EMALDI, Tommaso Antonio
Nacque a Lugo (prov. di Ravenna) nel 1706, da Marco e Cristina Valvassori, benestanti. All'età di dieci anni fu inviato a studiare come convittore al collegio di Ravenna; proseguì poi gli studi all'università di Bologna, dove fu allievo di Francesco Maria Zanotti, professore di scienze matematiche, e dove conseguì la laurea in diritto nel 1726. Si recò quindi a Roma, dove iniziò la carriera ecclesiastica e si mise in luce per il brillante ingegno. Abile nello scrivere e nel versificare, fu accolto in varie accademie, tra cui l'Arcadia (con il nome di Cadmite Dorico) e quella degli Infecondi (ad una riunione di quest'ultima, il 7 luglio 1737, recitò una Orazione in lode della poesia che fu poi stampata a Lugo nel 1758), ed entrò nelle grazie dei cardinali N. Corsini e P. Lambertini. Fu chiamato, inoltre, a tenere lezioni alla Sapienza.
Durante il pontificato di Clemente XII monsignor Giovanni Barbi, napoletano, poi vescovo di Bitonto, formulò l'idea di riformare l'Archiginnasio della Sapienza, e convinse il papa a deputare una congregazione di cardinali, di cui egli sarebbe stato segretario, per vagliare il suo progetto. I professori della Sapienza, venuti a conoscenza della cosa, reagirono vivacemente, temendo una riforma partorita dalla mente di un estraneo all'università; l'E. ebbe una parte di primo piano nel bloccare e far abortire il progetto, valendosi della sua influenza e della stima che Clemente XII gli manifestava.
Quando il cardinale Lambertini venne eletto arcivescovo di Bologna, affidò all'E. la sua biblioteca; divenuto poi papa col nome di Benedetto XIV, lo nominò cameriere segreto e suo bibliotecario. Alla morte (20 ott. 1740) di Carlo VI, imperatore del Sacro Romano Impero, il 10 nov. 1740 l'E. fu mandato a Francoforte, dove si era aperta la Dieta elettorale, come uditore presso monsignor Giorgio Doria, che era stato inviato come nunzio apostolico straordinario alla Dieta con i pieni poteri di un legatus a latere e con precise disposizioni di mantenere la maggiore equidistanza possibile tra le parti. Proclamato imperatore Carlo Alberto, elettore di Baviera (Carlo VII), nel 1742, l'E. tornò a Roma. Il soddisfacente esito della missione lo confermò nella fiducia del papa, che lo onorò di numerose altre cariche (notaio apostolico, conte del Sacro Palazzo e reggia lateranense) e lo inviò di nuovo come internunzio in Germania presso il nuovo imperatore, in sostituzione del, Doria, creato cardinale, al quale lo stesso E. nel 1743 fu incaricato di portare la berretta cardinalizia (l'istruzione relativa a tale incarico gli venne impartita da monsignor Ignazio Reali, primo maestro di cerimonie, e si trova ai ff. 74-75v del Vat. lat. 8338 della Bibl. apost. Vaticana: si tratta di indicazioni che riguardano per lo più questioni di procedura). Benedetto XIV lo creò inoltre visitatore dei collegi di Fulda e Dillingen, e di altre abbazie tedesche. Tornato a Roma, il papa lo nominò segretario delle lettere latine, consultore dell'Indice, votante di Segnatura di grazia e canonico della basilica lateranense, carica poi sostituita da quella della visita alla giurisdizione di Ferentillo. Morto Benedetto XIV, che lo stesso E. commemorò nei novendiali della morte, il nuovo papa Clemente XIII gli dimostrò non minore fiducia, nominandolo segretario dei brevi ai principi, in sostituzione di monsignor Gaetano Amato, e canonico di S. Maria Maggiore.
L'E., nonostante vivesse a Roma, manteneva tuttavia stretti legami con la sua terra di origine. In Lugo egli fondò una scuola di teologia, alla quale chiamò ad insegnare il domenicano Tommaso Luigi Ballapani, che la continuò dopo la sua morte, ed una scuola per fanciulle diretta da alcune donne, le cosiddette madri pie; oltre a fornire i fondi per tali istituzioni, istituiva premi per gli alunni più meritevoli e metteva a disposizione degli studenti la sua cospicua biblioteca in Lugo, affidata anch'essa al Ballapani. I rapporti che conservava con la sua città di origine sono attestati anche da una lettera alla Municipalità di Lugo (Roma, 13 genn. 1740), conservata nella Biblioteca Trisi di Lugo (Lettere autografe I-XIII-A, busta I-155), da essa risulta che all'E. era stata affidata nel 1732-1733 una causa intentata dalla Comunità di Lugo contro il marchese Spreti per impedirgli di innalzare gli argini della Nera, o canale dei mulini. Tale lite si era poi complicata, a seguito delle risoluzioni della congregazione delle Acque ed al mancato rispetto di tali risoluzioni da parte del marchese, ed era sfociata in una seconda lite e poi in una terza, alle quali oltre alla Municipalità di Lugo avevano partecipato il marchese Corelli, le Comunità di Fusignano e del territorio Leonino. La Municipalità di Lugo aveva affidato all'E. la cura della causa a Roma, ma l'ecclesiastico, riassumendo nella lettera le varie liti e facendo presente gli scarsi fondi affidatigli per una questione che andava sempre più complicandosi, consigliò la Municipalità stessa di venire ad una transazione.
L'E. morì a Roma il 1º luglio 1762, dopo lunga malattia.
Johann Joachim Winckelmann, in una lettera del 10 luglio 1762 a Gian Lorenzo Bianconi, così commenta la sua morte: "i Gesuiti ne trionfano senza fine, e Giacomelli ha occupato il posto suo". Si tratta del sacerdote Michelangelo Giacomelli, pistoiese. I funerali dell'E. vennero celebrati nella chiesa di S. Sabina, dove fu anche sepolto; sulla sua tomba il fratello, Giovanni, pose un'iscrizione. Due orazioni funebri in sua lode, contenenti numerose notizie biografiche, sono conservate presso la Biblioteca Trisi di Lugo (G. M. Fabbri, Orazione funebre in lode di T. E., Faenza 1762, con segnatura VIII-XVIII, busta XI-699; T. Ballapani, Orazione nelle solenni esequie celebrate nella chiesa di S. Domenico di Lugo, Ferrara 1763, con segnatura I-VIII-A, busta II-40).
Nella Biblioteca comunale "A. Saffi" di Forlì si conservano due lettere dell'E. ad Ercole Francesco Dandini, di Roma, 1747 (567.335) ed alla contessa Dandini (570.161), oltre ad una piccola raccolta di scritti vari sulla vita e sull'opera dell'E., consistenti in tre ritagli di giornali, 1835-1929 (570.162-164), e a un Commentario de la vita e de le opere di T. A. E. da Lugo di Francesco Capozzi, consistente di 7 carte manoscritte autografe (558.79).
Due lettere dell'E. all'erudito gesuita G. Lagomarsini (Vat. lat. 11702, f. 337, 6 nov. 1748; Vat. lat. 11704, f. 144, 11 febbr. 1753) dimostrano che i due erano in rapporti di amicizia e di scambio di informazioni bibliografiche. Le due lettere sono scritte entrambe "Dalle Stanze di Pal(azz)o", e la prima venne portata al Lagomarsini dal padre Benedetto Zuccari; in essa si accenna ad un esemplare di Graziano. Nella seconda si parla delle lettere del Lagomarsini all'Emaldi.
L'elenco delle opere dell'E. è riportato dal De Tipaldo (p. 60). Si tratta soprattutto di discorsi di circostanza, in occasione dell'apertura di un anno accademico o per la morte di un personaggio di rilievo, oltre a orazioni tenute nelle varie accademie: Pro inauguratione studiorum, oratio habita in aedibus Romanae Sapientiae…, Romae 1736; Oratio in funere Caroli VII. Romanorum regis, imperatorii electi…, ibid. 1745; e una orazione Delle lodi delle belle arti…, recitata all'Accademia di S. Luca in occasione di un concorso di pittura, scultura ed architettura indetto dall'Accademia stessa e pubblicata a Roma nel 1754. Nella Biblioteca Trisi di Lugo (I-IX-A, busta XVI-696) è conservata una copia dell'Orazione in lode della poesia pronunciata all'Accademia degli Infecondi.
L'E. curò anche, insieme con Ercole Dandini e con Antonio Zanolini, l'edizione delle opere di un suo celebre conterraneo, l'umanista Bartolomeo Ricci (1490-1569) di Lugo, stampate in quattro volumi (Patavii 1748). Nel primo volume il testo è preceduto da una lettera dedicatoria dell'E. al cardinale Francesco Ricci.
Il Capozzi cita anche alcune opere dell'E. rimaste manoscritte, che dice conservate presso i suoi eredi, tra le quali di rilievo: Selva di alcune notizieconcernenti lamateria delle capitolazioni della Germania.
Fonti e Bibl.: J.J. Winckelmann, Lettere italiane, Milano 1961, pp. 199, 201; Diario ordinario (Cracas), n. 3636, 19 nov. 1740, p. 12; n. 7020, 1762, p. 24; E. De Tipaldo, Biografia degli italiani illustri…, I, Venezia 1834, pp. 58 ss.; F. Capozzi, Vita di T. E. lughese, Roma 1840; G. Gasperoni, Settecento italiano…, I, L'ab. G. C. Amaduzzi, Padova 1941, p. 300; A. M. Giorgetti Vichi, Gli arcadi dal 1690 al 1800. Onomasticon, Roma 1977, p. 46; F. Valesio, Diario di Roma, VI, Milano 1979, p. 411; G. Moroni, Diz. di erudiz. stor-eccles., VII, p. 26; XV, p. 209; XLIX, p. 52; LXIII, p. 273; LXXXV, p. 66; Inv. dei mss. delle Bibl. d'Italia, LXXXIV, p. 31; XCIV, p. 237.