titolo
Le tipologie e i meccanismi
della circolazione
Con il termine ‘titolo’ ci si riferisce a tutti gli strumenti finanziari (secondo l’art. 1 del Testo Unico della Finanza, ➔ TUF) rappresentativi di un investimento. In particolare, i titoli di credito sono documenti che incorporano la proprietà del diritto al credito in essi contenuto. Esso sorge in ciascun titolare successivo indipendentemente dalla sua appartenenza ai possessori precedenti. Ne esistono molteplici categorie in relazione a diversi criteri di classificazione: modalità di circolazione, genere della prestazione promessa, sussistenza o meno di una propria individualità di contenuto, natura dell’emittente, scadenza, schema di remunerazione e altre caratterizzazioni.
Modalità di circolazione. Nella varietà dei titoli si distinguono: quelli nominativi, intestati (sia sul titolo sia in un apposito registro) a uno specifico individuo che devono seguire precise norme per la loro circolazione; titoli al portatore, di cui il semplice possesso comprova la proprietà e il diritto al loro trasferimento ad altri soggetti; quelli all’ordine, che circolano mediante girata, consistente nella mera dichiarazione scritta sul titolo stesso (senza bisogno di autenticazione di sorta), di volerlo trasferire.
Genere della prestazione promessa. Nei titoli di credito in senso stretto, il sottoscrittore si obbliga a una prestazione di genere (per es., a dare una certa quantità di derrate o una certa somma di danaro) e si ha dunque assoluta fungibilità; in quelli rappresentativi il sottoscrittore è tenuto a una prestazione di specie (precisamente a consegnare una cosa certa e determinata, posta a disposizione del titolare, agendo per es. come vettore o depositario) e non vi è dunque fungibilità; nei t. di partecipazione sono incorporati tutti i diritti (per es., diritti al dividendo, al voto ecc.) spettanti al titolare per la sua qualità di socio verso l’ente sottoscrittore.
Individualità di contenuto. Relativamente all’individualità del contenuto, si distinguono i titoli singolari da quelli di massa. I primi si emettono per affari singoli e ben determinati e per lo più assumono la veste di titolo all’ordine. Rientrano in questa categoria la cambiale (➔) e la cambiale tratta, l’assegno (➔) bancario, circolare e postale, le polizze di assicurazione (➔ assicurazione). Atri titoli singolari sono quelli di trasporto (per quello marittimo la polizza di carico e la sua ‘derivata’ polizza ‘ricevuto per l’imbarco’; per quello terrestre il buono di consegna e la lettera di vettura; per quello aereo, la lettera di trasporto) e i titoli di deposito (fedi di deposito e note di pegno).
Per quanto riguarda i titoli di massa, che si emettono in vista di una complessa operazione finanziaria e adempiono a una funzione d’investimento di capitali, si ha la riproduzione di un identico contenuto in una serie di esemplari (i singoli titoli), ognuno dei quali rappresenta una frazione dell’operazione complessa; essi assumono di norma la veste di titoli nominativi o al portatore (a scelta del titolare, che può domandare all’emittente la conversione del singolo titolo nominativo in quello al portatore e viceversa) e rappresentano i cosiddetti valori mobiliari, distinti poi in pubblici e privati.
Tipici esempi di questo secondo tipo sono le azioni (➔ azione) di società commerciali, le obbligazioni (➔ obbligazione) di società commerciali o di enti pubblici (➔ titolo pubblico). Le prime vengono rilasciate dalle società in accomandita per azioni e da quelle per azioni ai rispettivi soci; le seconde rendono i loro titolari creditori a termine della società o dell’ente e vengono rimborsate in base a un piano di estinzione prestabilito. In particolare, i titoli di Stato si distinguono tra quelli che rappresentano debiti consolidati (irredimibili), per i quali non è prevista la restituzione del capitale ma solo la corresponsione della rendita degli interessi, e quelli legati invece a debiti redimibili, con comportamento analogo a quello delle ordinarie obbligazioni. Le principali categorie di titoli pubblici italiani sono i BOT (➔), i BTP (➔), i CCT (➔) e i CTZ (➔).
La scadenza del titolo. La scadenza può essere breve (inferiore ai 12-18 mesi), media (3, 5, 7 anni) o lunga (15, 20, 30 anni) per i titoli obbligazionari. La scadenza delle azioni coincide con il termine, ove previsto dallo statuto, di durata della società emittente.
Lo schema di remunerazione. Relativamente alla remunerazione, essa può essere variabile nel tempo o predeterminata.
I titoli a rendimento variabile presentano rimborsi commisurati ai risultati ottenuti dall’impresa nell’esercizio che, se positivi (utili), vengono distribuiti in quota parte ai proprietari delle azioni sotto forma di dividendi.
Nella seconda categoria si trovano quelli a rendimento fisso, la cui remunerazione, costante nel tempo, è stabilita contrattualmente al momento dell’emissione (come, per es., i BTP) e quelli indicizzati (indexed bond) con rendimento agganciato all’evoluzione di particolari indicatori (per es., panieri di azioni, indici borsistici, tassi di cambio, tassi di inflazione) ben specificati all’emissione (per es., CCT indicizzati al rendimento dei BOT a 6 mesi). In generale, la remunerazione dei titoli obbligazionari consiste nello stacco periodico di cedole di interessi, se previste, e nello scarto di emissione, differenza, positiva, tra il valore di rimborso e il prezzo di emissione. Se tale prezzo è pari al valore nominale del titolo (valore della singola quota del debito, nonché base per il calcolo dei flussi cedolari), si dice che esso è emesso alla pari (se invece è inferiore o superiore, sotto la pari o sopra la pari). Esistono inoltre titoli che non pagano cedole durante la loro vita utile (per es., BOT e CTZ) e per questo sono definiti zero coupon o pure discount. Essi corrispondono gli interessi in un’unica soluzione cioè a scadenza.
Altre tipologie. Ulteriori classificazioni sono dovute a particolari specifiche contenute nel titolo.
Per es. i titoli strutturati e quelli sintetici derivano dalla combinazione (dalla ‘sintesi’) di due o più strumenti finanziari elementari, mediante sofisticate tecniche di ingegneria finanziaria. Solitamente, si associano titoli obbligazionari e titoli derivati (per es., opzioni, ➔ opzione, tipologia di p; swap p). Il loro rendimento viene agganciato all’evoluzione dei parametri sottostanti il derivato: per es., panieri di azioni (equity linked), indici borsistici (index linked), tassi di cambio (forex linked).
I titoli atipici sono emessi da società finanziarie per raccogliere fondi presso i risparmiatori, non inquadrabili nelle categorie di titoli di credito contemplate dal legislatore. Rientrano in questa categoria i certificati mobiliari e immobiliari, di partecipazione, di associazione in partecipazione, patrimoniali e le fedi di investimento. I limiti alla loro emissione sono descritti nell’art. 2004 c.c. e previsti da alcuni regolamenti della CONSOB (➔).
I titoli sottili sono azioni che presentano volumi di scambio e flottante (➔) particolarmente bassi, per i quali la borsa ha previsto un orario di contrattazione più ristretto (12-15.30) rispetto a quello consueto.
I titoli stanziabili possono essere depositati presso la banca centrale a garanzia delle operazioni di anticipo e rifinanziamento delle banche presso l’istituto centrale. Dal 1999 l’elenco di tali titoli è predisposto dalla BCE.
Il retractable bond è un’obbligazione che contiene un’opzione per permettere al possessore di domandarne il rimborso anticipato. Se l’opzione viene esercitata, l’emittente ha l’obbligo di procedere al rimborso.
I saving bonds sono particolari titoli obbligazionari a media-lunga scadenza, emessi dal Tesoro degli Stati Uniti, non trasferibili e dunque non negoziabili, che godono di vantaggi fiscali e di conveniente semplicità amministrativa; essi pagano interessi fissi o indicizzati all’inflazione e vengono tipicamente utilizzati per costituire alla scadenza un capitale di risparmio.