CARAPELLA, Tommaso
Nacque a Cerreto Sannita (Benevento) intorno al 1654; secondo alcune fonti sarebbe stato allievo del conservatorio napoletano di S. Maria, di Loreto. Dal 1679 al 1691 fu organista della chiesa dell'Annunziata successivamente maestro di cappella nella chiesa di Monteoliveto e di S. Anna dei Lombardi, a Napoli. Nel 1705 la Congregazione di S. Caterina a Celano, degli Officiali dei banchi, gli commissionò un oratorio in onore del suo patrono: Il trionfo della castità per opera del glorioso s. Nicolò vescovo di Mira, eseguito il 6 dicembre di quell'anno e replicato, alla stessa data, nel 1709. La fama acquisita lo aveva elevato al rango di musicista ufficiale di alcune tra le più illustri famiglie di Napoli, gli Spinelli, i Pignatelli, i Carafa, protettori, questi ultimi, anche di A. Scarlatti. Così nel 1714 il C. scrisse la serenata Peleo e Teti per le nozze del principe di Scalea con la duchessa di Monteleone; nel 1723 compose la musica funebre, eseguita nella chiesa dei Pellegrini, per la morte di Giovanna Pignatelli di Monteleone, e, l'anno successivo, per le esequie di Teresa Colonna Carafa, duchessa di Maddaloni. Sempre nel 1724 Marzio Domenico Caraffa gli commissionò musiche per la festività della Madonna dei sette dolori, eseguite il 3 settembre di quell'anno nella chiesa di S. Maria Ognibene, per la cerimonia di monacazione di sua sorella Emilia Carafa. A questa serie di musiche di circostanza si deve aggiungere la serenata Il genio austriaco per due soprani, contralto e basso continuo, eseguita dopo il 1716, nel palazzo del conte dell'Acerra, Alfonso de Cardines, per solennizzare la ricorrenza della nascita di Carlo VI d'Asburgo, oltre ad alcune musiche di intonazione religiosa (cantate e drammi sacri). Dopo la pubblicazione di una raccolta di Canzoni a due voci, Napoli 1729, il C. che non era sposato né aveva parenti ("figlio di N.N." lo definisce l'atto di morte), si ritirò nel convento di Monteoliveto, dove morì il 20 sett. 1736.
Il C. è da annoverarsi tra le più interessanti personalità del barocco musicale napoletano. Benché la sua attività si spinga sino a tutto il secondo quarto del Settecento (le Canzoni a due voci uscirono infatti nel 1729 quando, volgendo ormai al tramonto i rappresentanti della generazione postscarlattiana, fiorivano gli esponenti dello stile pregalante, Vinci, Leo, Hasse, Pergolesi), egli si mostrò fedele sino all'ultimo al mondo stilistico proprio della civiltà musicale barocca. Si comprende pertanto come i contemporanei guardassero a lui con il distaccato rispetto con cui consideravano A. Scarlatti; "dotto e perito maestro di cappella" lo definisce Bonifazio Pecorone: in effetti, per il C., il sistematico impiego degli artifici del contrappunto rigoroso, prima che sfoggio di scienza, è da considerarsi una reale e sentita necessità espressiva, sollecitata dal gusto sottile per una forma lucidamente costruita, e organizzata secondo i moduli di un'illustre tradizione; quella tradizione che il C. si diè cura di difendere e perpetuare attraverso le sue opere didattiche. Questa impronta di una razionalità estremamente controllata e rigorosa, retta peraltro da un singolare senso della misura e pertanto lontana da certi aspri compiacimenti cerebrali di un Alessandro Scarlatti, costituisce la nota distintiva della sua arte, anche se spesso tende a farla scadere nell'ambito di un arido e impersonale scolasticismo. Anche sul piano espressivo egli si tiene lontano da accenti di rilevato pathos, perseguendo un suo ideale di sommessa e affettuosa espressività, presaga già di certa dolcezza arcadica.
Scomparsa presto dalla pratica musicale corrente, la musica del C. continuò a mantenersi vitale, per le sue doti di chiarezza e di equilibrio, nella tradizione didattica settecentesca, italiana ed europea.
La musica religiosa, che doveva costituire la parte più cospicua dell'opera del C., è oggi, nella quasi totalità, irreperibile: oltre ad un Confiteor Deo, per voce sola e basso continuo (Napoli, Bibl. dei filippini) è pervenuto, in numerose redazioni manoscritte un Miserere a quattro voci per coro a cappella (pubblicato poi da O. Braune, in Caecilia,Sammlung von Kompositionen alter italienischer Meister, Berlin-Potsdam s. d., I, s. 6, p. 2 e da J. Ch. Weeber, Kirchliche Chorgesänge, IV, Stuttgart 1857, p. 26). Inoltre: Il peccato, cantata sacra per soprano, contralto e basso continuo (Napoli, Bibl. Conservatorio S. Pietro a Maiella, ms. J/3/46). Irreperibile è attualmente l'oratorio Battaglia spirituale che il Villarosa segnalava nella Biblioteca dei filippini di Napoli.
Di maggiore entità la musica profana: oltre alla già citata serenata Il genio austriaco (Milano, Bibl. del Conservatorio, ms. Noseda D. 10) sono pervenute due raccolte complete di duetti e di arie: Canzoni a due voci... consecrate alla sacra cesarea cattolica regal maestà di Carlo VI..., Napoli 1728 (dieci duetti, di cui cinque per due soprani, quattro per soprano e contralto, uno per soprano e basso, con accompagnamento di basso continuo; quattro duetti furono ristampati da J. A. Hiller, Duetten zur Beförderung des Studium des Gesanges, Leipzig 1781) e Arie gravi per scuola di ben cantare (trentadue arie per soprano e basso continuo), raccolta evidentemente destinata alla stampa, ma non pubblicata (British Museum, Add. mss. 14243).
Inoltre: Fortunato uccellino, cantata per soprano e basso continuo (Napoli, Bibl. Conservatorio S. Pietro a Majella, Ms. 22/2/4). Quest'era il chiaro fonte e Quando l'ombrosa notte, due cantate per soprano e basso continuo (Bologna, Biblioteca Martini, cod. DD 145, cc. 11, 14, 49, 52). All'ombra del più verde ameno colle (British Museum, Add. mss. 14226, f. 140) e Poiché l'empio destino (Ibid., Add. mss. 14227), arie per voce e basso continuo. Della cantata Teti e Peleo e dell'oratorio Il trionfo della castità per opera del glorioso s. Nicolò vescovo di Mira, si conservano solo i libretti. La musica dei cori del Domiziano di A. Marchese (per voce di soprano e basso continuo) fu invece pubblicata in appendice all'edizione delle Tragedie dello stesso Marchese, II, Napoli 1729.
Fonti e Bibl.: Mem. dell'ab. D. B. Pecorone della città di Saponara,musico della Real Capp. di Napoli, Napoli 1729, p. 78; G. B. Martini, Storia della musica, Bologna 1770, II, p. 260; C. A. De Rosa, marchese di Villarosa, Memorie dei compositori di musica del Regno di Napoli, Napoli 1840; F. Florimo, La scuola musicale di Napoli e i suoi conservatori, II, Napoli 1882, pp. 34, 58, 166, 188; III, ibid. 1883, p. 501; U. Prota Giurleo, Musicisti sanniti, in Samnium, I (1928), pp. 4 ss.; A. Della Corte, Cori monodici di dieci musicisti per le "Tragedie cristiane" di A. Marchese, in Riv. ital. di musicologia, 1966, pp. 190-202; A. Mondolfi, T. C., in Die Musik in Geschichte und Gegenwart, XV (1973); F. J. Fétis, Biographie universelle des musiciens, Paris 1861; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker…., II, p. 324; Grove's Dictionary of Music and Musicians, II, pp. 57 s.; Enciclopedia d. Spett., III, col. 11.