TOMI (Τόμις, Τομεύς, Tomi e Tomis)
Colonia greca di Mileto, corrispondente, come è ormai accertato, all'odierna Costanza in Romania. Fondata circa il sec. VII a C., sembra che abbia perduto la sua autonomia presto e alla metà del sec. III a. C. è contesa tra Bisanzio e Callati. Poco dopo, in conseguenza di queste lotte, Tomi riacquistò l'autonomia, fu in rapporti economici con gli Sciti circostanti e anche politici con Mitridate VI Eupatore. Nel 72-71 Lucullo la ridusse a dipendenza da Roma, probabilmente come città federata aggregata alla Macedonia. L'espansione del re dei Daci Berebista strappò fra il 60 e il 48 a. C. la città ai Romani, da cui tornò a dipendere in seguito alla spedizione di M. Licinio Crasso nel 29 a. C. S'ignora però se già allora la città sia stata annessa all'impero o se sia stata considerata parte del regno vassallo di Tracia annesso a sua volta nel 46 d. C. Nell'impero Tomi appare metropoli della pentapoli - e poi esapoli - delle città greche della regione (Istro, Tomi, Callati, Dionisopoli, Odesso, e poi forse Mesembria). La città si è però andata barbarizzando per influsso dell'ambiente tracio-scita: testimone Ovidio, qui esule, che peraltro vi ricoprì la carica greca di agonoteta. Dal tempo di Tiberio si constata invece una forte corrente di romanizzazione, parallela al rifiorire del territorio.
Dal tempo di Domiziano fece parte della Mesia Inferiore, da Diocleziano della Scizia Minore.
Bibl.: B. Pick e K. Regling, Die antiken Münzen von Dacien und Moesien, Berlino 1910, I, ii, p. 588 segg. Indicazioni più particolari in M. Rostovzev, storia econom. e sociale dell'imp. rom., Firenze 1934, pp. 165, 285, 287.