Morgagni, XXIV [1882], pp. 655-676). La rassegna dei suoi lavori, nella varietà di interessi e di temi di ricerca, e al di là dell'aspetto frammentario e del valore non omogeneo dei singoli contributi, conferma l'impostazione essenzialmente anatomoclinica e l'ampio impegno scientifico del De Amicis. Queste caratteristiche diedero insostituibili vantaggi all'orientamento della sua scuola e concorsero ad accreditare la sua immagine di uno tra i più rinomati maestri di dermatologia del suo tempo. Nella ricerca egli sosteneva la necessità di attendere allo studio minuzioso, fino ai "minimi particolari", poiché l'obiettivo principale della clinica era quello dà non procedere con dottrine aprioristiche, ma di studiare gli elementi occorrenti al processo di induzione scientifica; occorreva coordinare i particolari osservati, secondo i rapporti di causalità, e riguardarli con l'aiuto dell'empirismo clinico e delle altre scienze sperimentali. Il suo orientamento nella disciplina e nella didattica è parzialmente riassunto in Il passato, il presente e l'avvenire della dermatologia. Prelezioni, Napoli 1881, e nelle Poche parole di chiusura al corso universitario di sifilografia e dermatologia nell'anno scolastico 1881-1882, in Morgagni, XXIV (1882), pp. 417-24.
Il D. fu tra i fondatori della Società italiana di dermatologia e ne fu anche presidente. La sua lunga e onorata carriera scientifica lo portò, nel 1912, a presiedere il Congresso intemazionale di dermatologia e sifilografia che si tenne in Roma; in quell'occasione venne istituito un premio biennale per l'incremento delle discipline dermosifilografiche, intitolato al suo nome. Il 26 genn. 1910 venne nominato senatore del Regno, per la XXI categoria (censo) e convalidato il 5 marzo dello stesso anno. Non fu assiduo frequentatore dei lavori del Senato, ai quali preferì sempre i suoi impegni di clinico e docente.
Nel 1919, nonostante una legge speciale gli permettesse di continuare l'insegnamento oltre il settantacinquesimo anno di età, si ritirò volontariamente dalla cattedra e fu nominato professore emerito. Nella clinica gli successe R. Stanziale. Socio ordinario della R. Accademia medicochirurgica di Napoli, membro onorario delle società dermatologiche e sifilografiche di Parigi, di Londra, di Vienna, di Berlino, di Pietrogrado, di Buenos Ayres, di Mosca e di Washington, fu' presidente dei Comitato per la profilassi sanitaria e morale delle malattie veneree e direttore del comparto speciale dermosifilopatico dell'ospedale della Pace. Trascorse gli ultimi anni di vita dedicandosi ancora ai suoi interessi clinici e di studio.
Morì in Napoli il 9 ag. 1924.
Bibl.: Necrologi in Policlinico, sez. pratica, XXX (1924), p. 1156; in Giorn. ital. delle malattie veneree e della pelle, LIX (1924), pp. 1736 ss.; in Ann. d. R. Univ. di Napoli, 1924-25, pp. 197-200; G. Verrotti, T. D. Discorso commem. pronunziato nella sede dell'Associazione abbruzzese molisana il 21 dic. 1924, Napoli 1925; F. Bazzi, T. D. (1838-1924), in Castalia, XVIII (1962), pp. 78 s.; R.De Cesare, La fine di un regno, Milano 1969, p. 530; Biograph. Lex. der hervorra genden Arzte..., p. 114; I. Fischer, Biograph. Lexikon der hervorragenden Arzte... [1880-1930], I, p. 28.