Vedi TOMIS dell'anno: 1966 - 1997
TOMIS (Τόμις, Τομεύς, Tomi, Tomis)
Nome antico dell'attuale porto di Costanza, sulla costa dobrugiana del Mar Nero. Colonia ionica di Mileto, fondata come semplice emporio, forse verso la fine del VII sec. a. C., T. ha vissuto a lungo modestamente, sotto la forma di un insignificante πολίχνιον. È ricordata per la prima volta dalle fonti storiche nel III sec. a. C. quando viene contesa tra le due città pontiche di Histria e Callatis e, grazie all'aiuto di Bisanzio, riesce a conservare la sua autonomia.
All'inizio del I sec. a. C. T. diviene alleata di Mitridate VI Eupatore e, quale conseguenza di questo fatto, viene sottomessa dai Romani nel 71 a. C. Riguadagnata la sua libertà in seguito alla sconfitta di C. Antonio Hybrida nel 62, è costretta a sottomettersi dopo pochi anni, all'autorità del re geta Burebista. Morto quest'ultimo verso il 44 a. C. ridiviene libera per breve tempo. Dopo la conquista della Dobrugia da parte di M. Licinio Crasso nel 28 a. C. accetta il protettorato dell'Impero Romano. Qui fu esiliato Ovidio tra il 9 e il 18 d. C. e in quest'esilio scrisse i Tristia e le Epistulae ex Ponto, fonti preziose d'informazione sulla Dobrugia del tempo e sulla vita di T., in un paese ancora ben lungi dall'essere pacificato. Consolidata la frontiera danubiana dell'Impero Romano ai tempi di Tiberio, la città comincia a prosperare e diviene in breve, la più importante città del Mar Nero.
Lo sviluppo della città è ormai ininterrotto: continua a battere monete proprie con l'effigie degli imperatori romani sino a Filippo l'Arabo. Dopo la riorganizzazione dell'Impero sotto Diocleziano, diviene capitale della nuova provincia Scythia minor dedotta dalla antica provincia della Mesia Inferiore. Il cristianesimo si sviluppa qui già dal sec. III e, nel IV, viene istallato a T. il vescovato della Scizia minore.
Situata su un lungo promontorio che domina un grande porto, la città si fortificò verosimilmente ben presto, per resistere agli incessanti attacchi dei barbari. Però i resti di poderose mura venuti in luce nella città per scavi vecchi e nuovi, appartengono all'epoca giustinianea.
L'intenso e rapido sviluppo edilizio della moderna città di Costanza ha in gran parte distrutto le ricche necropoli e le vestigia monumentali dell'antica T., ma ha messo in luce un materiale architettonico, scultoreo ed epigrafico di un'eccezionale ricchezza che va dal I al VI secolo. Sono degni di nota architravi, capitelli, soffitti cassettonati e cornici di marmo, un sarcofago colossale, importato dall'Asia Minore (di una serie ben nota nella Dobrugia) con i simboli del dio Men, statue di culto ed iconiche. Grazie alla documentazione epigrafica abbiamo importanti informazioni sull'organizzazione della città in epoca romana, sulla sua vita economica e culturale, sulle relazioni con le città vicine, sui collegi professionali e religiosi, sui culti, su un teatro, uno stadio e un anfiteatro.
Scavi recentissimi ancora in corso, hanno messo in luce presso il porto un'immensa sala con pavimento di mosaico policromo (motivi vegetali e geometrici), che sembra appartenere a lavori di consolidamento e di abbellimento della costa a picco sul mare. Un'altra scoperta recente (1962, sull'area della vecchia stazione) è il rinvenimento di un ricco deposito di 23 sculture, che deve risalire all'inizio del IV sec. d. C. e che comprende opere di differenti periodi. La più notevole di queste sculture è la figura di un serpente con testa di cane, orecchie umane e capelli: è una raffigurazione di Glykon (v.), che il falso profeta Alessandro di Abonuteichos presentò quale teofania di Asklepios nella sua città natale al tempo di Antonino Pio, e il cui culto era diffuso in Paflagonia, ma attestato anche a Roma alla metà del II sec. d. C.
Come in altri centri minori della Dobrugia (Histria, Ibida, Tropaeum Traiani) anche a T. sono stati trovati resti di quattro basiliche paleocristiane.
Bibl.: K. Regling, in B. Pick-K. Regling, Die antiken Münzen von Dacien und Moesien, Berlino 1910, II, i, pp. 587-917; V. Pârvan, Zidul cetatii Tomi, in An. Acad. Rom. Mem. Sect. Ist., II ser, XXXVII, Bucarest 1915, pp. 415-450; id., Une nouvelle inscription de Tomi, in Dacia, I, 1924, pp. 237-279; D. M. Teodorescu, Monumente inedite din Tomi, in Bull. Com. Monum. Ist., VII, 1914, pp. 180-192; VIII, 1915, pp. 6-20, 74-87 e 186-189; R. Netzhammer, Die christlichen Altertümer der Dobrudscha, Bucarest 1918, pp. 15-112; E. Coliu, Un sarcophage à symboles à Tomis, in Istros, I, 1934, pp. 81-116; R. Vulpe, Histoire ancienne de la Dobrudja, Bucarest 1938, pp. 62-383, passim; id., Tomi al tempo di Ovidio, in Studi Romani, VI, 1958,n. 6, pp. 629-648; I. Barnea, Cretisnismul în Scythia Minor după inscriptii, in Studii teologice, VI, 1954, n. 1-2, pp. 65-107; I. Stoian, Despre decretele tomitane privitoare la paza orasului, in Studii ṣi cercetări de istorie veche, V, 1954, n. 3-4, pp. 557-568; I. Barnea, Quelques considérations sur les inscriptions chrétiennes de la Scythie Mineure, in Dacia, I, 1957, pp. 265-288; G. Bordenache, Attività edilizia a Tomi nel II secolo dell'e. n., ibid., IV, 1960, p. 255 ss.; id., Il deposito di sculture votive di Tomis, in Eirene, IV, 1965, p. 67 ss. con bibl. precedente.