Nobile macedone (n. 366 circa - m. 283 a. C. circa). Valoroso generale di Alessandro Magno, si distinse durante la campagna d'India e, alla morte del sovrano (323), ebbe l'Egitto. Assunto (305) il titolo regale, combatté contro il re di Macedonia Antigono Monoftalmo (381-301) ed estese il suo regno a Celesiria, Cipro e Cirenaica. Saggio politico, a lui si deve, essenzialmente, l'organizzazione militare, politica e amministrativa dell'Egitto quale si perpetuò sino all'età romana e, in parte, anche oltre.
Figlio di Lago, nobile macedone dell'Eordea, e di Arsinoe, appartenente a un ramo laterale della famiglia regia di Macedonia, fu fin da giovane legato da amicizia ad Alessandro Magno. Esiliato dal re Filippo forse appunto per questo, fu richiamato da Alessandro, che accompagnò poi sempre nelle spedizioni militari. Prese parte alla spedizione di Alessandro in Asia, e si distinse specialmente nella campagna d'India. Alla morte di Alessandro ottenne la satrapia d'Egitto, cui aggiunse, per suo conto, la Cirenaica; presto si liberò di Cleomene di Naucrati che gli stava accanto come ministro delle finanze, e s'impadronì del ricco tesoro da lui custodito. Alla sua tendenza autonomistica si oppose Perdicca, che voleva conservare l'unità dell'impero; ma Perdicca fu ucciso (321). Tolomeo poi combatté ripetutamente Antigono (315 e 312) vincendone il figlio Demetrio a Gaza, e occupando così la Celesiria, che però dovette evacuare l'anno dopo. Si volse allora verso le Cicladi e il Peloponneso; ma battuto (306) da Demetrio a Salamina di Cipro, dovette abbandonare anche quell'isola. Assunse, come gli altri diadochi, il titolo di re (305) e partecipò all'ultima coalizione contro Antigono (302-301). Rioccupò la Celesiria, già assegnata a Seleuco, e destinata a esser motivo di secolare discordia tra Seleucidi e Lagidi, e Cipro (295); rioccupò infine la Cirenaica, che assegnò al figliastro Maga. Nel 285 associò al regno il figlio Tolomeo detto poi Filadelfo, che aveva avuto da Berenice, diseredando il primogenito Tolomeo Cerauno, figlio di Euridice; morì non molto dopo. Scrisse anche una storia molto lodata dell'impresa di Alessandro che costituì, con l'opera di Aristobulo di Cassandria, la fonte principale dell'opera di Arriano.