TRANSTRÖMER, Tomas
Poeta e scrittore svedese, nato a Stoccolma il 15 aprile 1931 e ivi morto il 26 marzo 2015. La sua principale forma espressiva è sempre stata la poesia grazie alla quale si è aggiudicato numerosi premi tra cui il Nordisk råds litteraturpris (Premio letterario del Consiglio nordico) nel 1990, il prestigioso Struga poetry evenings nel 2003, assegnato ad autori particolarmente significativi della letteratura mondiale, fino ad arrivare al massimo riconoscimento, il Nobel per la letteratura, nel 2011 perché «attraverso le sue immagini dense e limpide, ha offerto un nuovo accesso alla realtà».
Figlio di genitori separati (suo padre era giornalista), dall’età di tre anni T. visse con la madre, insegnante, e i nonni paterni, tra Stoccolma e il suo arcipelago appassionandosi alla musica (abile pianista, anche compositore), alla poesia e alla psicologia, e amando il paesaggio nordico fatto di acqua, isole e silenzi.
Laureatosi in psicologia presso l’Università di Stoccolma nel 1956, esordì nella scrittura nel 1954 con la raccolta 17 dikter (Diciassette poesie). Anche quando raggiunse il successo come scrittore, non abbandonò mai il lavoro terapeutico, in particolare con disabili e tossicodipendenti, affiancandolo sempre alla passione per la poesia. Poco conosciuto in Italia (la sua prima traduzione fu la raccolta Poesie del 1999 fortemente voluta da Mario Luzi), T. ha molto amato il nostro Paese di cui conobbe luoghi e lingua (nel 1958 visitò alcune città, tra cui Venezia, in viaggio di nozze) tanto che la sua raccolta più importante si intitola Sorgegondolen (1996; trad. it. La lugubre gondola, 2011), composta sei anni dopo l’ictus che ne ha limitato, ma non impedito, la produzione.
Poeta metafisico, poco ancorato al contemporaneo, fortemente legato alla tradizione letteraria del suo Paese, T. ricerca una poesia assoluta e visionaria, mistica e surreale. Grandi distese, desolanti paesaggi, solitudine, silenzi, l’ascolto di una lingua senza parole, proprio come le orme lasciate dal capriolo sulla neve, cantate in una sua poesia, segno di un passaggio, di una presenza che non si vede, ma risuona tutt’intorno. Della sua produzione ricordiamo, oltre al già citato Sorgegondolen, Hemligheter på vägen (1958, Segreti sulla strada); Den halvfärdiga himlen (1962, Il cielo lasciato a metà); Klanger och spår (1966, Canti e suoni);Stigar (1973, Percorsi); Östersjöar (1974, Lago dell’Est); Sanningsbarriären (1978, Un muro di verità); Det vilda torget(1983, La fiera selvaggia); För levande och döda (1989, Per i vivi e per i morti); Minnena ser mig (1993; trad. it. I ricordi mi guardano, 2011), un’autobiografia; Den stora gåtan(2004; trad. it. Il grande mistero, 2011), la sua raccolta più nota in Europa, composta prevalentemente di haiku, forma poetica della tradizione giapponese, manifesto esplicito della sua tendenza all’essenzialità; Galleriet: Reflected in Vecka nr. II (2007, Galleria: riflessi della settimana nr. 2).
Intrappolato per vent’anni in un corpo costretto quasi all’immobilità e al silenzio, T. riuscì, nonostante la malattia, a continuare a comporre e a trasmettere lucidamente la propria visione interiore, il ‘grande mistero’ della vita, attraverso l’uso ardito di metafore (di cui è impareggiabile maestro), fantasiosi e inverosimili accostamenti di elementi poetici, concentrazione di figure retoriche, dove il silenzio è denso di significato e, proprio come in musica, dà pieno valore a tutto ciò che segue e che precede: «Nelle profondità della terra, scivola la mia anima silenziosa, come una cometa» (da “La roccia dell’aquila”, in Il grande mistero, a cura di M.C. Lombardi, 2011).
Bibliografia: R. Fulton, The poetry of Tomas Tranströmer, London 1973; J. Bankier, The sense of time in the poetry of Tomas Tranströmer, Ann Arbor 1993; M. Ringgren, Stjärnhimlengenom avloppsgallret. Fyra essäer om Tomas Tranströmer (Il cielo stellato attraverso il tombino. Quattro saggi su Tomas Tranströmer), Uppsala 2001; S. Bergsten, Tomas Tranströmer. Ett diktarporträtt (Tomas Tranströmer. Un ritratto poetico), Stockholm 2011.