TESSITORI, Tiziano
– Nacque a Sedegliano (Udine) il 13 gennaio 1895, da Domenica Pressacco e da Giacomo.
Terzo di sei figli, crebbe in una famiglia di ambiente rurale, non facoltosa ma nemmeno in condizioni d’indigenza. Il padre, uno dei pochi ancorché piccoli proprietari terrieri consorziati del territorio, risultava inserito in varie istituzioni cattoliche e civiche locali. Ciò conferma un suo ruolo pubblico non di vertice ma nemmeno sottostimabile, soprattutto se commisurato a un’area della pianura friulana non ancora segnata da un particolare sviluppo economico e di conseguenza colpita, soprattutto nei ceti socialmente più deboli, da un costante flusso emigratorio.
Una particolare predisposizione allo studio da parte di Tiziano spinse la famiglia, sollecitata in questo anche dal parroco del luogo, a fargli proseguire le scuole dopo le elementari: dapprima a Cividale, poi dal 1909 al 1915 a Udine, presso il seminario arcidiocesano.
Quest’ultima esperienza, interrotta dall’entrata in guerra dell’Italia e dalla conseguente chiamata alle armi, è stata in genere descritta come fondamentale per la formazione di Tessitori e il suo successivo orientamento intellettuale e sociale. In realtà, il nesso tra le idee mature di Tessitori e il periodo trascorso al seminario di Udine è stato finora più enunciato che dimostrato; è tuttavia fuor di dubbio che quel seminario vantasse all’epoca un corpo docente caratterizzato da figure di un certo valore (in primis gli storici di tradizione erudita Pio Paschini e Giuseppe Ellero, quest’ultimo frequentemente ricordato da Tessitori nelle sue conferenze degli anni Trenta), tanto da attirare la ripetuta diffidente attenzione degli ambienti della Curia romana nel quadro della linea antimodernista imposta da papa Pio X. Ciò che può forse essere proposto quale ipotesi è il peso esercitato sul giovane Tessitori, e in particolare sulla modalità fortemente indipendente secondo la quale condurre le battaglie ideali da lui combattute, dalla sensazione di controllo e censura delle idee cui vennero sottoposti in sua presenza i sunnominati docenti e l’intera comunità seminaristica di Udine.
L’interruzione degli studi in seminario a causa della chiamata alle armi, interruzione avvenuta al secondo anno del triennio teologico conclusivo, non consente di dirimere con certezza se egli avesse inteso completarli fino al sacerdozio, fruendo tra l’altro, in qualità di seminarista, delle condizioni di parziale favore previste all’epoca nel quadro della mobilitazione generale del 1915. Su questo i biografi sembrano tacere, ricavando un’implicita risposta negativa dal considerare che l’entrata in seminario costituiva l’unica strada per proseguire gli studi, stante le evocate ristrettezze economiche della numerosa famiglia.
Di fatto Tessitori, una volta chiamato alle armi, prestò servizio dapprima come scritturale presso il Tribunale militare di Gemona, poi – seguito un corso allievi ufficiali a Caserta – entrò in fanteria, giusto in tempo per assistere alla disfatta di Caporetto (1917).
L’esperienza bellica, in parte affidata a lettere dal fronte pubblicate sulle pagine di L’Avvenire d’Italia, non parve comunque lasciare tracce particolari, se non l’idea – tipica del pensiero ufficiale cattolico – che la guerra fosse da collegare al decadimento morale (connesso ovviamente all’allontanamento dalla Chiesa) e che nella circostanza della rotta di Caporetto fossero stati soprattutto i ceti dirigenti e socialmente più elevati ad abbandonare il territorio, lasciando soli e alla mercé del nemico la popolazione rurale e il clero parrocchiale (lo stesso arcivescovo udinese Anastasio Rossi aveva abbandonato l’episcopio).
Era una sorta di lettura, ancora una volta tipicamente cattolica, che tendeva a distinguere Paese reale e Paese legale, mondo contadino intatto e mondo urbano/borghese ormai contaminato.
In quella particolare visione delle vicende che avevano colpito la propria terra può forse intravedersi il consolidamento in Tessitori di due elementi decisivi del suo immediato impegno postbellico: l’entrata nel neocostituito Partito popolare, dove affiancò il capo locale Agostino Candolini, e il deciso schierarsi dalla parte dei coloni nella battaglia che il sindacalismo bianco stava combattendo per la riforma dei patti agrari. Sullo sfondo del ‘biennio rosso’ lo scontro con le forze socialiste presenti sul territorio divenne inevitabile, con episodi di ostruzionismo all’attività di oratore da lui praticata in quel periodo nelle campagne friulane. Dal 1921 la situazione si ripeté e si aggravò (anche con limitate ma pur presenti circostanze di aggressione fisica), ma questa volta per mano dell’ormai dilagante squadrismo fascista.
Iniziò in quel periodo una delle fasi più significative della vita di Tessitori: segnata tra l’altro dal matrimonio (il 19 marzo 1921) con Lucia Gori, da cui sarebbero nati Agostino, Giustina, Anna e Luisa, e dalla provvisoria elezione a deputato nel maggio del 1921, elezione poi resa vana dalla mancata sanatoria che avrebbe dovuto consentire l’ingresso in Parlamento (o meglio, nell’unica Camera allora elettiva) agli eletti di età inferiore ai trent’anni previsti dalla legge. Quella stessa fase, tuttavia, si sarebbe nel contempo rivelata tra le più difficili. Ne furono causa la lotta sociale nelle campagne e il crescente scontro con le milizie fasciste, tale da indurre Tessitori a formulare dalle pagine dell’Avvenire d’Italia (6 ottobre 1921) la proposta di un’alleanza parlamentare tra socialisti e popolari contro l’arrembante iniziativa degli agrari e del loro braccio violento fascista. In un crescendo di tensioni e di non sempre lineari prese di posizione – compresa una breve fase di iniziale speranza che il fascismo di governo riassorbisse le forme violente del fascismo di strada – Tessitori maturò infine la decisione del distacco da don Luigi Sturzo e l’uscita dal Partito popolare, nel dicembre del 1922. Decisione in ogni caso preceduta, a marzo del medesimo anno, dalla già ricordata decadenza dal ruolo di deputato.
In conseguenza di tutto questo, e dopo aver peraltro intrapreso a tappe forzate gli studi universitari e averli coronati a Urbino nel marzo del 1923 con la laurea in giurisprudenza, l’anno successivo Tessitori decise di abbandonare la vita pubblica e di dedicarsi a Udine alla professione forense, in qualità di penalista. Seguì un intero ventennio durante il quale, nel quadro dell’affermazione del fascismo, Tessitori alternò il prioritario impegno professionale a un’attività di locale esponente del pensiero cattolico affidata a conferenze e interventi su tematiche (quali la nascita di Gesù Cristo, del 1933; la fecondità del cristianesimo, del 1935; il processo di Gesù, del 1941, da cui nel 1963 sarebbe scaturito uno scritto più articolato) che, lasciando da parte ogni riflessione strettamente politica o sociale, recuperavano figure e aspetti di quell’universo religioso che aveva accompagnato la sua formazione e ancora più espressamente gli anni trascorsi nel seminario di Udine.
L’uscita da quel lungo periodo d’isolamento dalla vita politica sia locale sia nazionale si interruppe immediatamente all’indomani della fine della Seconda guerra mondiale, quando nel volgere del biennio 1946-48 Tessitori entrò nella Democrazia cristiana (DC) e fu eletto dapprima tra i membri dell’Assemblea costituente e in seguito quale senatore della Repubblica. Era, a tutti gli effetti, l’inizio di una nuova stagione: sia esistenziale sia politica. Seguirono – nel succedersi dei vari governi a guida democristiana – dall’aprile del 1951 al luglio del 1953 l’incarico di sottosegretario al Tesoro; dal luglio del 1953 al maggio del 1957 la nomina ad alto commissario per l’Igiene e la Salute pubblica; dal luglio del 1960 al febbraio del 1962 e nuovamente dal giugno al dicembre del 1968 la designazione a ministro senza portafoglio con delega per la riforma della Pubblica Amministrazione.
Ma ben al di là degli incarichi ministeriali ricoperti, dei ruoli svolti alla guida di istituzioni culturali del proprio territorio d’origine e della stessa esperienza di autore di testi di profilo storico – che forse con qualche concessione all’enfasi sono stati talora considerati quali esempio della statura di rilevante studioso –, ciò che apparve del tutto evidente in quella seconda e decisiva fase politica della vita di Tessitori fu l’impegno profuso e le battaglie combattute per il Friuli: sia durante i lavori della Costituente sia nel successivo dibattito parlamentare (una raccolta dei suoi interventi è stata da lui stesso edita: Discorsi parlamentari, Milano 1967).
Dall’iniziativa per evitare che le terre friulane venissero accorpate al Veneto, alla diatriba sul carattere di una regione che taluni volevano a statuto speciale mentre altri temevano le possibili conseguenze di tale eventuale scelta alla luce dell’ancora aperta questione delle terre contese tra Italia e Iugoslavia nel 1946-54; dalla città da individuare come capoluogo della regione Friuli-Venezia Giulia (Tessitori propendeva naturalmente per Udine), a un rinvio della questione dello statuto regionale che sarebbe stata risolta solo all’inizio degli anni Sessanta.
Tessitori fu al centro di tutto questo, talvolta trovandosi isolato – come già gli era accaduto all’inizio degli anni Venti rispetto alla questione agraria – all’interno del proprio partito: allora il Partito popolare, ora la DC. Anche per questo, Tessitori va considerato tra i principali esponenti di quella tradizione culturale e politica che ha strenuamente lavorato – nell’Italia repubblicana, quando giunsero a maturazione le condizioni politiche per l’organizzazione regionale dello Stato – per il riconoscimento del Friuli quale entità linguistico-culturale, politica ed economica, caratterizzata da una legittima e irrinunciabile identità.
Morì a Udine il 19 aprile 1973.
Opere. Tessitori collaborò ripetutamente con varie testate giornalistiche, tra le quali L’Avvenire d’Italia, La nostra bandiera, Il Friuli, oltre alla letteraria Il Frontespizio. Tra gli scritti editi di maggiore impegno e ampiezza si segnalano Cristo: processo, condanna, resurrezione, Milano 1963; Storia del movimento cattolico in Friuli: 1858-1917, Udine 1964 (ristampa anastatica nel 1989, con saggio introduttivo di P. Zovatto); Il Friuli nel 1866. Uomini e problemi, Udine 1966; San Paolo, Milano 1969; Storia del Partito popolare in Friuli 1919-1925, Udine 1972.
Fonti e Bibl.: Il nucleo di fonti largamente più organico è il Fondo Tiziano Tessitori, consultabile presso la sede del Comune di Sedegliano. Il fondo è costituito dal materiale raccolto dallo stesso Tessitori, conservato dai familiari e da questi donato al Comune nel 2003. Come si evince dalla scheda archivistica che lo riguarda (assai analitica e consultabile in http://www.archivionline.senato .it/scripts/ GeaCGI.exe), la maggior parte del materiale riguarda il periodo e le attività politiche e culturali svolte dalla fine della Seconda guerra mondiale alla morte, nel 1973. Nel fondo si conservano inoltre i materiali preparatori e i testi finali di vari dei contributi pubblicati nelle riviste per le quali scrisse.
Gli studi di maggiore interesse a lui riservati possono ritenersi L. Comelli, T. T. Dalla fondazione del Partito Popolare alla lotta per l’autonomia friulana (1919-1947), Udine 1983; La figura e l’opera di T. T. Atti del Convegno per il 40° della costituzione e 25° dello statuto regionale... 1988, a cura di M. Michelutti, Udine 1989; M. Meloni, T. T., Pordenone 1993; P. Zovatto, Tessitori Tiziano, in Nuovo Liguti. Dizionario biografico dei friulani, III, L’età contemporanea, t. 4, a cura di C. Scalon - C. Griggio - G. Bergamini, Udine 2011, pp. 3315-3322 (ora anche in http://www.dizionariobiograficodeifriulani.it/ tessitori-tiziano/).