TOLOMEO I Sotere (Πτολεμαῖος Σωτήρ), re d'Egitto
Figlio di Lago, nobile macedone dell'Eordea, e di Arsinoe, appartenente a un ramo laterale della famiglia regia di Macedonia, fu a un dipresso contemporaneo di Alessandro Magno col quale fin da giovane si trovò in relazione di amicizia. Esiliato dal re Filippo forse appunto per questo, fu richiamato da Alessandro, che accompagnò poi sempre nelle spedizioni militari. La prima sua impresa di qualche importanza è la cattura di Besso. Molto si segnalò poi durante la spedizione nell'India, dimostrandosi uno dei più devoti e abili generali di Alessandro.
Alla morte del conquistatore ebbe parte preponderante nelle decisioni che furono prese per la provvisoria sistemazione dell'impero, riuscendo a farsi assegnare la satrapia dell'Egitto. Eliminò subito Cleomene di Naucratis che era stato lasciato accanto a lui come amministratore della finanza, e s'impadronì del ricco tesoro che Geomene custodiva; conquistò inoltre la Cirenaica. Impadronitosi, alla frontiera tra l'Egitto e la Siria, del cadavere di Alessandro Magno, diretto all'oasi d'Ammone, lo seppellì a Menfi prima e quindi ad Alessandria.
La politica di T. Sotere mirava a fare del ricchissimo Egitto un nido sicuro, isolato, ben protetto da ogni assalto esteriore. Ma le circostanze e la necessità, o il desiderio di annettersi alcuni territorî confinanti, l'obbligarono a intervenire nel Mediterraneo e nell'Asia Minore. Nel 321 venne a conflitto con Perdicca il quale voleva consolidare l'unità dell'impero macedonico contro le velleità autonomistiche dei governatori, e a lui fu dovuto soprattutto se il tentativo di Perdicca fallì. Nel 315 si unì alla coalizione contro Antigono; nel 312 insieme con Seleuco invase la Palestina e vinse a Gaza Demetrio figlio di Antigono, ma poi, battuto nel 311, fu costretto a evacuare la Celesiria. Tuttavia conservò Cipro. Nel 309 volse più che in passato la sua attenzione al Mediterraneo ed effettuò sbarchi nella Grecia continentale. Ma una terribile sconfitta navale inflittagli da Demetrio, a Salamina di Cipro, lo costrinse a sgombrare anche quest'isola. Nel 305 assunse come gli altri diadochi il titolo di re, cominciando a datare peraltro dal 324-23. Nel 303-2 partecipò a una nuova coalizione contro Antigono, e nel 301, dopo la vittoria di Ipso, occupò la Palestina, che già assegnata dagli alleati a Seleuco, costituì per oltre un secolo il pomo della discordia tra Egitto e Siria. Nel 295-4 riconquistò Cipro e per alcuni anni la sua flotta poté dirsi padrona dell'Egeo. Occupata definitivamente la Cirenaica l'assegnò al fratellastro Magas. Nel 285, in età di 82 anni, abdicò in favore di Tolomeo, il giovinetto figlio natogli da Berenice, non tenendo conto del più anziano Tolomeo Cerauno avuto dalla ripudiata Euridice. Fu guerriero valoroso, abile diplomatico, uomo di governo dotato di larghe vedute e di spirito d'organizzazione. Per dominare con un nucleo di Macedoni e Greci assai inferiore il numeroso strato di popolazione indigena, adottò il sistema di costellare il paese con colonie militari.
T. I scrisse quando era già re (come risulta dal proemio di Arriano), cioè dopo il 305, una narrazione dell'intera impresa di Alessandro in Asia. Questa narrazione noi conosciamo in sostanza solo da Arriano che la utilizza con il più grande rispetto accanto all'opera analoga di Aristobulo, distinguendo entrambi dagli altri storici di Alessandro per serietà di racconto, ma in fondo ponendo ancora più alto T. Con l'analisi di Arriano i moderni hanno cercato di delimitare la parte di T. in confronto a quella di Aristobulo per ricavarne poi una caratteristica. Ma l'impresa è duplicemente difficile: perché Arriano non è personalità banale di compilatore e perché verosimilmente Aristobulo ha tenuto presente T. (c'è chi sostiene anche il rapporto inverso). Nel complesso è evidente che T. ha interesse di critico militare, devozione profonda per il suo capo, tendenza ad accentuarne la preveggenza e la mitezza in confronto allo spirito di avventura: egli giudica da macedone e non da greco, mette in secondo piano tutti i collaboratori (senza mettere in vista sé stesso), polemizza esplicitamente con la narrazione di Nearco che già aveva davanti e infine con la secchezza stessa del racconto reagisce contro una tradizione storiografica già formata, che dunque corregge, ma presuppone.
Bibl.: v. alessandria; egitto: L'Egitto ellenistico-romano; lagidi; inoltre cfr. H. Berve, Das Alexanderreich auf prosopogr. Grundlage, II, Monaco 1926, p. 329 segg.; W. W. Tarn, Two notes on Ptolemaic History, in Journal of Hellenic Studies, LIII (1933), p. 57 segg.; P. Jouguet, Les Lagides et les indigènes égyptiens, in Rev. Belge de Phil. et d'Hist., III (1923), p. 149 segg.; W. Kolbe, Die griechische Politik der ersten Ptolemäer, in Hermes, LI (1916), p. 50; M. Fritze, Die ersten Ptolemäer und Griechenland, Halle 1917; W. Peremans, Égyptiens et étrangers en Égypte au IIIème siècle av. J. Chr., in Chronique d'Égypte, n. 21 (gennaio 1936), Bruxelles, pp. 151-162. - Per la cronologia: M. L. Strack, Die Dynastie der Ptolemäer, Berlino 1897; B. Meyer, Untersuchungen zur Chronologie der ersten Ptolemäer auf Grund der Papyri, in II. Beiheft zum Archiv f. Papyrusf., ivi 1925; K. Y. Beloch, Zur Chronologie der ersten Ptolemäer, in Archiv. f. Papyrusf., VIII (1924), p. 171 segg. e VIII (1927), p. i segg. Per l'opera storica: H. Strasburger, Ptolemaios und Alexander, Lipsia 1934; E. Kornemann, Die Alexandergeschichte des Königs Ptolemaios I. von Aegypten. Versuch einer Rekonstruktion, Lipsia e Berlino 1935. Frammento in F. Jacoby, Fragmente der griech. Historiker, II, B, Berlino 1927.