Cannizzaro, Tommaso
Poeta, letterato e filologo messinese (1838-1921), autore della prima traduzione integrale in dialetto siciliano della Commedia (Messina 1904). Il C. si proponeva con essa di " diffondere il sacro poema nel popolo " con la speranza di " rialzarne l'idioma la cultura lo spirito " e di " contribuire mercè il dialetto che iniziò il volgare illustre al più largo e sano sviluppo della coscienza nazionale ". Condotta sul testo annotato da Brunone Bianchi, in terza rima e con lo stesso numero di versi per ciascun canto, è nel complesso, quando non intervengano ostacoli dovuti a necessità di versificazione, fedele al testo, del quale solo qua e là vengono trascurate certe sfumature semantiche, la cui omissione non compromette tuttavia i valori concettuali e artistici originali.
Lo scopo eminentemente esplicativo e divulgativo dell'opera indusse il C. a illuminare le oscurità derivanti dagli arcaismi e dalla sintassi e a interpretare, pertanto, più che a tradurre letteralmente i passi più difficili e controversi, obbligando il dialetto " ad esprimere e colorire concetti razionali e astrusi e sentimenti morali elevatissimi ". Sotto codesta spinta di ‛ lettura ' interpretativa e di necessità tecniche il C. fu impegnato in modo particolare dalla scelta, fra le varie parlate dell'isola, del dialetto di cui servirsi. Tentò l'uso di un ‛ dialetto collettivo ', con prevalenza del sottodialetto delle coste orientali e principalmente di quello messinese, ma non senza ricorrere a volte a italianismi o a voci italiane sicilianizzate sopra tutto per esigenze del verso e della rima.
La resa del tono poetico generale, meno felice nel Purgatorio e nel Paradiso, sopra tutto nei passi dottrinali e teologali, è più vicina alla poesia dantesca nell'Inferno, in virtù del realismo, cui s'informa la prima cantica, che offre al traduttore la possibilità di tesaurizzare le molteplici doti e gli svariati atteggiamenti espressivi del dialetto siciliano (si veda, per dare un solo esempio, lf I 22-27 " Comu cu' nesci cu lena affannusa / di mari, e tocca terra, e quannu è fora / si vota e talìa l'acqua spavintusa, / lu me' cori accussì, fujennu ancora, / a taliari si vutau lu passu / ch'omu vivu ' un lassò mai 'nzinu ad ora ").
Bibl. - G. La Corte Cailler, T.C.: vita e opere, ultima volontà, Messina 1922; " Arte e morale " V (1922: numero dedicato al C.); A. Dotto, Quattro volte tradotto D. in siciliano, in " L'Ora ", Palermo 5 nov. 1965; D. Cicciò, Il quinto " D. siciliano " è opera di un messinese, in " La Gazzetta del Sud ", Messina 11 nov. 1965; F. Cilluffo, Le traduzioni siciliane della D.C., in " Nuovi Quaderni del Meridione " (numero speciale su " D. e la Sicilia ") III (1965); G. Santangelo, La critica dantesca in Sicilia nell'Ottocento, in Atti del Convegno di studi su D. e la Magna Curia, Palermo 1966, 436-463; N. Falconi, T.C., Messina 1966.