BADIA (Delle Abbazie, Dalla Badia), Tommaso
Nacque a Modena nel 1483 da famiglia di una certa notorietà, per quanto si può dedurre dall'importanza del cognome di antico e autorevole uso nella città.
Del padre si conosce solo il nome, Albertino; della madre non si sa nulla, né degli altri familiari, salvo che per il fratello Francesco che gli sopravvisse e dettò l'epitaffio apposto alla tomba del B. in S. Maria sopra Minerva. Tale epitaffio è l'unica fonte che si ha per il calcolo della data di nascita, essendovi dichiarato che visse 63 anni, 9 mesi e 27 giorni. Supponendo esatto tale computo, la nascita dovrebbe cadere il 10 nov. 1483.
Non conosciamo con esattezza la data dell'ingresso del B. nell'Ordine dei predicatori, avvenuta presumibilmente nel 1509 a Modena. Più tardi lo si trova insegnante nei collegi della Congregazione lombarda del suo Ordine, prima a Ferrara, poi a Venezia e infine a Bologna (1520).
Si deve ritenere che si fosse distinto per dottrina ed equilibrio tra i membri del suo Ordine e anche che contasse buone amicizie, dato che Clemente VII il 17 febbr. 1529 lo nominò maestro del Sacro Palazzo, cioè teologo ufficiale della corte papale.
L'incarico si presentava scabroso e irto di problemi proprio nel momento in cui si scatenava la polemica controversista e si cominciavano ad avvertire anche in Italia i primi sintomi di infiltrazioni protestanti. Il compito del maestro del Sacro Palazzo era infatti quello di giudicare dell'ortodossia degli scritti e delle opinioni teologiche in un periodo in cui ancora non esisteva l'Inquisizione, che sarebbe stata istituita solo nel 1542. Il B. svolse le sue funzioni con grande senso di responsabilità, con misura ed equilibrio, appoggiandosi al tomismo del suo Ordine, ma senza trasformarsi in un difensore oltranzista della tarda scolastica. Purtroppo la mancanza di notizie sul suo curriculum studiorum non consente che ipotesi sugli uomini che furono suoi maestri e gli inculcarono un atteggiamento così aperto: a questo proposito giova ricordare che il B. si formò negli anni del grande influsso dei Caietano, il quale fu anche generale dei domenicani proprio tra il 1508 e il 1518, restando sino alla morte (1534) il più autorevole teologo italiano.
Tra le opere esaminate e censurate dal B. è rimasto illustre il commentario all'epistola di s. Paolo ai Romani del Sadoleto, che egli giudicò inficiato di semipelagianesimo suscitando l'accorata reazione del l'interessato, di cui si ha eco anche in alcune sue lettere (R. M. Douglas, J.Sadoleto 1477-1547. Humanist and Reformer, Cambridge Mass. 1959, pp. 88-91). Un'altra controversia, ben più grave, fu quella relativa alle proposizioni sostenute nel 1532 dall'agostiniano Agostino Museo da Treviso (B. Fontana, Documenti vaticani..., pp.66-70, 91 s., 104-106 con i testi delle proposizioni condannate e poi dell'assoluzione del 1538, entrambi del B.; la controversia è stata analizzata da H. Jedin, Ein Streit um den Augustinismus vor dem Tridentinum (1537-1541), in Römische Quartalschrift, XXXV[1927], pp. 351-368).
L'interesse del B. per le controversie teologiche sul problema della grazia e della giustificazione si inserì bene nella attività del gruppo di prelati riformatori che sotto Paolo III ebbero larghissima parte nei tentativi di ristabilire un'intesa dogmatica e perciò un'unione con i protestanti e di avviare la riforma della Chiesa, dei costumi ecclesiastici e soprattutto della Curia romana. Nel 1536-37 il B. fu uno dei membri della commissione di cardinali e prelati incaricata da Paolo III di preparare un documento guida per la opera di riforma che il papa aveva in animo di iniziare. Così la firma del B. figura tra quelle dei sottoscrittori del famoso Consilium de emendanda ecclesia del 1537 (Concilium Tridentinum, XII, pp.131-145); poco più tardi, nello stesso anno, partecipò anche alla stesura del Consilium quattuor delectorum a Paulo III super reformatione S. R. Ecclesiae con i cardinali Contarini, Carafa e Aleandro (ibid., pp.208-215). Oltre a prendere parte alla stesura di questi documenti, che furono la base della politica riformatrice di Paolo III, il B. fu anche uno degli uomini più impegnati nei tentativi di intesa dogmatica con i protestanti. Lo si trova presente sia nel 1540 a Worms come teologo del legato T. Campeggi, sia, l'anno successivo, a Ratisbona come consigliere di G. Contarini. In entrambi i casi egli partecipò attivamente a questi incontri che avrebbero però sancito definitivamente l'impossibilità di un'intesa dogmatica con i protestanti aprendo la strada al concilio di Trento. Da Worms si ha una sua lettera del 28 dic. 1540 al Contarini in cui manifesta la propria delusione per l'andamento delle discussioni e chiede di essere richiamato. È interessante che egli parli con sospetto dell'ortodossia di P. P. Vergerio, il quale era ancora nunzio pontificio. È nota ed edita anche qualche altra sua lettera scritta durante queste missioni.
Malgrado la prudenza e l'equilibrio che contraddistinsero sempre la sua azione, il fatto stesso di aver collaborato con il Contarini e di aver cercato lealmente una via d'intesa con i luterani esposero il B, ad accuse di protestantesimo.
Ne parla indignato ed addolorato il Contarini stesso in una famosa lettera del 1541 al cardinale Farnese: "Non voglio tacere a V. S. Rma che come sono stato in Italia, ho trovato una fama, che a Roma sono stato trattato da Lutterano, la qual cosa principalmente mi dispiace della Sede Apostolica, che di un suo legato e del Padre Maestro Sacrii Palatii, persona tanto dotta et da bene, le genti così sfacciatamente parlino con la testa nel sacco..." (F. Dittrich, Regesten und Briefe des card. G. Contarini, Braunsberg 1881, p. 347).Comunque il B. non venne meno alla sua fedeltà alla linea di rinnovamento della Chiesa. È interessante ricordare che come maestro del Sacro Palazzo il B. esaminò e diede parere favorevole alle prime costituzioni della Compagnia di Gesù presentate da Ignazio di Loyola all'approvazione del papa. È una nuova testimonianza dello spirito religioso avvertito e vivace che lo guidava. Altrettanto si dica della notizia contenuta in una lettera dell'Aleandro dalla quale apprendiamo che il B. era confessore suo e del Contarini: "La sua dottrina solida più in recesso, che in apparentia, di buon giudizio e miglior volontà ed è di buonissima conscienzia e tutto del rev. Contareno e mio non poco, essendo confessor di ambe duoi" (Pole, Epp., III, p. 26).
La sua opera incontrò l'approvazione del pontefice, il quale lo elevò al cardinalato nella creazione del 2 giugno 1542, quando furono chiamati nel collegio cardinalizio anche il suo concittadino Morone e il benedettino Cortese, entrambi dei gruppo riformatore. Nella stessa data terminò il suo ufficio di maestro del Sacro Palazzo. In realtà il B. aveva cercato di evitare la porpora come testimonia una lettera del Pole. Insignito del cardinalato gli fu attribuito il titolo di S. Silvestro in Capite che tenne fino alla morte.
In questi ultimi anni della sua vita, tra il 1542 e il 1547, visse a Roma ricoprendo vari incarichi. In particolare fece parte della deputazione cardinalizia creata da Paolo III per seguire i lavori del concilio di Trento, e inoltre della prima commissione cardinalizia preposta alla Inquisizione romana.
Secondo parecchi storici il B. avrebbe rifiutato con altri benefici anche il vescovado di Urbino; la notizia non trova conferma nelle fonti. Del tutto infondata inoltre è la notizia di una sua designazione a legato pontificio alla presidenza del concilio di Trento nel 1542.
Molti eruditi hanno pubblicato ampi elenchi di opere del B.; gli si attribuiscono: Commentaria in 8 libr. Physic., In libro de anima et Metaphys. Aristotelis, De Dei providentia, Tractatus adversus Lutheranorum errores e vari trattati di filosofia aristotelica. Secondo il Bernabei i manoscritti relativi erano conservati sino al secolo scorso presso la biblioteca del monastero di S. Marco a Firenze.
Morì a Roma il 6 sett. 1547 e fu sepolto in S. Maria sopra Minerva.
Fonti e Bibl.: B. Fontana, Documenti vaticani contro l'eresia luterana in Italia, in Arch. d. R. Soc. romana di storia patria, XV(1892), pp. 66-70, 91 s., 104-106; Concilium Tridentinum, ed. Soc. Goerresiana, XII, Friburgi Br. 1930, p. 145; A. Ciaconius-A. Oldoinus, Vitae et res gestae pontificum romanorum et S.R.E. Cardinalium, III, Romae 1677, col. 685; L. Vedriani, Vita e eloggi de' cardinali modenesi, Modena 1662, pp. 59-62; V. M. Fontana, Syllabus magistrorum sacri palatii apostolici, Romae 1663, pp. 126-29; Id., Theatrum dominicanum, Roma 1666, pp. 34, 366, 444, 518 s., 539; I. Quétif-I. Echard, Scriptores Ordinis Praedicatorum, II, Lutetiae Paris. 1721, pp. 132 s.; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II,1,Brescia 1758, pp. 24 s.; G. Tiraboschi, Biblioteca modenese, IV,Modena 1783, pp. 444-448; L. Cardella, Memorie stor. de' cardinali, IV,Roma 1793, pp. 247-49; G. Baraldi, Elogio del card. T. B., Modena 1830; F. Dittrich, Gasparo Contarini, Braunsberg 1881, pp. 353, 408 s., 456 s., 460 s., 485 s., 533 s., 537 s., 610-612, 871; H. Reusch, Der Index der verbotenen Bücher, I, Bonn 1883, p. 401; N. Bernabei, Vita del card. Giovanni Morone e... biografie dei cardinali modenesi, Modena 1885, pp. 175-180; F. Lauchert, Die italienischen literarischen Gegner Luthers, Freiburg 1912, pp. 4, 351, 398, 671; I. Taurisano, Hierarchia Ordinis praedicatorum, Roma 1916, p. 51; G. van Gulik-C. Eubel, Hierarchia catholica..., III, Monasterii 1923, p. 28; L. von Pastor, Storia dei papi, V, Roma 1931, pp. 134 s., 266, 374, 674; A. Walz, I cardinali domenicani, Firenze 1940, p. 33; H. Jedin, Storia del concilio di Trento, I, Brescia 1949, p. 386; p. Tacchi-Venturi, Storia della Compagnia dì Gesù in Italia, I, 1, Roma 1951, pp. 120, 469; G. Schurhammer, F. Xaver, I, Freiburg 1955, pp. 446-49; Dict. de Théol. Cath., II, col. 33; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., VI, col. 145; Encicl. Ital., V, p.835; Encicl. Cattolica, II, coll. 676 s.