TOMMASO da Bergamo
TOMMASO da Bergamo (da Olera). – Nacque a Olera, presso Bergamo, nel 1563 da Pietro e da Margherita Acerbis de Viani, discendenti da un’antica famiglia ormai decaduta.
Visse facendo il pastore fino al suo ingresso, il 12 settembre 1580, come semplice fratello laico, tra i cappuccini di Verona che eccezionalmente gli permisero di imparare a leggere e a scrivere nel triennio di formazione, nonostante la proibizione vigente per i fratelli laici, destinati a incarichi molto umili per i quali non venivano richiesti studi. Terminata la formazione nel 1584, rimase a Verona come frate questuante fino al 1605, segnalandosi per l’umiltà, il misticismo, l’intensa preghiera e l’attitudine alle missioni tra il popolo, con la capacità di trasformare le visite alle famiglie per la raccolta della carità in occasioni di apostolato e direzione spirituale.
Trasferito a Vicenza, sempre come questuante, collaborò alla costruzione di un monastero per consacrate cappuccine, molte delle quali formate da lui alla vita contemplativa. Tra il 1613 e il 1617 operò a Rovereto, dove conobbe e indirizzò alla vita religiosa la giovane Bernardina Floriani, che sarebbe divenuta la mistica Giovanna Maria della Croce (1603-1673), cercando pure di far costruire un monastero di clarisse per lei e le sue compagne. Lo stretto rapporto con Floriani gli attirò delle accuse dalle quali, nel 1616 e anche nel 1622, dovette discolparsi a Roma, riuscendovi sempre grazie alla provata fama di buon religioso. Allontanato però da Rovereto, fu portinaio nel convento di S. Croce a Padova e questuante a Conegliano tra il 1618 e la primavera del 1619, quando gli giunse l’obbedienza di trasferirsi a Innsbruck, nella nuova provincia cappuccina del Tirolo settentrionale, scelto, insieme con altri confratelli di fama, dall’arciduca Leopoldo V d’Austria, che riteneva i cappuccini necessari alla difesa del cattolicesimo nelle sue terre.
Per i successivi tredici anni Tommaso svolse un’intensa attività missionaria nei territori asburgici (fu a Vienna tra il 1620 e il 1621, più volte a Salisburgo e in varie località tirolesi), in Baviera (nel 1620 a Monaco) e nel Principato di Trento, alternando a questi viaggi alcuni rientri in Italia e diventando uno dei più popolari predicatori di quelle regioni. Grazie all’aiuto del medico imperiale trentino Ippolito Guarinoni (1571-1654), con il quale strinse una profonda amicizia, fu introdotto a corte, arrivando a frequentare quasi ogni giorno l’arciduca e i suoi familiari; superò velocemente i problemi linguistici e si dedicò insieme all’evangelizzazione dei poveri e dei potenti e alla cura dell’Istituto delle Vergini di Hall, senza trascurare i servizi manuali nel convento. Ebbe fama di taumaturgo, mistico e profeta: previde l’elezione a imperatore di Ferdinando II, la vittoria della Montagna bianca, l’elezione a vescovo di Salisburgo di Paride Lodron, sulla cui attività pastorale esercitò notevole influenza. Ebbe frequenti relazioni con il principe vescovo di Trento Carlo Gaudenzio Madruzzo e con i baroni Fieger di Friedburg, che persuase a combattere il protestantesimo, e, duecento anni prima la proclamazione ufficiale del dogma, fece costruire da Ippolito Guarinoni la prima chiesa dedicata all’Immacolata in terra tedesca, a Volders.
Morì nel convento di Innsbruck, che conserva la sua tomba, il 3 maggio 1631 in fama di santità, alimentata nel tempo dalle testimonianze raccolte da Guarinoni, da padre Epifanio Soderini da Cipro e dall’edizione dei suoi scritti a cura di padre Giovenale della Val di Non (Giovanni Battista Ruffini). Il processo di beatificazione si svolse a Bergamo e Innsbruck solo nel 1967-68. Tommaso Acerbis, la cui spiritualità influì su quella di Innocenzo da Berzo e Giovanni XXIII, è stato beatificato a Bergamo il 21 settembre 2013 dal cardinale Angelo Amato. È in corso la causa di canonizzazione.
Autodidatta, Tommaso da Bergamo ha lasciato una trentina di lettere, due opere ascetiche (la Selva di contemplazione e la Scala di perfezione), un trattato per la conversione degli eretici e altri brevi scritti, testi che ebbero dapprima una circolazione manoscritta e furono poi riuniti da padre Giovenale della Val di Non nel Fuoco d’amore mandato da Christo in terra per essere acceso, overo amorose compositioni di fra Tomaso da Bergamo laico capucino, pubblicato ad Augusta nel 1682 e ristampato a Napoli nel 1683. L’edizione critica di tutte le sue opere, complessa per la mancanza degli originali, è stata portata a termine tra il 2005 e il 2016 (Tommaso da Olera, Scritti, a cura di A. Sana, I, Selva di contemplazione, Brescia 2005, II, Scala di Perfezione, 2010, III, Concetti morali contro gl’eretici, Trattatelli ascetici, 2016).
Il primo testo pubblicato da padre Giovenale è la Selva di contemplazione sopra la vita, passione e morte del Nostro Signor Gesù Cristo, con la Sua Santissima Ascensione, e della Sua santissima Madre Vergine Maria, di cui si possiedono una redazione estesa e una abbreviata. Dedicata a Claudia de’ Medici, moglie di Leopoldo V dal 1626, fu iniziata nel periodo roveretano e consiste in meditazioni su episodi della vita di Cristo e della Madonna, scritte per guidare l’orazione mentale secondo una pratica tipica della spiritualità francescana e cappuccina in particolare. L’opera appartiene al genere letterario delle raccolte, molto diffuso all’epoca, lo stile spesso dialettale del testo rivela le limitate letture dell’autore, che comunque pare conoscere il pensiero di Mattia Bellintani da Salò e di altri noti predicatori cappuccini, compensando i propri limiti letterari con la forza e l’autenticità del suo misticismo. Anche della Scala di perfezione si possiedono due redazioni diverse. L’opera, dedicata a Leopoldo V, risale agli ultimi vent’anni di vita dell’autore e ne descrive la dottrina ascetica. I Concetti morali contro gl’eretici, del 1620, riflettono la pratica predicatoria dell’autore difendendo con immediatezza e semplicità le questioni più dibattute nelle controversie contro i protestanti: la predestinazione, i miracoli, l’autorità del papa, i sacramenti, il culto della Vergine.
Fonti e Bibl.: Lexicon capuccinum, Romae 1951, coll. 1694 s.; G. da Spirano, Fra’ Tommaso da Olera, laico cappuccino (1563-1631), in Miscellanea Adriano Bernareggi..., a cura di L. Cortesi, Bergamo 1958, pp. 631-760; I. de Villapadierna, T. da B., in Dictionnarie de Spiritualité..., XV, Paris 1991, coll. 865-867; F.S. Cuman, L’apporto di fra’ Tommaso da Olera per la difesa della fede e la promozione della pietà popolare nel Tirolo della prima metà del ’600, Roma 1992; G.M. della Croce, Vita, a cura di C. Andreolli - C. Leonardi - D. Leoni, Spoleto 1995, ad ind.; I Cappuccini e la famiglia Lodron nei secoli XVI e XVII, a cura di L. Mocatti - S. Chistè, in Supplemento Civis, XX (2004), XXI (2005), ad indices; I. Guerinoni, Detti e fatti, profezie e segreti del frate cappuccino T. da B., a cura di D. Marrone, Brescia 2007; A. Pighini, Il beato Tommaso da Olera e la sua spiritualità, Brescia 2015.