STOPPARD, Tom
STOPPARD, Tom (nato Straussler, Tomas)
Drammaturgo britannico, nato a Zlin (Cecoslovacchia) il 3 luglio 1937. Nel 1939, allo scoppio della seconda guerra mondiale, la famiglia si trasferì a Singapore e poi, per sfuggire ai giapponesi, in India, ove S. compì i primi studi. Morto il padre, la madre si risposò con K. Stoppard, un maggiore inglese, e nel 1946 la nuova famiglia si trasferì definitivamente in Gran Bretagna, dove S. completò gli studi, iniziando in seguito la carriera di giornalista, prima come cronista presso il Western Daily Press, poi come critico teatrale per il Bristol Evening World; dal 1959 si dedicò alla drammaturgia, iniziando una ricca e sofisticata produzione teatrale che comprende, oltre a numerosi tele- e radiodrammi, sceneggiature cinematografiche e adattamenti di testi stranieri, alcune opere considerate tra le più originali dell'ultimo trentennio. Giunse al successo con la commedia Rosencrantz and Guildenstern are dead, presentata al Festival di Edimburgo nel 1966, ideale continuazione dell'episodio dell'Amleto di W. Shakespeare, dei due cortigiani parassiti inviati con Amleto dal re di Danimarca in Inghilterra perché si assicurino che il principe sia ucciso.
Già da questa prima opera si evincono le caratteristiche tipiche e comuni a tutto il corpus drammaturgico di S., costituito da opere nelle quali non sono inserite tematiche particolari, non vibrano messaggi esistenziali o tesi da difendere, non vengono utilizzate le categorie drammaturgiche tradizionali del tempo e dello spazio. Si tratta più che altro di divertissements tra il pastiche e il collage, di giochi scenici intellettualmente brillanti e spregiudicati, scenicamente ingegnosi, ma − a giudizio di non pochi critici − spesso fumosi e superficiali. Il materiale drammatico scaturisce da situazioni eterogenee e viene di volta in volta modellato e rifuso sino a ricreare sofisticate maschere e rappresentazioni del reale inserite in un fantasmagorico, quasi sempre godibilissimo mélange in cui trovano posto citazioni erudite e slogan pubblicitari, farsa, parodia e fantascienza, politica e religione, Shakespeare e luoghi comuni, effetti stranianti e fantasiosi. Il linguaggio funambolico e persino deflagratorio, con le sue esasperate variazioni stilistiche e l'uso ora spregiudicato ora controllatissimo di una vastissima gamma di stili con cui l'autore è solito giocare, rendono le opere uniche nel loro genere e fra le più interessanti del teatro britannico del secondo Novecento.
Della vasta produzione teatrale, si segnalano in particolare: The real inspector hound (1968), After Magritte (1970), Dogg's our pet (1971), Jumpers (1972; trad. it., 1984), Travesties (1975; trad. it., 1984), Dogg's Hamlet, Cahoot's Macbeth (1980), The real thing (1983), Hapgood (1988) e In the native state (1991). Oltre a numerosi radiodrammi (The dissolution of Dominic Boot, 1964; Albert's bridge, 1967; Artist descending a staircase, 1972) e teledrammi (A separate peace, 1966; Teeth, 1967; Three men in a boat, 1975, tratto dal famoso romanzo di J.K. Jerome; Professional foul, 1977), S. ha adattato e sceneggiato opere di S. Mrozek, F. García Lorca, A. Schnitzler, G. Greene, J.N. Nostray e V. Nabokov. Numerosissimi i riconoscimenti in Inghilterra e all'estero: si segnalano in particolare il John Whiting Award (1967), il premio Italia (1968) e il New York Drama Critics Circle Award (1968 e 1976).
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