TOMMASO da Celano
TOMMASO da Celano. – Nacque a Celano (in Abruzzo) in data incerta, ma da collocare presumibilmente nel terzo quarto del XII secolo.
Nulla sappiamo della sua formazione, forse maturata fuori dalla città di origine: dovette comunque essere di buon livello come si può evincere dal tenore culturale dei suoi scritti.
Per la possibilità che ebbe di compiere quegli studi è ipotizzabile che Tommaso provenisse da una famiglia di rango. Nessuna prova storica, tuttavia, può essere addotta finora per giustificare con certezza la sua appartenenza ai conti di Celano.
Il primo dato certo della sua vita riguarda l’entrata nell’Ordine dei frati minori nel 1215. È lui stesso ad affermarlo nella prima delle sue opere, la Vita beati Francisci, quando si colloca tra alcuni «litterati viri et quidam nobiles» che furono accolti alla Porziuncola da Francesco d’Assisi (in Fontes Franciscani, a cura di E. Menestò et al., 1995, p. 43). Nel 1221 partì insieme a Giordano da Giano, Giovanni da Pian del Carpine e altri frati in occasione delle seconde missioni dei frati minori nelle terre germaniche guidate da Cesario da Spira, ministro della neonata Provincia teutonica. In quell’occasione a Tommaso furono conferiti incarichi di notevole responsabilità: fu nominato dapprima custode dei conventi di Magonza, Worms, Colonia e Spira e due anni dopo, in seguito al rientro in Italia di Cesario, suo vicario per l’intera provincia. Non siamo in grado di affermare con certezza per quanto tempo Tommaso restò in Germania, ma è assai plausibile che nel 1228 fosse ad Assisi ove assistette alla cerimonia di canonizzazione di Francesco d’Assisi, morto due anni prima: l’ampia e particolareggiata descrizione del processo nella Vita beati Francisci, rara a trovarsi all’interno del genere agiografico, potrebbe spingere a considerare Tommaso, infatti, un testimone oculare degli eventi. Nel 1230 il Celanese si trovava certamente in Italia dove consegnò alcune reliquie di Francesco – capelli e parti dell’abito – al frate missionario e poi cronista Giordano da Giano che le aveva richieste per portarle in Germania. Il ruolo di Tommaso in quell’occasione potrebbe essere un indizio dell’importanza che egli continuava a esercitare con i suoi confratelli in Germania anche dopo il suo rientro in Italia e la redazione della Vita beati Francisci.
La consegna delle reliquie è l’ultimo vero e proprio rilievo biografico sicuro, che non sia legato alla redazione delle sue opere, seppure sempre collegabile con la costruzione del culto di Francesco d’Assisi. I suoi scritti, su cui necessariamente si deve basare la ricostruzione della seconda parte della sua vita, sono stati oggetto di un vivacissimo dibattito storiografico (tutt’ora in corso) legato a questioni di attribuzioni e datazioni.
Sembra ormai certo che nel 1229 Tommaso portò a compimento la Vita beati Francisci (chiamata a lungo dalla storiografia Vita prima), ossia la prima agiografia dedicata alla figura di Francesco d’Assisi, commissionata da papa Gregorio IX e da lui approvata ufficialmente – almeno secondo una nota aggiunta alla fine della Vita nel manoscritto Parigi, Bibliothèque nationale de France, Lat. 3817 – nel febbraio di quell’anno. La commissione della Vita beati Francisci è una testimonianza dei buoni rapporti che probabilmente Tommaso ebbe in Curia come membro della gerarchia dell’Ordine in sintonia con l’entourage di Gregorio e un riconoscimento sia della sua elevata cultura letteraria – di cui si ha testimonianza nell’uso sapiente del cursus – sia della capacità, data dalla doppia esperienza italiana e internazionale, di mediare tra le idee, gli umori e gli schieramenti dei frati della Porziuncola e le necessità culturali e istituzionali di un Ordine ormai diffuso in tutta Europa. Incaricato di essere il primo agiografo di Francesco d’Assisi, Tommaso ebbe il compito di definire l’immagine del santo come modello per l’Ordine e per l’intera societas christiana.
Secondo il Celanese Francesco e l’Ordine minoritico hanno una nuova e risolutiva missione provvidenziale all’interno della storia della salvezza che si fonda, da una parte, sulla specifica interpretazione del cristianesimo di Francesco imperniata sulla minoritas, intesa come umile sottomissione alla volontà divina e alle gerarchie degli uomini, dall’altra, sul riconoscimento di Francesco come santo privilegiato dalla volontà divina attraverso il dono delle stigmate.
La Vita beati Francisci è divisa, secondo le indicazioni fornite dallo stesso Tommaso nel Prologo, in tre parti. Nella prima il Celanese segue cronologicamente la vita di Francesco dalla nascita fino al 1224, nella seconda si concentra sul racconto degli ultimi due anni di vita dell’Assisiate e nella terza narra la sua canonizzazione del 1228 e stila una lista di miracoli.
Sebbene ritenuto per molto tempo dalla storiografia otto-novecentesca un intellettuale di Curia completamente allineato sulle posizioni di papa Gregorio IX, gli studi più recenti rilevano che Tommaso riuscì a ritagliarsi una sua indipendenza, sia non tacendo alcune asperità del rapporto tra l’Assisiate e il cardinale protettore dell’Ordine Ugo da Ostia – che poi diventerà papa con il nome di Gregorio IX nel 1227 –, sia sottolineando alcune critiche per il recente sviluppo dell’Ordine non corrispondente, a suo avviso, alla volontà di Francesco d’Assisi.
A causa della sua lunghezza e complessità si sentì ben presto l’esigenza di compendiare la Vita beati Francisci. L’esito di questo lavoro, databile secondo gli studi più recenti agli anni del generalato di Elia da Cortona che ne fu il committente (1232-39), fu la Vita beati patris nostri Francisci (nota anche come Vita brevior), recentemente scoperta nel manoscritto Paris, Bibliothèque nationale de France, Nouv. acq. lat., 3245, e attribuita al medesimo Tommaso da Celano.
Se la Vita beati Francisci aveva lo statuto di Legenda ufficiale di Francesco e per questo era rivolta all’interno orbe cristiano, il suo compendio era probabilmente pensato esclusivamente per un uso interno all’Ordine. La Vita beati patris nostri Francisci non fu, tuttavia, un semplice riassunto della prima vita. Alcuni fatti accaduti dopo la redazione della Vita beati Francisci, alcuni nuovi miracoli, e persino alcune nuove informazioni sulla vita di Francesco vennero aggiunti nella nuova opera agiografica.
Attorno al 1230 fu scritta la Legenda ad usum chori, sorta di abbreviatio liturgica della Vita beati patris nostri Francisci, tradizionalmente attribuita a Tommaso, ma, forse – come propongono recenti studi – opera di Giuliano da Spira.
Negli anni Quaranta, Tommaso ebbe ancora un ruolo importante nella costruzione agiografica di Francesco, nel nuovo contesto di un ordine minoritico egemonizzato ormai da frati colti, clericalizzati, orientati a superare la fase del ‘movimento’ agendo in direzione di una maggiore istituzionalizzazione. Crescenzio da Iesi, il nuovo generale, lo incaricò di sintetizzare un ampio materiale, raccolto a partire dal 1244 al fine di evitare una pluralità e dispersione di memorie su Francesco che continuavano a essere prodotte. Nel 1247 Tommaso diede alla luce, così, il Memoriale in desiderio animae de gestis et verbis sanctissimi Patris nostri.
L’opera (denominata a lungo dalla storiografia come Vita secunda) aveva il fine di presentare Francesco come specchio delle virtù. L’agiografo organizzò l’opera attraverso un’esposizione delle virtù e i doni divini di Francesco racchiusi da due insiemi di capitoli più propriamente biografici che narrano gli inizi e la fine della sua vita. Come sottolinea la recente storiografia, la struttura dell’opera testimonierebbe che il Memoriale non avrebbe dovuto sostituire le vite precedenti, ma servire da complemento delle precedenti ricostruzioni.
Come propongono studi recenti tra il 1250 e il 1253 Tommaso probabilmente ne redasse una seconda versione (ms. AB. 23 dell’Archivio generale dei Cappuccini databile intorno al 1300), priva delle punte critiche più aspre indirizzate alle ‘deviazioni’ dall’osservanza della regola perpetrate dai frati della nuova generazione e integrata (ma le opinioni al riguardo sono difformi) da una sezione di miracoli, il Tractatus de miraculis.
Secondo la testimonianza cinquecentesca della clarissa Battista Alfani – che la recente critica, seppure non tutta concorde, propende per ritenere attendibile – l’infaticabile Tommaso, vero agiografo ufficiale della compagine minoritica, avrebbe redatto poi anche la Legenda sanctae Clarae virginis, ossia la prima agiografia di Chiara d’Assisi, canonizzata il 15 agosto 1255, per incarico di Alessandro IV.
La struttura dell’opera consta di una prima parte dedicata al racconto biografico seguita da una seconda sezione dedicata ai miracoli. Si raccontano le tappe salienti della giovinezza di Chiara, la sua conversione, il rapporto con Francesco e la vita a S. Damiano caratterizzata da una scelta di assoluta povertà, preghiera, devozione verso l’eucaristia e formazione religiosa delle sorelle.
Al Celanese, infine, sono attribuiti dalla tradizione anche alcuni inni liturgici tra cui le sequenze Sanctitatis nova signa, imperniata sulle stigmate, la Fregit victor, in onore della Vergine e il noto Dies irae che evoca il giudizio universale e l’avvento finale del Cristo.
Tommaso morì probabilmente nel monastero abruzzese di S. Giovanni di Val di Varri, dove forse prestava assistenza spirituale alle clarisse del luogo. La tradizione indica come data di morte, con un’associazione emblematica a quella di Francesco d’Assisi, il 4 ottobre 1260.
Il suo corpo rimase nel monastero suddetto fino al 1516 quando i frati minori conventuali di Tagliacozzo, a testimonianza dello sviluppo di una forma di culto non registrato in precedenza dalla memoria minoritica dell’Ordine, lo sottrassero per traslarlo nella chiesa di S. Francesco di quella città, dove attualmente riposa.
Opere. Tra le innumerevoli edizioni e traduzioni comparse nel corso del XX e XXI secolo si riportano almeno le più recenti in uso: Fontes Franciscani, a cura di E. Menestò et alii, Assisi 1995, che riprendono Legendae S. Francisci Assisiensis saeculis XIII et XIV conscriptae =Analecta Franciscana, X, Ad Claras Aquas 1926-1941, ed. di riferimento della Vita beati Francisci (pp. 1-117), della Legendam ad usum chori (pp. 119-126), del Tractatus de miraculis (pp. 269-331), delle sequenze Sanctitatis nova signa e Fregit victor (pp. 402-404); Legenda Latina sanctae Clarae virginis Assisiensis, Introduzione, testo restaurato, note e indici a cura di F. Boccali, trad. it. a fronte di M. Bigaroni, Assisi 2001, pp. 86-237 (Legenda sanctae Clarae virginis); Thomas de Celano, Memoriale. Editio critico-synoptica duarum redactionum ad fidem codicum manuscriptorum, a cura di F. Accrocca - A. Horowski, Roma 2011 (Memoriale in desiderio animae); One Hundred Latin Hymns. Ambrose to Aquinas, ed. e trad. a cura di P.G. Walsh - C. Husch, Cambridge-London 2012, pp. 346-351 (Dies irae); Legenda liturgica Chiganensis, in Franciscus liturgicus. Editio fontium latinorum, a cura di F. Sedda, Padova 2015, pp. 97-123 (versione liturgica della Legenda ad usum chori, dal ms. Chicago, Newburry Library, 24); J. Dalarun, Thome Celanensis Vita beati patris nostri Francisci (Vita brevior). Présentation et édition critique, in Analecta Bollandiana, 2015, vol. 133, pp. 23-86 (Vita beati patris nostri Francisci o Vita brevior).
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