STROZZI, Tito Vespasiano
– Nacque tra il 1423 e il 1425, all’inizio dell’estate (Albrecht, 1891, pp. 9 s.) a Ferrara, ultimo dei cinque figli del condottiero di origini fiorentine Nanni e della ferrarese Costanza Costabili. In una lettera a Battista Guarini ricorda di essere rimasto orfano quando ancora non aveva compiuto due anni: prima morì la madre, e un anno dopo, il 29 maggio 1427, il padre, mentre era al comando delle truppe fiorentine, assalite dall’esercito dei Visconti a Gottolengo.
L’educazione di Tito fu affidata allo zio Paolo Costabili, che gli fece frequentare la scuola di Guarino Guarini. Sviluppò presto notevoli abilità nel comporre versi latini, e a soli sedici anni partecipò alla raccolta di epitaphia per Niccolò III d’Este. Presso i signori di Ferrara Strozzi trascorse gli anni migliori della sua vita. La morte di Borso però, su suggerimento del quale aveva sposato, nel 1470, Domitilla Rangoni, segnò l’inizio di un periodo difficile. Da Ercole ebbe incarichi di un certo prestigio (fu governatore del Polesine di Rovigo dal 1477, commissario della guerra di Ferrara e capitano di Argenta nel 1482, commissario a Lugo dal 1484; nel 1474 andò a Napoli con Sigismondo d’Este per prelevare la futura sposa di Ercole, Eleonora, e a Roma per la salita al soglio pontificio di Innocenzo VIII, nel 1485), ma dovette rinunciare all’otium letterario. Fu colpito da una sequela di lutti familiari, dalla distruzione da parte dei veneziani delle sue tenute di Ostellato e di Guardata, e subì le angherie del ministro delle finanze di Ercole, Bonvicino dalle Carte, contro il quale scrisse una lunga satira di denuncia nel 1475 (Albrecht, 1890). Raggiunse l’apice della carriera quando divenne giudice dei Dodici savi nel 1497, incarico che gli costò molto, in termini di immagine pubblica, a causa dei duri e impopolari provvedimenti che dovette prendere per salvare le finanze dello Stato. In questo ruolo si fece però affiancare dopo pochi mesi, in funzione di ‘coadiutore’, dal figlio Ercole (Barotti, 1777, p. 120). Trascorse gli ultimi anni in campagna, a rivedere la Borsias e la sua raccolta di carmi e prose.
L’opera più famosa presso i contemporanei (come testimonia l’ampia tradizione manoscritta) furono gli Eroticon libri (nove nell’ultima redazione, dedicata a papa Innocenzo VIII e al duca Ercole), stampati postumi da Aldo Manuzio nel 1514, in una versione fortemente rivista anche nell’ordinamento dei versi, che si dubita trasmetta l’ultima volontà dell’autore (Tissoni Benvenuti, 2004; Poesie latine tratte dall’aldina e confrontate coi codici, a cura di A. Della Guardia, 1916; integrazioni in Albrecht, 1890, 1891, 1892, V. Finzi, Poesie inedite di Tito Vespasiano Strozzi, 1889; Mercati, 1938; Speyer, 1968).
A un primo nucleo, di contenuto elegiaco amoroso, concluso già nel 1443, come testimonia una lettera a Leonello d’Este (Tissoni Benvenuti, 2004, p. 92), nella quale il poeta ringrazia il principe di aver accolto tra le sue letture la Fabella Lucillae e gli Erotici libelli, si aggiunse nel tempo una compagine sempre più ampia di testi per lo più di ‘corrispondenza poetica’: oltre ai nomi degli Estensi, leggiamo, tra i destinatari, quelli di Basinio Basini, Antonio Beccadelli, Ludovico Carbone, Ludovico Carri, Girolamo Castello, Battista Guarini, Giano Pannonio, Giovanni Pico, Giovanni Pontano, Luca Ripa, Gaspare Tribraco.
Dalla poesia elegiaca (sulle orme dei latini Properzio e Ovidio, non senza eco della poesia volgare e petrarchesca in particolare) e bucolica (sono giunte a noi solo tre egloghe, due delle quali tradotte da Giovanni Battista Vicini nel 1764; Poesie latine..., cit., e Borsias (fragmente), Bucolicon liber, a cura di I. Fogel - L. Juhasz, 1933) o meglio rusticale in latino (Lucilla nympha Rechanensis e De situ Pelosellae, in Poesie latine..., cit., 1916), alla quale si dedicò durante i suoi soggiorni in campagna nelle tenute di Quartisana o di Ostellato, passò, intorno al 1460, a un progetto più ambizioso, la realizzazione di un poema epico, dedicato all’esaltazione del signore di Ferrara, Borso d’Este. Alla morte di questi ne interruppe la stesura, che riprese tuttavia a metà degli anni Ottanta, come leggiamo in una lettera a Luca Ripa, arrivando a scrivere una Borsias, in dieci libri, che restò inedita (a parte un frammento pubblicato nel 1933) fino al 1977.
In alcuni testimoni degli Eroticon libri lo Strozzi fece trascrivere anche un certo numero di lettere in prosa in latino (Albrecht, 1892, pp. 267-288; altre epistole in volgare pubblica Anita Della Guardia in Poesie latine..., cit., 1916, da documenti di archivio, pp. 233-263), indirizzate a Ercole d’Este, a Battista Guarino, a Luca Ripa (cui propone insistentemente una cattedra a Lugo), ad Alfonso d’Este, nonché a papa Innocenzo VIII (la risposta del pontefice viene trascritta nel ms. «di lavoro» Ott. lat. 1661, dove leggiamo anche la bozza di una orazione indirizzata all’imperatore Federico III e a Mattia Corvino).
Prima del 1471, Tito tradusse in volgare per il fratello Lorenzo il De vita solitaria di Petrarca (v. Poesie latine..., cit., pp. XXVII-XXXII; F. Petrarca, La vita solitaria: volgarizzamento inedito del XV secolo, a cura di A. Ceruti, 1879). Non si conoscono altre sue prove letterarie in volgare, anche se fu attribuita a lui un’egloga del nipote Matteo Maria Boiardo (figlio della sorella Lucia; Rossi, 1894a) e un frammento di un capitolo del Tebaldeo (Poesie latine..., cit., pp. 229-232).
Morì il 30 agosto 1505 a Raccano e fu sepolto nella cappella di famiglia in S. Maria in Vado a Ferrara.
Opere. T.V. Strozzae Oratio ad Sanctissimum ac Beatissimum Dominum nostrum Dominum Innocentium Octavum Pont. Maximum [Romae 1485]; Strozii poetae pater et filius, Venezia 1514 (poi Paris 1530); Egloghe d’alcuni de’ migliori poeti latini del 1400, e 1500 in versi sciolti ridotte da Gio. Battista Vicini, Paris 1764; F. Petrarca, La vita solitaria: volgarizzamento inedito del XV secolo, a cura di A. Ceruti, Bologna 1879; V. Finzi, Poesie inedite di Tito Vespasiano Strozzi, in Rassegna emiliana di storia, letteratura ed arte, II (1889), pp. 300-305; Poesie latine tratte dall’aldina e confrontate coi codici, a cura di A. Della Guardia, Modena 1916; Borsias (fragmente), Bucolicon liber, a cura di I. Fogel - L. Juhasz, Leipzig 1933; Die Borsias des Tito Strozzi. Ein lateinisches Epos der Renaissance, a cura di W. Ludwig, München 1977; Oeuvres satyriques, Le livre des satyres (Sermonum liber), a cura di B. Charlet-Mesdjian, Aix en Provence 2016.
Fonti e Bibl.: G. Barotti, Memorie istoriche di letterati ferraresi, I, Ferrara 1777, pp. 109-126; R.J. Albrecht, In Ponerolycon. Ein unveröffentlichtes lateinisches Schmägedicht des T.V. S., in Commentationes Fleckeisenianae, Leipzig 1890, pp. 273-294, Id., T.V. Strozza. Ein Beitrag zur Geschichte des Humanismus in Ferrara, Leipzig 1891; Id., Die Dresdener Handschrift der Erotica des T.V. Strozza, in Romanische Forschungen, VII (1892), pp. 231-292; V. Rossi, Un’egloga volgare di T.V. S., in Nozze Cian-Sappa-Flandinet, Bergamo 1894a, pp. 198-210; Id., Rettificazione, in Giornale storico della letteratura italiana, XXIV (1894b), pp. 307 s.; G. Mercati, Un codice ottoboniano di T.V. S., in Codici latini Pico Grimani Pio, Città del Vaticano 1938, pp. 196-202; W. Speyer, Vier unbekannte Grabgedichte des T.V. S., in Rinascimento, VIII (1968), pp. 323-326; S. Macioce, La “Borsiade” di T.V. S. e gli affreschi della Sala dei Mesi di palazzo Schifanoia, in Annuario dell’Istituto di storia dell’arte, II (1982-1983), pp. 3-13; P. Tordeur, Cayado, S. et Virgile. Une recherche stylistique et lexicale, in Euphrosyne, XX (1992), pp. 379-394; I. Pantani, “La fonte di ogni eloquenzia”. Il canzoniere petrarchesco nella cultura poetica del Quattrocento ferrarese, Roma 2002, pp. 245-289 e passim; S. Carrai, Poliziano e T.V. S., in Laurentia Laurus. Per Mario Martelli, Messina 2004, pp. 279-285; A. Tissoni Benvenuti, Prime indagini sulla tradizione degli “Eroticon Libri” di T.V. S., in Filologia italiana, I (2004), pp. 89-113; B. Beleggia, Echi petrarcheschi negli Eroticon libri di T.V. S., in Il Petrarchismo: un modello di poesia per l’Europa, II, Roma 2006, pp. 553-568; B. Charlet-Mesdjian, T.V. S. et Janus Pannonius: un commerce poétique au sein de la Res publica litterarum, in Hercules Latinus. Acta colloquiorum minorum anno MMIV Aquis Sextilis, Debrecen 2006a, pp. 41-53; Ead., S. (T.V.) (1424/5-1505), in Centuriae Latinae II. Cent une figures humanistes de la Renaissance aux Lumières, Genève 2006b, pp. 779-785 (cui si rimanda per ulteriore bibliografia precedente); C. Corfiati, Il canto di Albico: T.V. S. poeta bucolico, in Le forme della poesia, Siena 2006, pp. 53-58; H.G. Fletcher, Manuscript corrections in the Aldine Strozzi of 1513, in The books of Venice. Il libro a Venezia, New Castle-Venezia 2008, pp. 191-206; B. Charlet-Mesdjian, La poésie familiale dans l’ouvre élégiaque de T.V. S., in Anagnorismos. Studi in onore di Hermann Walter per i 75 anni, Bruxelles 2009, pp. 151-166; Ead., Vie privée et vie publique dans l’oeuvre non épique de T.V. S., in Vita pubblica e vita privata nel Rinascimento, Firenze 2010, pp. 121-131; A.F. Caterino, Filliroe e i suoi poeti: da T. S. a Ludovico Ariosto, in Annali on-line di Lettere-Ferrara, 2011, n. 1-2, pp. 182-208; B. Charlet-Mesdjian - D. Voisin, L’épicède de T. S. par son fils Ercole, in Studi umanistici piceni, XXXI (2011), pp. 149-165; I. Pantani, Responsa poetae. Corrispondenze poetiche esemplari dal Vannozzo a Della Casa, Roma 2012, pp. 113-127; C. Corfiati, Il fantasma di Teocrito: osservazioni sulla ricezione della bucolica greca nel Quattrocento, in Cahiers de recherches médiévales et humanistes, 2013, n. 25, pp. 295-326; J-L. Charlet, Deux manières d’écrire l’hexamètre dactylique: T. et Ercole S., in Studia Universitatis Babes-Bolyai: Philologia, 2014, n. 59, pp. 123-160; M. Santagata, Pastorale modenese. Boiardo, i poeti e la lotta politica, Bologna 2016, passim; N. Mindt, The inner-poetic history of latin love poetry in T.V. S.’s Eroticon, in Renaissance rewritings, Berlin-Boston 2017, pp. 157-178.