TITO (T. Flavius Vespasianus)
Imperatore romano. Figlio primogenito di Vespasiano e di Flavia Domitilla, nacque nel 39 d. C. Quando il padre fu eletto imperatore nel 69, egli divenne Cesare. Aveva già partecipato a varie campagne, fra queste la guerra giudaica, della quale Vespasiano gli affidò il comando; nel 71 partecipò col padre al trionfo giudaico; divenne nello stesso anno correggente e gli successe nel 79. Regnò brevemente, morendo a soli 42 anni, nell'81 d. C., e fu divinizzato poco dopo.
Svetonio (Tit., 3) parla delle sue belle doti morali e fisiche, manifestatesi fin da fanciullo; verso i quarant'anni doveva essere ingrassato, come si desume dall'accenno del biografo al ventre sporgente; tuttavia Tacito (Hist., ii, 1) dice che il suo volto era di una maestosa bellezza. Nelle province di Germania e Britannia, dove era stato legato, gli furono innalzate statue; ma è dubbio che questo avvenisse prima dell'avvento al trono del padre, e in ogni modo tali opere non sono conservate. Alla giovinezza di T. va attribuito un grande busto bronzeo del Louvre, Collezione Richelieu, opera forse di artista greco oltremodo idealizzata, che però potrebbe essere di ricostruzione, cioè per onorare retrospettivamente la giovinezza del principe. Di altre sculture la proposta identificazione rimane molto incerta. Vi sono però ritratti riferibili agli anni in cui fu Cesare, chiaramente riconoscibili, sia per la somiglianza col padre, sia sulla base del confronto con i coni monetali, che cominciano molto presto, nel 72 d. C. Una bella testa da Utica al British Museum, è stata recentemente assegnata al 71, in base alle monete con quadriga trionfale. Al primo periodo del regno paterno si devono attribuire l'originale della testa Capitolina, Sala Imperatori 22, su busto moderno, molto giovanile, con i capelli ricciuti ancor folti, e quelli della testa su statua loricata e del busto loricato del Louvre, vicini al precedente per tipologia e per stile. Essi appartengono infatti a una corrente classicheggiante e sono ancora nella linea di sviluppo degli ultimi ritratti giulio-claudi. Con la stessa pettinatura del ritratto capitolino appare T., ancor giovane, nella testa della Sala Busti al Vaticano, in cui però si scorge la tendenza a mettere in valore le masse carnose e i chiaroscuri, specialmente nei riccioli accentuati dal trapano. Forse agli inizî del regno di T. si colloca la bella statua togata del Vaticano, Braccio Nuovo, probabilmente un originale, che appartiene all'indirizzo detto illusionistico dell'iconografia flavia, in cui l'aderenza alla realtà fisica del soggetto e alla sua espressione, è raggiunta mediante un modellato mosso a piani leggeri, dove giocano l'ombra e la luce. Affine a quest'opera sebbene su un piano artistico inferiore, è la testa già Albani 23, su busto moderno, ora al Museo Torlonia, che rappresenta anch'essa con realismo T. da imperatore. Invece l'altra testa Albani colossale (su busto moderno) appartiene a un diverso indirizzo con caratteri misti: costruzione quadrata, modellato liscio, classicheggiante, corona di ricci con le punte sottoscavate dal trapano sulla fronte, che ricordano i ritratti del fratello Domiziano; rimane però qualche tratto realistico, come le rughe graffite sulla fronte. Molto vicina a questa è la testa da Roma al British Museum n. 1891. Il ritratto più tardo di T. vivente sembra che sia la statua loricata di Napoli da Ercolano, in cui i tratti realistici sono accentuati singolarmente, quasi con enfasi, nelle linee curve, nei rilievi muscolari, con un movimento plastico e uno sfruttamento delle ombre e delle luci, anche nei capelli ricciuti lavorati col trapano, che fanno pensare quasi a un'anticipazione barocca. Esempio sicuro di ritratto eseguito in Grecia è la statua del Metroon di Olimpia, purtroppo deturpata da un'abrasione. L'erma colossale del museo di Napoli, sebbene di aspetto giovanile, rientra probabilmente in una classe a sé, quella dei ritratti postumi. Le sue stesse enormi proporzioni fanno pensare ad una immagine del culto, dedicata al divo Tito. Essa ha infatti tutti i caratteri del classicismo domizianeo; la fronte ormai calva è ricoperta dalla caratteristica corona di ricci in gradus formata, imitante la testa ricciuta dei sovrani ellenistici.
Bibl.: J. J. Bernoulli, Röm. Ik., II, 2, p. 31 ss.; R. West, Römische Porträtplastik, Monaco 1933, p. 13 ss.; H. Gölze, Ein Triumphalbildnis des Titus, in Festschrift B. Schweitzer, Stoccarda 1954 p. 354 ss. Monete: Coins of the Roman Empire in the British Museum, II, p. LXX ss.: nella coniazione di Vespasiano frequentissima l'effigie di T., da p. 14 in poi; Tito: p. 223 ss.