Milian, Tomas
Nome d'arte di Tomás Quintín Rodríguez, attore cinematografico cubano, nato a Culono (La Avana) il 3 marzo 1933. Formatosi alla scuola del cinema italiano d'autore (Luchino Visconti, Valerio Zurlini, Mauro Bolognini) con il passare degli anni è diventato uno degli attori più famosi del fiorente cinema di genere. Dopo essere stato Cuchillo, eroe 'terzomondista' nei western politici di Sergio Sollima, M. è diventato tra gli anni Settanta e Ottanta un'icona del cinema popolare italiano con i modi spicci e il parlare trucido del personaggio del Monnezza, protagonista di undici film di grande successo. Ha vinto il Nastro d'argento come migliore attore non protagonista con La luna (1979) di Bernardo Bertolucci.
Figlio di un generale, M. fu segnato dal tragico suicidio del padre avvenuto sotto i suoi occhi quando aveva otto anni. Nel 1955 lasciò Cuba giovanissimo per studiare teatro e pittura a Miami dove, colpita dal suo talento, l'insegnante dell'epoca lo iscrisse all'Actors Studio di Lee Strasberg. Messosi in luce in alcune produzioni di Broadway e in una serie televisiva, M. venne notato da Jean Cocteau che, insieme a Giancarlo Menotti, lo portò nel 1959 al Festival di Spoleto per interpretare il suo testo Le poète et la muse, per la regia di Franco Zeffirelli. Nello stesso anno debuttò nel cinema con un piccolo ruolo in La notte brava di Bolognini che lo avrebbe richiamato per il successivo Il bell'Antonio (1960), dove interpreta il cugino del protagonista (Marcello Mastroianni). Ormai lanciato nel circuito del cinema d'autore, M. fu il conte Ottavio, protagonista del divertente episodio Il lavoro diretto da Visconti nel film collettivo Boccaccio '70 (1962), e il tenente Martino nel dramma bellico Le soldatesse (1965) di Zurlini. Passato allo spaghetti-western, fu il protagonista della trilogia di Sollima composta da La resa dei conti (1967), Faccia a faccia (1967) e Corri, uomo, corri (1968) che lo rese sempre più popolare presso il grande pubblico. Seguirono altri film dello stesso filone, tre di Sergio Corbucci, il più riuscito dei quali è il violento ma divertente Vamos a matar, compañeros (1970), e altri di Lucio Fulci, Giulio Petroni, Giulio Questi, Alberto De Martino. Ma in quegli anni M. girò anche polizieschi (Banditi a Milano, 1968, di Carlo Lizzani) e il cult horror Non si sevizia un paperino (1972) di Fulci. La sua esperienza nei 'poliziotteschi' iniziò con Squadra volante (1974) di Stelvio Massi, cui seguirono sei film di Umberto Lenzi, tra cui Il trucido e lo sbirro (1976), dove compare per la prima volta Sergio Marrazzi detto 'er Monnezza', un insolito ladro nemico della violenza. M. ha poi progressivamente trasformato il personaggio, il cui soprannome è passato al commissario Nico Giraldi dei film girati con Bruno Corbucci, conoscendo un crescente favore di pubblico che si è trasformato nel tempo in autentico fanatismo. La banda del gobbo (1977) sempre di Lenzi, Delitto al ristorante cinese (1981), Delitto sull'autostrada (1982) e Delitto in formula uno (1984), tutti di Corbucci, sono gli episodi più fortunati della serie. Stanco del personaggio, M. ha tentato di tornare al cinema d'autore, ma senza grande esito, se si eccettuano i casi isolati rappresentati da La luna e di Identificazione di una donna (1982) di Michelangelo Antonioni. Nel 1989 si è trasferito negli Stati Uniti, dove ha iniziato una fortunata carriera di caratterista, lavorando con grandi registi come Oliver Stone (JFK, 1991, JFK ‒ Un caso ancora aperto), Steven Spielberg (Amistad, 1997), e ottenendo notevoli consensi soprattutto con la parte del generale messicano Arturo Salazar interpretata in Traffic (2000) di Steven Soderbergh.
G. Navarro, F. Zanello, Tomas Milian: er cubbano de Roma, Firenze 1999.