BASSI (Basso), Tommaso (T. da Modena)
Figlio di Cesare, originario di Modena, operò come miniatore a Bologna e a Ferrara. Nel 1484 attende con Gabriele de' Cipelli e Ranuccio da Imola alla decorazione dell'ultimo dei graduali (il n. XIII) di S. Petronio, rimasto incompiuto per la partenza di Martino da Modena che l'aveva iniziato: le vacchette dei mandati (sotto il 10 giugno) registrano pagamenti di complessive lire otto a favore di Tommaso per iniziali dominicali (le sole che il codice porti), senza figure. Ancora nei "Libri spese" di S. Petronio si legge che "Tommaso Basso da Modena Miniadore de avere adi Xii di luglio 1487 L. quarantatré S. zinque che li faziani buoni per miniatura de uno libro chiamato Antifonario a debito de la sacrestia...". Nel gennaio del 1502 è ancora a Bologna dove stipula, assieme alla moglie Orsolina del fu Boniacopo de' Palinarii da Ferrara, il contratto per l'acquisto di una casa in via StangheWffi, sotto la parrocchia di S. Mamolo. Trasferitosi poi a Ferrara, lavorò con Matteo da Milano e Cesare delle Vieze, maestri già da tempo attivi presso quella corte, attorno al "Breviario" di Ercole I che dovette essere compiuto, per quanto concerne la decorazione, fra il 1502 e il 1504 Q pagamenti cessano prima del 1505, anno della morte del duca).
Il "Breviario", uno dei più alti monumenti della tarda miniatura ferrarese, nel 1939 è stato restituito alla Biblioteca Estense (Cimeli n. 3) cui era stato sottratto assieme alla "Bibbia" di Borso, mentre quattro carte, distaccate sulla metà del secolo scorso, sono tuttora conservate presso l'Accademia delle Belle Arti di Zagabria. Il Fava e il Salmi (1950), dopo lo Hermann che già aveva individuato tre diversi miniatori, pensarono di poter identificare Tommaso da Modena col secondo dei collaboratori, il più modesto, legato alle forme ritardate della tradizione ferrarese e con qualche affinità, coi miniaturisti dei corali di Cesena. Pieno di disuguaglianze stilistiche, il B. talora segue i modi di Franco de' Russi (fregi a spirali nere, medaglioni con emblemi, anni, animali), o imita la maniera di Matteo da Milano negli ornati fioreali e zoomorfici di gusto fiammingo, inframezzati da eleganti cammei che si dispongono sui fondi punteggiati d'oro - altre volte preferisce i fondi neri e sembra cercare una più ampia impostazione formale con qualche ricordo della cultura mantegnesca. Discontinua è pure l'intavolazione cromatica, che va dai toni più freddi a quelli accesi e brillanti di timbro emiliano e costesco. Non è però da escludere, e ciò spiegherebbe le più evidenti discrepanze, l'intervento della bottega e la collaborazione del terzo miniatore (Cesare delle Vieze) in alcune parti.
Sulla metà del 1505 il B. è di nuovo a Bologna e torna a lavorare per la fabbrica di S. Petronio: il 27 agosto dello stesso anno riceve due corbe, di frumento dei costo di lire sette "per parte di soa mercede per anuniniare li libri nuovi". I pagamenti cessano a partire dal, marzo del 1507.
Bibl.: L. Frati, I corali della basilica di S. Petronio in Bologna, Bologna 1896, pp. 26, 98; F. Malaguzzi-Valeti, La miniatura in Bologna dal XII al XVIII secolo, in Arch. stor. italiano, s. 5, XVIII (1896), p. 283; A. Venturi, La miniatura ferrarese nel secolo XV e il "Decret.. Gratiani", in Le Gallerie nazionali italiane, IV (1899), p. 193; H.J. Hermann, Geschichte d. Miniaturmalerei am Hofe d. Este in Ferrara, in Jahrbuch d. Kunsthistor. Sammlungen d. Allerhöchst. Kaiserhauses, XXI, 1(1900), pp. 195-268 e passim; L. Frati, Miniatori bolognesi del Quattrocento, in, L'Arte, XXII (1919), p. 121; M. Salmi, La miniatura emiliana, in Tesori delle Biblioteche d'Italia: Emilia e Romagna, a cura di D. Fava, Milano 1932, p. 354; D. Fava, Il Breviario di Ercole I d'Este, in Accad. e bibl. d'Italia, XIII (1939), pp. 415 ss.; D. Fava-M. Salmi, I manoscritti miniati della Biblioteca estense di Modena, Firenze 1950, I, pp. 200 s.; M. Salmi, La miniatura italiana, Milano 1956, p. 61; E. Aeschlimann, Dict. des miniaturistes du Moyen Age et de la Renaissance, Milan 1940, p. 180; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, III, p. 15.