GUTIERREZ ALEA, Tomas
Gutiérrez Alea, Tomás (detto Titón)
Regista cubano, nato a L'Avana l'11 dicembre 1928 e morto ivi il 16 aprile 1996. Fu uno dei più significativi autori del cinema cubano e numerose sue opere sono state premiate in festival internazionali. L'inquietudine espressiva e l'attenzione rivolta agli aspetti del linguaggio cinematografico lo portarono a rinnovare di continuo il suo stile, improntato a un caustico umorismo e a un'irriducibile critica di ogni dogmatismo e degli eccessi burocratici presenti nella prassi amministrativa e politica del proprio Paese, nel quale con la sua opera fu appassionato e impegnato protagonista. Raccolse le sue riflessioni di teorico del cinema in Dialéctica del espectador (1982).
Studiò musica e si laureò in diritto; tra il 1947 e il 1950 realizzò diversi documentari e brevi film a soggetto; con Nestor Almendros e altri studenti fondò nel 1948 il primo cineclub di Cuba. Nel 1949 la lettura di Filmform, fondamentale saggio di Sergej M. Ejzenštejn, decise della sua vocazione. Nel 1950 fu tra i fondatori della società culturale Nuestro Tiempo, che riuniva la maggior parte degli intellettuali progressisti cubani. Nel 1951 partì per Roma, dove due anni dopo con Julio García Espinosa si laureò in regia al Centro sperimentale di cinematografia, formandosi così nell'ambiente e nell'influsso del Neorealismo. Rientrato in patria, fu nominato responsabile della sezione cinema di Nuestro Tiempo. In tale veste, nel 1955 collaborò a El mégano di Espinosa, una docu-fiction sulla vita e il lavoro dei carbonai delle paludi. Dal 1956 al 1959 realizzò cortometraggi e documentari per il cinegiornale settimanale Cine Revista. Subito dopo la vittoria della rivoluzione castrista (genn. 1959) girò Esta tierra nuestra, uno dei due primi documentari, insieme a La vivienda di Espinosa, del cinema rivoluzionario cubano, in cui G. A. descrive la vita e il duro lavoro dei contadini alla luce dei mutamenti della prima riforma agraria del maggio 1959. Nel marzo dello stesso anno collaborò alla redazione della legge che istituiva l'ICAIC di cui fu membro del consiglio direttivo fino al 1961 e attivo docente. Nel 1960 diresse il suo primo lungometraggio a soggetto, Historias de la revolución: opera in tre episodi sulla lotta contro la dittatura di F. Batista. Ispirato a Paisà (1946) di Roberto Rossellini, il film si avvalse, per i primi due episodi, dell'esperienza degli italiani Otello Martelli, direttore della fotografia, che aveva lavorato nel film di Rossellini, e dell'operatore Arturo Zavattini, figlio di Cesare Zavattini, che già si trovava a Cuba per collaborare con il giovane cinema rivoluzionario e che i due avevano raggiunto nel dicembre 1959. Muerte al invasor (1961), realizzato insieme a Santiago Roman Álvarez, fu un montaggio dei materiali girati per i cinegiornali dell'ICAIC sulla fallita invasione di Cuba da parte degli anticastristi nell'aprile di quello stesso anno e di materiali filmati successivamente da G. A. nella stessa Baia dei Porci. In Las doces sillas (1962) si narra della caccia ai diamanti nascosti in una delle dodici sedie da parte di un proprietario espropriato dalla rivoluzione; con questo film G. A. iniziò a emanciparsi dalla matrice neorealista, liberando la vena umoristica che avrebbe caratterizzato la sua filmografia. La muerte de un burócrata (1966), pieno di sottili riferimenti alla comicità di Stan Laurel e Oliver Hardy, è una mordace satira nei confronti dell'apparato burocratico. Memorias del subdesarrollo (1968; Memorie del sottosviluppo) è considerato tra i migliori film di G. A. e del cinema cubano in generale: incentrato sul difficile e contraddittorio rapporto di un intellettuale borghese con la nuova realtà rivoluzionaria, è un ritratto pungente della classe borghese da cui lo stesso regista proveniva. Negli anni Settanta, segnati da un irrigidimento della censura, G. A. ripiegò su due opere ambientate nella Cuba del Seicento, ma piene di allusioni all'epoca contemporanea: Una pelea cubana contra los demonios (1971), su un episodio di superstizione e fanatismo religioso, e La última cena (1976), inquietante affresco della schiavitù, ambientato alla fine del 17° secolo. Nel 1978 poté tornare ad argomenti più attuali con Los sobrevivientes, in cui si narra di una famiglia borghese che, dopo la rivoluzione, si chiude nella propria abitazione per non essere contaminata dai suoi effetti. Hasta cierto punto (1983) è un atto di accusa contro il machismo dei cubani e per esso G. A. ebbe come co-sceneggiatore Juan Carlos Tabío, destinato a diventare il suo più stretto collaboratore. Tornò a far parte dei vertici dell'ICAIC nel 1987, quando gli fu affidata la direzione di uno dei tre gruppi di creazione in cui era stato suddiviso l'Istituto. Nel 1993 girò il film che lo rivelò al pubblico internazionale e che ottenne una candidatura all'Oscar come miglior film straniero, Fresa y chocolate (Fragola e cioccolato) diretto insieme a Tabío. In esso si descrive la difficile condizione di un omosessuale che vive a Cuba in un periodo di forte discriminazione e repressione della diversità. La sua ultima opera, Guantanamera (1995), diretta ancora con Tabío, è, come La muerte de un burócrata, una farsa mordace sugli eccessi e i paradossi della burocrazia cubana.
A. Fornet, Alea, una retrospectiva crítica, La Habana 1987.
Filmoteca Canaria, Tomás Gutiérrez Alea: poesía y revolución, Las Palmas de Gran Canaria 1994.
J.A. Evora, Tomás Gutiérrez Alea, Madrid 1996.
P.A. Schroeder, Tomás Gutiérrez Alea, New York 2002.