To Be or Not to Be
(USA 1941, 1942, Vogliamo vivere, bianco e nero, 99m); regia: Ernst Lubitsch; produzione: Ernst Lubitsch, Alexander Korda per Romaine; soggetto: Ernst Lubitsch, Melchior Lengyel; sceneggiatura: Edwin Justus Mayer; fotografia: Rudolph Maté; montaggio: Dorothy Spencer; scenografia: Vincent Korda; costumi: Walter Plunkett, Irene; musica: Werner R. Heymann.
Varsavia, agosto 1939. Una compagnia teatrale prepara l'allestimento di una pièce intitolata Gestapo, pur continuando a rappresentare l'Amleto di Shakespeare. Vera e propria anima della compagnia è la coppia formata da Joseph e Maria Tura. Joseph, un attore piuttosto istrionico, è geloso di ogni minimo spostamento di sua moglie. Il giovane e galante luogotenente Sobinski, che fa la corte a Maria, le fa recapitare fiori in camerino e le chiede un'intervista. Lusingata, l'attrice acconsente, purché lui la raggiunga in camerino nel momento preciso in cui suo marito attacca il famoso monologo di Amleto ("To Be or Not to Be"). Un ufficiale viene ad annunciare alla troupe che sono state vietate le prove di Gestapo per non offendere la Germania. Hitler invade la Polonia, e le bombe devastano Varsavia. Il luogotenente Sobinski è arruolato nella RAF e si ritrova a Londra. Durante una serata con il professor Siletsky, in procinto di raggiungere Varsavia per una missione segreta, Sobinski si rende conto che Siletsky è una spia al servizio dei nazisti e sta per consegnare ai tedeschi i nomi principali della Resistenza polacca. Gli inglesi decidono di mandare Sobinski a Varsavia per impedire al professore di fornire i nomi al colonnello Ehrhardt, capo della Gestapo. Paracadutato non lontano dalla città, Sobinski raggiunge Maria, le cui grazie fanno strage di cuori in campo nazista. Il professor Siletsky la corteggia e vuole convincerla a diventare una spia al servizio dei vincitori. La Resistenza uccide Siletsky; Joseph, con una finta barbetta, si finge lui e si fa gioco del colonnello Ehrhardt. Viene annunciato l'arrivo a Varsavia di Hitler, che sarà sicuramente presente a una delle repliche. Tutti i componenti della troupe si travestono da soldati nazisti. Un attore si maschera da Hitler e, mentre il vero dittatore assiste alla rappresentazione, organizza la fuga collettiva verso l'Inghilterra. A Londra, Joseph Tura rimette in scena Amleto. Al momento del famoso monologo, uno sconosciuto si alza dalla fila ed esce, rendendo ancora una volta l'attore folle di gelosia.
Due anni dopo Charlie Chaplin e il suo The Great Dictator, Ernst Lubitsch prende di mira Hitler, con l'intenzione di provocarlo tramite l'ironia e la derisione. Paradossalmente questo film, poi riconosciuto un capolavoro del cinema mondiale, all'epoca fu frainteso, poiché qualcuno trovava che Lubitsch non trattava bene il popolo polacco. Bisogna essere ciechi per non vedere la maniera ‒ quanto sottile ed efficace ‒ con cui al contrario To Be or Not to Be tesse l'elogio del coraggio e dell'intelligenza dimostrati dai resistenti polacchi, tutti appartenenti al mondo del teatro e dello spettacolo. Perché è proprio di questo che si parla nel film. Come restare attore, a ogni costo, anche nelle situazioni più pericolose? Come fare affinché la recitazione e l'amore del teatro, la simulazione o il travestimento, finiscano per prevalere sul nemico peggiore, lo stesso Hitler e il regime nazista? Per imporre il proprio punto di vista fondato sull'arte della commedia e della satira, Lubitsch aveva bisogno di una sceneggiatura dai meccanismi impeccabili, complessa ed efficace a un tempo.
La sceneggiatura di To Be or Not to Be non funzionerebbe però tanto bene senza il movimento che la regia imprime al film. La forza e il fascino di questa commedia risiedono nella vivacità e nel ritmo, nel succedersi di situazioni una più divertente dell'altra. Tutto funziona in questo film. Tanto sul piano generale, che mostra come, con determinazione e creatività, una troupe di attori fa di tutto per resistere all'occupazione di un paese, quanto sul piano dei dettagli: ogni gesto è preciso, ogni dialogo e ogni situazione testimoniano di una intelligenza pronta, del gusto per il gioco e per lo scherzo, di un senso critico penetrante. Lubitsch riserva evidentemente ai grotteschi e stupidi nazisti le sue frecce più affilate, ma non risparmia all'occasione i difetti degli altri suoi personaggi, anche i preferiti. Così, il geloso Joseph Tura è un istrione vanitoso, cui sta a cuore solo il suo prestigio di attore. Quanto a Maria, sua moglie, interpretata dalla bella Carole Lombard, nella sua ultima apparizione sullo schermo prima del terribile incidente d'aereo nel quale perse la vita, è una seduttrice pronta ad appartarsi con uno dei suoi pretendenti mentre il marito in scena declama il monologo di Amleto. A distanza di sessant'anni, il film di Lubitsch non ha perso niente del suo fascino gioioso, sottile e esilarante.
Interpreti e personaggi: Carole Lombard (Maria Tura), Jack Benny (Joseph Tura), Robert Stack (tenente Stanislav Sobinski), Felix Bressart (Greenberg), Lionel Atwill (Ravitch), Stanley Ridges (professor Alexander Siletsky), Sig Ruman (colonello Erhardt), Tom Dugan (Bronski), Charles Halton (Dobosh), Henry Victor (capitano Schultz).
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