ASSERETO, Tommaso (Giovan Tommaso)
Nacque probabilmente a Genova tra la fine del sec. XVII e il principio dei XVIII. Non si hanno molte notizie su di lui prima che il moto popolare antiaustriaco lo portasse in primo piano nella vita politica genovese. Il soprannome con cui vien talvolta menzionato, "l'Indiano", sta forse a testimoniare una giovinezza di viaggi e di avventure. Fece comunque una regolare carriera militare nelle milizie della Repubblica ed aveva il grado di capitano del primo battaglione Bembo in Corsica quando, nel 1745, imputato di maneggi ed estorsioni, fu arrestato e sottoposto a processo. Sebbene riconosciuto innocente, non fu reintegrato nei quadri regolari dell'armata; poté riprendere il servizio solo arruolandosi éome volontario nelle milizie genovesi che, durante la guerra di successione austriaca, combattevano nella campagna di Lombardia a fianco delle forze franco-spagnole. Quando queste ripiegando verso la Riviera di Ponente lasciarono che Genova, nonostante la sua equivoca neutralità, capitolasse di fronte ai generali di Maria Teresa e soggiacesse alle durissime condizioni dell'occupante, l'A. tornato in città ebbe l'ufficio di aiutante del generale Francesco Maria Della Rovere; e improvvisamente lo troviamo, nel dicembre dell'anno 1746, a capo dell'insurrezione popolare contro gli Austriaci.
Una vivace tradizione storiografica antiaristocratica, nata subito dopo gli avvenimenti specie con le opere degli ecclesiastici F. M. Accinelli e F. M. Del Vecchio e proseguita per tutto il sec. XIX, contrappone la generosa azione popolare alla viltà capitolarda dell'oligarchia nobiliare. In realtà il governo favorì sottomano il movimento popolare e se ne servì abilmente nella sua difficile politica verso gli Austriaci. Un esempio di questi legami è appunto l'A. che in mezzo agli organismi creati dalla sollevazione agì come agente e come strumento del governo. Tra il 6 e l'8 dicembre il potere popolare s'era organizzato nel Quartiere generale del popolo, installato nel collegio dei gesuiti, in via Balbi. L'A. fu il presidente di questa nuova magistratura che, formata esclusivamente di artigiani, piccoli negozianti, pescivendoli autoappellatisi "Difensori della libertà", diresse con abilità ed energia gli sviluppi della sollevazione e la guerra contro gli Austriaci; provvide al ristabilimento dell'ordine pubblico, all'organizzazione strategica della difesa e tentò persino una spedizione, risoltasi disastrosamente, per liberare Savona assediata dai Piemontesi. Il Quartier generale, quindi, aveva assorbito tutti i poteri civili e mwtari, apparentemente in contrasto col governo regolare. In realtà tanto l'A. quanto il comandante delle milizie popolari Carlo Bava agirono sempre dietro precise istruzioni del governo che con abile doppiezza politica, come si èaccennato, sfruttava la situazione per meglio trattare col generale austriaco Antoniotto Botta Adorno; dichiarandosi estraneo al movimento insurrezionale riuscì persino, attraverso la mediazione del principe Doria e del gesuita Antonio Visetti, a ottenere che il generale Botta Adorno trattasse l'arnùstizio concluso l'8 dicembre, direttamente con i rappresentanti dei popolo.
Toccò infatti all'A. trattare e concludere col parlamentare austriaco la tregua che il popolo ruppe ben presto per scatenare l'ultimo assalto e ricacciare le truppe del Botta sino a Novi. Il 17 dicembre una grande assemblea popolare indetta dal Quartier generale creò, al posto dei Difensori della libertà, una nuova magistratura di trentasei membri scelti tra i deputati delle Arti e i capi-popolo più insigni, con qualche rappresentante delle vallate, delle professioni liberali, dell'alta borghesia. L'A. venne eletto per acclamazione, senza dover sottostare all'estrazione a sorte. Questo nuovo esecutivo doveva riferire ogni quindici giorni all'assemblea generale del popolo e sottoporsi alla sua censura; tuttavia la sua collaborazione sotterranea col governo aristocratico non venne mai meno. Anche per i Trentasei, del resto, diventava sempre più difficile subire passivamente la tutela di un popolo orgoglioso della sua vittoria, nient'affatto intenzionato a rientrare negli argini dell'antica legalità e sempre in sospetto a causa di voci insistenti di trattative segrete col nemico. Questo stato d'animo popolare si tradusse ben presto in diffidenza verso i capi-popolo: il 31 dicembre l'Assemblea generale pretese a viva forza l'arresto dell'A. e di Carlo Bava. Sorpresi mentre trasportavano alcune loro masserizie, furono accusati d'essersi appropriati dei denari stanziati per il recupero di Savona e di gran parte del bottino di guerra. La storiografia antipatrizia presenta l'improvviso malanimo del popolo verso i suoi capi come opera d'una subdola opera di diffamazione organizzata dal Senato, e l'arresto dell'A. e del Bava come "la salute degli ottimati". Non si può negare che l'operazione tornò tutta a vantaggio del governo regolare che seppe profittare del disorientamento popolare per far eleggere due nobili al posto degli arrestati. Lo stesso consiglio dei Trentasei si riformò e optò nel suo seno alcuni senatori. Dopo una lunga detenzione, l'A. venne riconosciuto innocente e liberato; sugli avvenimenti posteriori della sua vita non si hanno più altre notizie di qualche rilievo.
Fonti e Bibl.: F. M. Accinelli, Compendio delle storie di Genova dalla sua fondazione sino all'anno 1750, Lipsia 1750, pp. 158, 180; [G. F. D'Oria], Della storia di Genova dal trattato di Worms alla pace di Aquisgrana, Leida 1750, pp. 234, 235; E. Varese, Storia della Repubblica di Genova dalla sua origine sino al 1814, VIII, Genova 1838, p. 56; [F. M. Del Vecchio], Lettera scritta ad un amico in Roma circa lo scacciamento de' Tedeschi dalla città di Genova fatto dal di Lei popolo...,in Arch. stor. ital., Appendice,V (1847), pp. 285, 291 ss.; E. Celesia, Storie genovesi del sec. XVIII, Genova 1855, pp. 97, 102, 124, 125, 133-137; F. Donaver, La storia della repubblica di Genova, II,Genova 1913, pp. 367, 372; E. Pandiani, La cacciata degli Austriaci da Genova nell'anno 1746, in Miscell. di storia italiana, s. 3, XX (1924), pp. 366. 367, 376, 405.