TOMMASO da Tolentino, santo
TOMMASO da Tolentino, santo. – La data di nascita non è nota, ma è da porre probabilmente intorno alla metà degli anni Quaranta del XIII secolo. Non si possiedono dati biografici certi prima della metà degli anni Settanta e non è nota neanche la data della sua entrata nell’Ordine dei minori.
Secondo una tradizione erudita settecentesca riferibile al frate osservante Antonmaria Marini e ripresa da Candido Mariotti (Breve istoria..., 1894), Tommaso appartenne alla nobile famiglia tolentina dei Capeccioni e acquisì una formazione iniziale nel convento cittadino dei frati minori per poi entrare nell’Ordine nel 1263, in occasione del capitolo generale di Pisa (p. 17). Avrebbe poi studiato a Perugia e a Padova, conseguendo il dottorato in teologia sotto il magistero di un allievo di Antonio di Padova, frate Luca Belludi, per poi rientrare nella provincia della Marca Anconitana come predicatore.
Alla metà degli anni Settanta, dopo la promulgazione della lettera Voluntarie paupertati di Gregorio X che concedeva ai frati la possibilità di alienare e scambiare i beni dell’Ordine (1274), Tommaso si schierò con altri fratres marchigiani (Pietro da Macerata e un certo frate Trasmondo) per un’osservanza rigorosa della povertà minoritica; inquisito, fu con tali confratelli rinchiuso in alcuni eremi. Si aprì una dialettica con le gerarchie dell’Ordine e nel 1276 fra Pietro da Macerata e forse Tommaso accettarono un compromesso. Dopo il capitolo provinciale del 1279-80, tuttavia, fu ancora una volta imprigionato, con lo stesso Pietro da Macerata e Angelo Clareno e restò in carcere per dieci anni, sino alla liberazione concessa da parte del generale Raimondo Gaufridi (1289-90).
Quanto sopra, così come gli eventi che seguirono, sono documentati dalla testimonianza (evidentemente ‘di parte’) di Angelo Clareno (ep. 49; Liber Chronicarum..., a cura di G. Boccali, 1998, quinta tribolazione).
Tommaso fu allora inviato in missione insieme ad Angelo da Tolentino, Angelo Clareno, Marco da Montelupone e Pietro da Macerata nel regno armeno di Cilicia (nella Turchia meridionale) rispondendo a un’esplicita richiesta del re Aitone II. Ivi i frati si distinsero per esemplarità di vita, sì che alla fine del 1291 Tommaso da Tolentino fu inviato in Occidente (con Marco da Montelupone e tale Gaufridus Comittissae) a richiedere aiuti per il regno di Armenia, premuto dai Mamelucchi. Niccolò IV sollecitò la predicazione di una crociata, e consegnò ai due fratres due commendatizie per Filippo il Bello ed Edoardo I (23 gennaio 1292; L. Wadding, Annales Minorum seu trium Ordinum a S. Francisco institutorum, Lugduni 1625-1654, Editio tertia a cura di G.M. Fonseca, V, (1276-1300), Ad Claras Aquas 1931, pp. 328 s.; è nota solo la Pia mater Ecclesia indirizzata al re di Francia).
Nel capitolo generale di Parigi (Pentecoste del 1292) Tommaso e il suo compagno furono gratificati dalle lodi degli emissari del re di Francia, nonché da una lettera del re d’Armenia (che scrisse anche a Edoardo I definendoli «viri religiosi et discreti» (G. Golubovich, Biblioteca bio-bibliografica..., II, 1913, p. 471).
Nel 1294 (secondo una interpretazione recente del racconto del Liber Chronicarum di Angelo Clareno: Sancricca, 2015, p.11) Tommaso sarebbe entrato tra i pauperes eremitae domini Celestini, la nuova compagine religiosa fondata da Celestino V nel 1294 i cui frati avrebbero dovuto osservare quanto scritto nella regola, nel testamento e negli altri scritti di Francesco d’Assisi. In seguito all’abdicazione del papa i pauperes si divisero in due gruppi: Tommaso probabilmente restò in Italia insieme a Corrado da Offida, Pietro da Montecchio, Giacomo da Monte e a un certo frate Taddeo, mentre un secondo gruppo, fra cui figuravano Angelo Clareno e frate Liberato (Pietro da Macerata), si rifugiò in Grecia. Sempre secondo la ricostruzione di Arnaldo Sancricca, nel 1295, in occasione dell’emanazione della Olim Caelestinus da parte di Bonifacio VIII, in cui si annullavano tutte le decisioni adottate dal predecessore, i frati del primo gruppo dovettero rientrare nell’Ordine minoritico (p. 12). Tra la fine del 1300 e l’inizio del 1301 Tommaso da Tolentino avrebbe fatto parte del gruppo di mediatori che, per sollecitazione di Corrado da Offida, tentò un compromesso con il gruppo intransigente di Angelo Clareno, Liberato e compagni che, in aspro conflitto con i frati dell’Acaia, erano stati scomunicati dal patriarca di Costantinopoli.
Recatosi in Grecia (a Tebe e Negroponte), Tommaso con i suoi soci raggiunse i Pauperes eremitae rifugiati in Tessaglia e vi rimase per sei mesi. Della delegazione faceva parte frate Giacomo, designato vicarius in partibus orientis del nuovo ministro generale Giovanni da Morrovalle, che prosciolse dalla scomunica i pauperes eremitae e propose di aggregarli alle missioni in Oriente, prospettando, secondo Sancricca, un rientro nell’Ordine (p. 19). Il tentativo di pacificazione, tuttavia, fallì.
Per il ventennio successivo, si hanno solo due testimonianze su Tommaso (ed è solo un’ipotesi che tra il 1301 e il 1307 sia rimasto in missione tra Grecia e Medio Oriente). Nel giugno-luglio del 1307 Tommaso consegnò a Clemente V, che si trovava in Guascogna, le ultime due lettere del confratello missionario Giovanni da Montecorvino, concernenti la situazione della missione in Cina; a seguito di esse il papa inviò sette nuovi vescovi in Oriente. Nel 1320 (ed è ancora una mera ipotesi che Tommaso abbia fatto parte dei chierici inviati in Cina con i suddetti vescovi: Acta Sanctorum Aprilis, 1866, I, p. 52b; Mariotti, 1894, p. 102) ricompare a Hormuz dove era giunto da Tabriz, in Persia, insieme ai confratelli Giacomo da Padova, Pietro da Siena, Demetrio da Tbilisi e al domenicano Jourdain Catalani de Sévérac. Imbarcatosi per l’India meridionale (la meta era Quilon), Tommaso con i compagni fu invece condotto a Thane, sulla costa centro-occidentale dell’India, dove con i confratelli francescani fu più volte invitato dal malik, il governatore della città, e dal cadì, l’autorità giudiziaria, a illustrare la propria fede.
Almeno nelle discussioni con il cadì, Tommaso avrebbe avuto un ruolo eminente nel sostenere il contraddittorio, dimostrando la natura divina di Cristo e definendo (su specifica e cruciale domanda) il profeta Maometto come un nemico di Dio, certamente relegato nell’inferno come tutti i suoi correligionari. I successivi eventi, noti sulla base delle relationes sul martirio, seguono prevedibili schemi: prime forme di costrizione fisica (esposizione al sole) senza effetti, nuovo interrogatorio, condanna al rogo alla quale fu destinato il più giovane, frate Giacomo, risparmiando l’anziano (quasi ottantenne) Tommaso; infine liberazione da parte del malik, che suggerì ai frati di allontanarsi. Il cadì, tuttavia, fece catturare e uccidere Tommaso, con Demetrio e Giacomo, il 9 aprile 1321, e l’11 aprile Pietro da Siena.
Questa fase della vita di Tommaso è nota grazie a quattro relazioni sul martirio dei quattro frati scritte tra lo stesso 1321 e il 1323 (le prime due: G. Golubovich, Biblioteca bio-bibliografica..., cit., II, pp. 69-70; la terza: Chronica XXIV generalium, 1897, pp. 609 s.; la quarta: ibid., pp. 598 s., 601-608) dal domenicano Jourdain de Séverac. La prima fu rielaborata, insieme ad altri materiali, a Tabriz dal domenicano Francesco da Pisa con il titolo Series sacri martirii e indirizzata in data 29 maggio 1321 al frate Salone o Salomone, vicario generale dei frati minori dell’Oriente (G. Golubovich, Biblioteca bio-bibliografica..., cit., II, pp. 70 s.; in data analoga inviò un testo simile, allo stesso vicario generale, anche frate Bartolomeo, custode di Tabriz: ibid., pp. 110-112). Un’ulteriore relazione fu scritta da Oderico da Pordenone dopo il 1323 (Sinica franciscana, pp. 413-495). Né mancarono altri testi, prodotti pure a Tabriz, che confluirono nel racconto della Passio scritta dall’autore della Chronica XXIV generalium e apposta in appendice alla stessa (pp. 597-613).
Tommaso fu seppellito insieme ai confratelli da frate Jourdain in data imprecisata (mentre il corpo di Pietro da Siena non fu mai trovato). Le reliquie furono traslate nel 1326 da Oderico da Pordenone in uno dei due conventi francescani di Quanzhou in Cina; la testa di Tommaso in circostanze non note fu poi trasferita a Tolentino.
Fu beatificato nel 1894 da papa Leone XIII.
Fonti e Bibl.: Marco da Lisbona, Chronicas da Ordem dos frades menores e das outras ordés segunda e terceira, Lisboa 1562 (rist. anast. Porto 2001), parte 2, Libro Septimo, capp. XXXV-XLII, cc. 194r-197r; Bullarium Franciscanum, IV, Romae 1768, n. CXCII, p. 315; Acta Sanctorum Aprilis, I, Parisiis-Romae 1866, pp. 51-56; C. Mariotti, Breve istoria del B. Tommaso da Tolentino martire dell’Ordine dei Minori e de’ suoi compagni, Roma 1894; Chronica XXIV generalium Ordinis Minorum, Analecta Franciscana, III, Ad Claras Aquas 1897, pp. 474-476, 597-613; L’Aureola serafica. Vite dei santi e beati dei tre ordini di s. Francesco, II, Ad Claras Aquas 1898, pp. 25-29; Bartolomeo da Pisa, De conformitate vitae beati Francisci ad vitam Domini Iesu, Analecta franciscana, IV, Ad Claras Aquas 1906, pp. 332 s. (fructus VIII, pars secunda); H. Cordier et alii, Cathay and the way thither, II, Odoric of Pordenone, London 1913, pp. 117-132, 284-294; G. Golubovich, Biblioteca bio-bibliografica della Terra Santa e dell’Oriente francescano, II, Firenze 1913, pp. 69-71, 110-113, 471, III, Firenze 1919, pp. 211-213; L.-M. Zalesky, The martyrs of India, Mangalore 1913, pp. 12-31; M. Bihl, De duabus epistolis fratrum Minorum Tartariae Aquilonaris an. 1323, in Archivum Franciscanum Historicum, XVI (1923), pp. 89-103; Odorico da Pordenone, Itinerarium (Relatio), in Sinica franciscana, I, Itinera et relationes fratrum minorum saeculi XIII et XIV, a cura di A. van den Wyngaert, Firenze 1929, pp. 413-495; C. Othmer, Das Martyrium von vier Franziskanern zu Tana in Indien am 9. und 12. April 1321, in Franziskanische Studien, XVI (1929), pp. 72-80; Angeli Clareni Opera, I, Epistole, a cura di L. Von Auw, Roma 1980, pp. 68-81 (ep. 14, XIV), 236-253 (ep. 49, LIII); Liber Chronicarum sive Tribulationum Ordinis Minorum di frate Angelo Clareno, a cura di G. Boccali, Perugia 1998, pp. 528-539, 544-563, 572-595.
L. Wadding, Annales Minorum seu trium Ordinum a S. Francisco institutorum, Lugduni 1625-1654, Editio tertia a cura di G.M. Fonseca, Ad Claras Aquas 1931, IV (1256-1275), pp. 472 s., V (1276-1300), pp. 235 s., 263 s., 328, VI (1301-1322), pp. 13 s., 103-105, 399-406; O. van der Vat, Die Anfänge der Franziskanermissionen und ihre Weiterentwicklung im nahen Orient und in den mohammedanischen Ländern während des 13. Jahrhunderts, Werl in Westfalia 1934, pp. 119-123, 152; C. Schmitt, T. da T., martire, beato, in Enciclopedia Cattolica, XII, Città del Vaticano 1954, pp. 251 s.; A. Ghinato, La prova del fuoco. Il martirio del B. T. da T. e compagni (Tana, 1321) secondo le fonti originali, Roma 1962; Paulo da Trinidade, Conquista espiritual do Oriente, a cura di F. Lopes, Lisboa 1962, I parte, pp. 72 s.; II parte, pp. 171-175; E. Casadidio, Il B. T. da T. e il suo martirio a Bombay nel 1321, Tolentino 1964; A. Matanić, T. da T. e III compagni, beati, martiri in India, in Bibliotheca Sanctorum, XII, Roma 1969, coll. 587-589; Gratien de Paris, Histoire de la fondation et de l’évolution de l’ordre des frères Mineurs au XIIIe siècle, Roma 1982, pp. 378-392, 419-424; Sacra Rituum Congregatio, Tolentina. Concessionis et approbationis officii et missae in honorem Thomae a Tolentino martyris Ordinis Minorum sancti Francisci nec non Elogü Martyrologio Ordinis inscribendi, Roma 1984; A. Gattucci, Marco da Montelupone, in Dizionario biografico degli Italiani, LXIX, Roma 2007, pp. 750 s.; P. Aranha, I martiri di Thāne (9-11 aprile 1321), in L’arte di Francesco. Capolavori d’arte italiana e terre d’Asia dal XIII al XV secolo, a cura di A. Tartuferi - F. D’Arelli, Milano 2015; A. Marini, Pietro da Siena, santo, in Dizionario biografico degli Italiani, LXXXIII, Roma 2015, pp. 552-554; A. Sancricca, I «fratres» di Angelo Clareno. Da poveri eremiti di papa Celestino a frati Minori della provincia di s. Girolamo «de Urbe» attraverso la genesi del Terz’ordine Regolare di s. Francesco in Italia, Macerata 2015, pp. 7-20, 59-62, 130, 410.