TOLOMEO Chenno (Πτολεμαῖος Χέννος)
Scrittore greco dell'epoca di Traiano e di Adriano; a quanto ci riferisce il lessicografo Suida, fu figlio di Efestione e nacque ad Alessandria. Egli è uno dei più significativi rappresentanti della mania erudita giunta in quell'età sino al ridicolo.
Dopo il fiorire prodigioso dell'arte e della letteratura nell'epoca classica, l'età alessandrina, declinando le facoltà creative e sviluppandosi sempre più la riflessione, aveva sentito il bisogno di fare, per dir così, l'inventario di tutta la ricchezza del passato, non solo curando edizioni delle opere letterarie dell'età precedente, ma facendo raccolte di leggende, di tradizioni, di miti. È il primo sorgere della folkloristica, che, accanto a opere di un carattere più serio, produsse scritti di vieta curiosità, e soprattutto la mania di considerare le leggende come documenti storici, e di porsi perciò quesiti pedanteschi e futili, come quanti fossero i cani di Atteone e i loro nomi, ecc. E dove mancavano i documenti (cioè le notizie tratte dagli scrittori che avevano trattato con libero spirito creativo di quei miti) si inventava, fingendo fonti inesistenti. Di questa mania ciarlatanesca di erudizione uno dei più singolari rappresentanti è Tolomeo Chenno che scrisse varie opere a noi non pervenute, fra cui una Sfinge, che doveva essere un dramma o romanzo di carattere mitologico erudito, un poema, Antomero, che aveva la pretesa di migliorare dal lato mitologico i poemi di Omero; una Storia mitologica paradossale, cioè raccolta di notizie singolari e contrarie all'opinione comune; una Nuova storia per apprendimento di molte cose nuove, di cui abbiamo un riassunto di Fozio, dove erano raccolte notizie diversissime, e curiosità, di cui molte inventate e attribuite ad autori inesistenti.