BONDUMIER, Tommaso
Nacque attorno al 1267, terzo figlio di Marco II.
Non è affatto accertato che la famiglia Bondumier (anche Bondulmier), di recente aggregata al patriziato veneziano, fosse originaria della Siria, e precisamente da Tolemaide (Acri). Risulta però che gli antenati del B. avevano partecipato ai più importanti scontri navali contro Pisani e Genovesi, dal 1256 in poi, e che possedevano interessi cospicui in Levante e a Creta, dove un ramo della famiglia si era stabilito.
Il giovane B. compì ben presto parecchi viaggi in Romania e fino a Costantinopoli, talvolta associato al fratello Giovanni. Durante la guerra contro Genova, nel 1297, partecipò alla difesa di Canea. Dopo la guerra si trattenne due anni a Creta, e compì un viaggio a Rodi e a Cipro. Forse i suoi traffici lo portarono anche nella Piccola Armenia e a Laiazzo. Comunque non aveva compiuto i quarant'anni quando fu eletto ambasciatore presso il re d'Armenia Leone IV (1301-1307). Di questa missione diplomatica è pervenuto un documento scritto in volgare (Di-plomatarium, n. 38) in cui il B. appare quale plenipotenziarlo incaricato del doge e dal Comune. Suo compito era risanare le relazioni con il re d'Armenia, seriamente compromesse dai danni arrecati dagli uomini delle galere veneziane d'Andrea Sanuto e Paolo Morosini, i quali si erano impadroniti del castello di terra a Laiazzo.
Prima del B. un altro ambasciatore veneziano di più illustre stirpe, Delfino Dolfini aveva trattato con Leone, ottenendo sicurezza e libertà di commercio per i Veneziani che trafficavano nel regno d'Armenia, con esenzione da dazi. Appunto il testo di questo trattato, scritto in francese (Diplomatarium, n. 29), è più esteso e preciso del testo volgare trasmesso dai Pacta Ferrarie. Tuttavia i testi sono diversi, e il contenuto tocca differenti elementi: è dunque possibile che il B. sia venuto poco dopo il Dolfin, da Cipro dove allora praticava il commercio. Intanto, il suo scopo era più pratico: ottenere uno stabilimento sicuro a Laiazzo, Mamistra, Adana e Tarso, dove i Veneziani potessero abitare propri quartieri, disporre di una chiesa propria, di un forno, dei magazzini necessari, e acquistare più estesi privilegi commerciali. Soprattutto, la qualifica di veneziano veniva precisata con viva chiarezza e il bailo aveva modo di difendere efficacemente i suoi connazionali. Queste precisazioni danno alla missione, del B. un valore originale e lo rivelano quale mercante attento soprattutto ai profitti commerciali.
Dopo questa data non si possiedono altre notizie del Bondumier. Si può supporre che sia morto vittima delle lotte accanite tra gli Armeni, i Mongoli e i Mamelucchi.
Fonti e Bibl.: Venezia, Bibl. Naz. Marciana, cod. Ital., cl. VII, 8304 (XV): G. A. Capellari Vivaro, Campidoglio veneto, c. 178; Ibid., Commemoriali:regesti, I, nn. 189, 319, 516; Diplomatarium Veneto-Levantinum, Venetiis 1880, n. 29, pp. 55 ss., n. 38, pp. 72 s.