Vedi TOLEMAIDE dell'anno: 1966 - 1997
TOLEMAIDE (Πτολεμαΐς, Ptolemais)
Centro della Cirenaica; sorto già in epoca arcaica presso una rada della costa come centro dello scalo marittimo di Barce, città d'origine libica dell'altopiano, distante da T. km 23,500 in linea d'aria.
Dalla tradizione letteraria greca preellenistica è chiamata "Porto di Barce" ed altri scrittori identificano T. con Barce, segno che politicamente, in un primo tempo, non aveva ancora una propria autonomia. Se non è errata l'interpretazione dell'iscrizione geroglifica del ritratto del dignitario Harpocrates, l'abitato portuale di Barce sarebbe stato conosciuto nella tradizione egiziana col nome di Het-Isert cioè Casa del boschetto di tamerici, presumibilmente traduzione egiziana del nome libico. Ma, essendo tale iscrizione d'età ellenistica, non sappiamo se la suddetta tradizione sia collegabile ad una colonizzazione egiziana preellenistica (fatto non impossibile, dati i rapporti d'amicizia fra Barce e il re Achoris della XXIX dinastia, circa il 390 a. C.) o se presupponga la colonizzazione tolemaica. Che come città a sé T. sia stata fondata sotto la monarchia e per volontà dei Lagidi nessuna fonte scritta lo attesta, ma lo si deduce dal carattere dinastico del nome, derivatole o da uno dei primi re Tolemei o dalla principessa Tolemaide, figlia di Tolemeo I e di Euridice, comun que in epoca non più recente del III sec. a. C., dato che la più antica epigrafe (finora nota) di T., dedicata dalla città ad una regina Arsinoe Filadelfo, non può esser più tarda del 217 a. C. La nuova città ereditò l'importanza ch'era stata di Barce, e due tardi scrittori (Sinesio e Procopio) la ricordano come già in passato, popolosa, insigne, ricca, frequentata. In T. vi furono un'Akademia (istituto di studi superiori?), testimoniata da due epigrafi greche del I e II sec. d. C.; ed una bottega di scultori, liberi interpreti di modelli d'arte classica, come si desume da una serie stilisticamente omogenea di statue ivi trovate, fra le quali Asklepios ricavato da altra statua, e da una maschera muliebre di stucco, forse modello da esser fuso in metallo. Una storia di T. per i periodi ellenistico e romano è ancora da farsi; è stato possibile abbozzarla invece per il periodo tardo, grazie all'esistenza degli scritti di Sinesio di Cirene, vescovo di T. (circa 370-413), e del decreto dell'imperatore Anastasio I (430-518) circa l'ordinamento militare della Cirenaica.
Visitata dagli esploratori europei della Libia nel secolo scorso e da una missione italiana nel 1910, la zona archeologica di T. fu cantiere in permanente attività di scavi e di restauri dal 1935 al 1942. In essa devesi distinguere: il probabile sito dell'arcaico borgo marinaro, immediatamente a N-O dell'antico porto, limitato da un molo congiungente gli scogli, con faro o torre di vedetta sul promontorio di N-O; e l'area della città di fondazione ellenistica, a S-E del precedente, sopra un ripiano della piattaforma d'arenaria, digradante verso il litorale marino, limitata a E e a O dai due uidian Ziuana e Chambisch.
Quest'area ha forma quadrangolare e pianta ippodamea. Le mura, di età ellenistica, furono molto restaurate nel III sec. d. C. Sul lato O si apriva la Porta Teuchira con torri a profilo rastremato e facciata a pannelli, con iscrizioni di età ellenistica. Sotto la zona dell'Agorà si conserva un sistema di tredici gallerie parallele, di età ellenistica, lunghe 18 m e intersecate ad angolo retto da altre 8 gallerie, lunghe 52 m e alte 5, forse cisterne.
Il teatro, forse del Il sec. a. C., è sistemato in una naturale concavità della montagna.
Edificio importante è il cosiddetto Palazzo delle Colonne (ellenistico nelle sue parti più antiche), con peristilio centrale, intorno al quale apronsi aule, sale minori ed una grande sala colonnata. Nei settori laterali altri quartieri, incentrati su un cortile e su un peristilio minore (E) e su un atrio (O), nel settore N grandi sale termali, tabernae sulla fronte esterna, piani superiori. Benché la veste decorativa degl'interni (pavimenti a mosaico e pareti marmoree e dipinte) possa essere romana, greco è tuttavia l'essenziale schema architettonico, dove la linea retta prevale sulla curva, alessandrino è il gusto per alcune forme architettoniche. Copiosa suppellettile di statuette egiziane in basalto e in granito, fra cui alcune con iscrizioni geroglifiche, relative a dignitari della corte dei Lagidi, di statue decorative marmoree grecoromane, di oreficerie, monete d'oro, ecc. Fu forse la residenza dei regi funzionari, poi dei promagistrati romani e dei governatori bizantini. Per la storia dell'architettura il Palazzo può rappresentare una fase antecedente l'amalgama di forme, avvenuto poi in Occidente, tra la casa ellenistica e la casa italica, quale in Pompei e in Ercolano.
In età romana nell'agorà ellenistica sorse il Foro, con un grande piazzale pavimentato a grossi ciottoli ricoperti da mosaico a tessere bianche. Del porticato che lo cingeva nulla sussiste, ma restano in piedi due grandi colonne ioniche di un tempio, forse dedicato alla triade Capitolina, nelle cui fondamenta sono incorporati due blocchi con iscrizioni dedicatorie a re e regine Lagidi. Un anfiteatro ad arena senza sotterranei fu in epoca romana ricavato da una vecchia latomia; sulla parete interna dell'ambulacro del podio esistevano pitture databili al III sec. d. C., di cui resta una elegante figura di Kairòs. Ad epoca traianea è da attribuire un ponte-acquedotto sullo uadi Ziuana (l'unico finora noto in Cirenaica), a due fornici di luci diverse, restaurato da Giustiniano.
Un arco onorario a tre fornici, databile alla seconda metà del IV sec., presenta i pilastri ornati ciascuno con quattro colonne tortili di marmo nero e basi e capitelli corinzî di marmo bianco. Il decumano massimo conserva ancora facciate di edifici del tardo impero con una fontana pubblica, statue e colonne onorarie. In due edifici quadrangolari, addossati tra loro e chiusi da muri in conci di pietra con rare porte, furono trovati frammenti di iscrizioni a Valentiniano, Arcadio e Onorio e i blocchi col decreto di Anastasio I (ora al Louvre).
In età protobizantina su precedenti edifici, sorse una Basilica-fortezza (IV-V sec.). Fuori delle mura si estendono verso E e O le necropoli, delle quali l'occidentale è caratterizzata da una serie di latomie, con tombe a camera scavate nella roccia.
Delle sculture sono note, oltre alla numerosa serie già ricordata di statue trovate negli scavi del palazzo delle colonne, anche una statua della Dea (Tyche) protettrice della città, rilievi di sarcofagi, due stele funerarie dei gladiatori Ermete e Ippomedonte del sec. III, arieggianti la sontuosità decorativa delle stele attiche a edicola del IV sec. a. C., una testa colossale del dio pancirenaico Aristeo, infine la base circolare con otto menadi danzanti a bassorilievo (il monumento scultoreo più cospicuo finora scoperto in T., copia romana da un originale attribuito allo scultore attico Kallimachos del V sec. a. C.). Altre sculture importanti, scoperte in settori per lo più ignoti della stessa zona archeologica, sono: testa-ritratto di principe Lagide; copie romane di statue greche dal V sec. in poi: Atena tipo Farnese dedicata da un M. Ulpio Cominio, un Hermes stante, un Eracle in riposo tipo Farnese, una Dea panneggiata stante.
L'importanza di T. come zona monumentale consiste nel suo carattere ellenistico, unico in tutta l'Africa settentrionale immediatamente ad O dell'Egitto, e che forse potrebbe aiutarci alla conoscenza della cultura artistica di Alessandria nell'età dei Tolemei (v. vol. v, fig. 296).
Bibl.: Non esiste uno studio storico d'insieme su T. in particolare, ma solamente studî su singoli monumenti, articoletti superficiali, guide ad uso turistico. Per la bibliografia anteriore al 1937 v. G. Caputo, in Enc. It., s. v., dove però non è registrato l'art. di S. Ferri, L'Iside basilissa, in Libya, Roma 1927, p. 38 ss. Per le fonti letterarie: J. P. Thrige, Res Cyrenensium (nuova ed. del testo latino: Verbania 1940). Altre notizie in J P. Thrige, Storia di Cirene (trad. it. Ferri, Verbania 1940). ALtra bib. in P. Romanelli, La Cirenaica romana, Verbania 1943. Per le fonti islamiche: v. M. Reinaud, Géographie d'Aboulfeda, II, parte I, Parigi 1848. Inoltre: J. Ward Perkins, Christian Antiquities of the Cyrenaican Pentapolis, in Bulletin de la Soc. d'archéol. copte, IX, 1943, Il Cairo 1944; C. G. C. Hyslop, Cyrene and Ancient Cyrenaica, a Guide book, Tripoli 1945, pp. 63-73; A. Rowe, New Light on Aegypto-Cyrenaean Relations, ecc. suppl. agli Annales du Service des Antiq. de l'Eg., XII, 1948; G. Caputo, Lo scultore del grande bassorilievo della danza delle Menadi, Roma 1948; G. Pesce, Il Palazzo delle colonne in Tolemaide di Cirenaica, Roma 1950; G. Caputo, Orientamenti nell'esplorazione di Tolemaide, in La Parola del Passato, 1953, pp. 48-52; id., Note sugli edifici teatrali della Cirenaica, in Anthemon, Venezia 1954; R. G. Goodchild, The Decline of Cirene and Prise of Ptolemais; Two new inscriptions, in Quad. Arch. Libia, IV, 1961, p. 88, fig. 4. Arco trionfale di T.: S. Stucchi, ibid., p. 60, fig. 9. Casa in mattoni crudi: H. Sichtermann, in Arch. Anz., LXXVII, 1962, p. 426 ss.; C. H. Kraeling, Ptolemais, City of the Libyan Pentapolis, Chicago 1963.