CONTARINI, Tommaso
Nato a Venezia, il 1° genn. 1542, da Nicolò (1508-1571, fu avogador di Comun, savio di Terraferma, membro del Senato e del Consiglio dei dieci) di Alvise e da Alessandra di Alessandro Zorzi, è il loro secondo figlio, ché lo precede Alvise (1536-1586) e nascono dopo di lui Alessandro (1544-1634; podestà di Bergamo nel 1585-86, la relativa relazione si legge in Relazioni dei rettori..., a cura di A. Tagliaferri, XII, Milano 1978, pp. 177-181), Andrea e Francesco. Sposatosi il 5 febbr. 1567 con Francesca di Andrea Contarini, la dote pattuita di 15.000 ducati - a causa della repentina morte del suocero che non lascia disposizioni testamentarie in merito - si riduce a 7.000 ducati senza che il C. riesca ad ottenere la somma mancante. Camerlengo di Comun nel 1582, nel 1585-87 è podestà e capitano di Capodistria, un "reggimento" comportante il controllo su circa - tra città e "provincia" - 60.000 abitanti.
Ad assicurarne l'alimentazione, essendo il "paese... sterilissimo" il C. sollecita l'afflusso di grano da "paesi arciducali" di questo "fertilissimi", ad un prezzo non eccedente lire 16 e mezzo "il staro" e soprattutto attivando lo scambio tra ingenti quantitativi di granaglie e il sali, vini et ogli". Dì questi c'è, infatti, disponibilità a Capodistria poiché la produzione annua ascende a circa 20.000 "orne" di vino, 4.000 di olio nonché a 4.000 "mozza" di sale. E proprio per sfruttare siffatta possibilità suggerita dalla complementarità della produzione, il C. insiste perché Capodistria disponga di "forni" e "magazzeni": così i "formenti di terre aliene" - ricambiati, appunto, con sale olio e vino locali - potranno essere agevolmente ammassati e anche immediatamente utilizzati per la confezione di "biscotti". Un cruccio per il C. il diffuso contrabbando "de' sali"; non può stroncarlo senza adeguati strumenti. Basterebbero - fa "riverentemente" presente - due agili "barche armate" con dieci uomini ciascuna. E, per sottrarre i "poveri salineri" alla tentazione di "peccare" con spicciole vendite clandestine, occorrerebbe, da parte della Serenissima, un puntuale acquisto annuo di "quelli sali... bianchissimi e bellissimi".
Tornato a Venezia, il C. ne riparte il 14 ott. 1589: toccata Cipro il 26 dicembre, solo il 3 marzo 1590 raggiunge Tripoli (di Siria) insediandovisi quale console in "Soria".
Arbitrari qui i prelievi dei funzionari turchi, troppo inclini a soperchierie e "ruberie", gravosissimì i costi delle mance e dei donativi per accattivarseli al punto che il C. - che trova il cottimo oberato dall'onere d'80.000 ducati - s'adopera presso la Porta per la concessione dello scalo sostitutivo d'Alessandretta. - E, grazie anche all'esborso di mille zecchini, ottiene il relativo firmano del 13 febbr. 1592. Proibito, dunque, al mercanti lo scalo tripolitano, il C. promuove quello d'Alessandretta favorendo talmente la nave "Grattarola" - la quale l'inaugura - che questa guadagna di nolo 16.000 ducati. Fiero dell'innovazione, il C. ascrive a suo merito le migliorate condizioni del traffico di "Soria" che aumentano l'utile di 40.000 ducati annui. Ciò non toglie che, col tempo., Tripoli, per volontà dei successori del C., torni a reimporsi quale sede precipua del commercio veneto laddove - per il sommarsì di tutta una serie di svantaggi ambientali e di concomitanze congiunturali - Alessandretta ben presto si rivela tutt'altro che quel "porto buono et in ogni incontro perfetto" alle esigenze della navigazione mercantile veneta quale il C. l'aveva, forse troppo precipitosamente, giudicata.
Di nuovo, alla fine del 1594, a Venezia, l'esistenza del C. si svolge tranquilla nella sua dimora di S. Barnaba, ché non ha più occasione di muoversi. È lieto del guadagno di "molte migliaia di ducati di utilità" fruttatigli dal consolato che, irrobustiti dal possesso d'immobili a Chirignago, aumentano coi successivi proventi derivantigli dalla veste di "zudese del procuratore" di "banchiere". Un'attività questa di cui è indizio una dichiarazione, del 26 marzo 1596, fatta con altri a conferma che i fratelli Helman operano congiuntamente da anni a Venezia e attestata, altresì, da una dichiarazione sottoscritta - per garanzia del C. -, il 27 marzo 1597, da Pietro Pellicone e Pietro Prato. Di gran lunga più rilevante - per l'attività bancaria dei C. - la nomina, da parte del Senato, del 1°febbr. 1597, a "governator" del recente "banco" pubblico della "piazza" di Rialto. Ben 20, il 7 marzo, i "piezi", vale a dire i suoi garanti; ed è del 25 marzo la ricevuta da lui rilasciata a Piero Badoer, il governatore suo predecessore, per la somma di quasi 955 mila ducati di cui "appar debitrice la... cassa... da esser detti denari scritti ali sopradetti creditori con la lor presentia o dei suoi commessi". Più volte senatore, il C. è pure eletto, il 28 del mese di agosto del 1613, provveditore alle Biave e, il 15 maggio 1616, consigliere pel sestiere di Dorsoduro, carica peraltro che il C., per ragioni d'età e di salute, non svolge. In effetti le sue condizioni fisiche non sono buone se, il 28 dic. 1615, il testamento da lui presentato al notaio pubblico Fabrizio Beaziani si deve ad "altra mano". Essendo da tempo scomparsa la moglie e anche morti, dei dieci figli avutine, Alvise, Giovanni, Pietro e Leonardo (1588-1612), rimangono Andrea (15691621), Nicolò (1570-1636), Lorenzo (15741645; sarà provveditor generale a Candia), Francesco (1576-1642) e Giulia, sposa, ancora nel 1589, a Pietro Dolfin di Girolarno, ed infine Maria, che si era fatta monaca, Il C. muore a Venezia, il 3 genn. 1617, venendo sepolto, vestito da cappuccino, nel'"arca" di famiglia nella chiesa di S. Girolamo.
Fonti e Bibl.:Archivio di Stato di Venezia, Avogaria di Comun, 52, c. 65; 88, c. 61; Ibid., Segret. alle voci. Elezioni Pregadi, 6, c. 106r; Ibid., Senato. Terra, reg. 6-7, alla data 7 marzo 1597; Ibid., Cons. dei dieci. Lett. rettori ai capi, 256/311, 312, Ibid., Notarile. Testamenti, 57/523; 58/243; Venezia, Biblioteca del Civico Museo Correr, Mss. P. D., C.2073/71 (dev'essere il C. il Tommaso Contarini cui si deve la "trata dal zornal corrente del banco", in data 29 marzo 1597, relativa a Nicolò Tron); Ibid., Cod. Cicogna, 2327, c. 64r; 3781: G. Priuli, Pretiosi frutti..., I, c. 180; Venezia. Bibl. naz. Marciana, Mss. It., VII, 151 (= 8036): Magistrature... 1597-1630, passim; Rel. dei consoli ven. nella Siria, a cura di G. Berchet, Torino 1866, pp. 24, 57, 74-78; la rel. del C. reduce da Capodistria in Atti e mem. della Soc. istriana di arch. e storia patria, VI (1890), pp. 415-421; G. Berchet, ... Venezia e la Persia, Torino 1865, pp. 71, 80; G. Luzzatto, Studi di storia econ. veneta..., Padova 1954. p. 232; D. Sella, Commerci e industrie a Venezia nel sec. XVII, Venezia-Roma 1961, p. 13 n. s; W. Brulez, Marchands flamands à Venise..., I, Bruxelles-Rome 1965, pp. 213, 248.