TODA
. Tribù a vita del tutto pastorale, abitante le vette dei Nilghiri, nell'India meridionale. Vivono a contatto dei Bagada (agricoltori), dai quali si fanno pagare una tassa in grano come padroni del suolo, dei Kota (artigiani), degl'Irula e dei Kurumba, tutti ben diversi da loro per fisico e cultura. Si dividono in due gruppi endogami: al primo appartiene il solo clan dei Peiki, nel quale si scelgono i sacerdoti; all'altro i clan dei Pákkan, Kuttan, Kenna e Todi. In ambedue, la moglie è ricevuta in cambio di bufali. Più fratelli, unendosi nel pagamento, divengono mariti della donna: donde la poliandria dei Toda. Questa è favorita dalla soppressione frequente delle neonate. La paternità è affermata al settimo mese di gravidanza, con una cerimonia durante la quale la donna accetta, dal supposto padre del nascituro, un arco e una freccia in miniatura. Gli adulti portano capelli, barba e baffi lunghissimi. I ragazzi sono rasati alternatamente nel mezzo, o sul davanti e il dietro della testa, secondo una striscia che, passando per il vertice, va da un orecchio all'altro. Raggiunta la pubertà, le sole fanciulle vengono tatuate sul collo e sulle braccia con circoli e punti. Gli uomini, con un tizzone ardente, si fanno una grossa cicatrice sulla spalla destra. Il vestito consta nei due sessi di una toga bianca (o putkuli) di tela rozza bordata di rosso o turchino, e ricamata in azzurro dalle donne. A queste, essendo escluse dai contatti col bestiame, resta come principale occupazione la cottura giornaliera del cibo, composto, meno in rare occasioni, di vegetali. Anche gli uomini disdegnano il lavoro della terra, ma curano esageratamente i bufali, perché oggetto di adorazione.
Il villaggio toda, o mand, è abitato da una famiglia. Ogni mand risulta di due o tre solidissime capanne di legno e bambù, a forma di mezza botte, o raramente con tetto a due spioventi. La porta, quadrata, non supera gli 80 cm. di lato. Vi è poi il tuer, o recinto di pietre per rinchiudervi i bufali la notte. Un po' in distanza, un'altra capanna è il palthci, o latteria, dove risiede e fa il burro un sacerdote-lattaio, o palkarpal. Vi sono dei villaggi sacri, o tirieri mand, con due abitazioni: una per il palal (o sacerdotedio, distinto da un mantello nero) e l'altra per il kavilal, o prete aiutante. Vi sono mand estivi e mand invernali. Per ragioni rituali, oltre che per pascolo, le mandrie e le famiglie migrano stagionalmente da un mand all'altro. Nelle latterie si conservano con mistero antiche campane sacre di bronzo (konku der) da suonarsi cerimonialmente davanti alla bufala, una per mandria, discendente dal primo maschio avuto dalla tribù. I Toda hanno anche un tempio conico, o "cattedrale", pure di legno e bambù. Vi albergano le più temibili deità. I Toda celebrano due funerali: il "verde" e il "secco". Il primo consiste nella cremazione del morto con fuoco acceso per confricazione. Un bufalo viene sacrificato fra i lamenti degli astanti e abbandonato ai Kota. Il funerale "secco" è una funzione commemorativa-propiziatoria del defunto. Con gli oggetti di esso e i rimasugli ossei della cremazione, si bruciano allora uno o più bufali. I Toda adorano il sole e la luna, credono in un essere supremo e in un al di là. Taluno porta oggi il segno di Siva sulla fronte; pochi sono divenuti evangelici. Parlano un linguaggio dravidico, nel quale si distinguono dieci vocali e ventiquattro consonanti. Ignorano la scrittura. Hanno racconti tradizionali, caratteristici canti e giuochi di forza e destrezza. I loro costumi e malattie varie, principalmente la sifilide, li avviano a un lento declino. Secondo l'ultimo censimento (1931) sussistono con 597 individui, di cui 340 sarebbero maschi.
Bibl.: J. W. Breek, An account of the primitive tribes and monuments of the Nilagiris, Londra 1873; P. Mantegazza, Studi sulla etnologia dell'India, Firenze 1886; W. E. Marshall, A phrenologist amongst the Todas, Londra 1873; G. Oppert, The origin. Inhabitants of India, in Zeitschr. für Ethnol., Berlino 1896; W. H. R. Rivers, The Todas, Londra 1906; E. Schmidt, Reise nach Südindien, Lipsia 1894; E. Thurston, Todas and Kotas of the Nilgiris in Madras Govt. Mus., Bull., IV (1896), I e II, pp. 141-84; id., Castes and Tribes of Southern India, ibid., VII (1909).