GANZARINI (Scandianese), Tito Giovanni
Conosciuto col nome di Tito Giovanni Scandianese, nacque a Scandiano, presso Reggio nell'Emilia, nel 1518. La formazione culturale del G. ebbe probabilmente luogo sotto la protezione del conte Uguccione Rangone a Modena, dove nel 1536 compose una commedia pastorale recitata in occasione delle nozze del conte Guido Rangone, generale dei Veneziani (Crocioni, 1910). A Reggio tra il 1540 e il 1550 dovette intraprendere l'insegnamento delle lettere, professione che esercitò tutta la vita, mentre le sue pastorali erano rappresentate con successo (Crocioni, 1907). Dopo un soggiorno carpigiano (1550-55) con l'incarico di pubblico maestro di scuola, nel 1558 si trasferì ad Asolo, dove il 18 marzo ottenne un incarico come maestro di belle lettere; acquisì la cittadinanza asolana e sposò l'asolana Costantina Trieste.
Apprezzato per la profonda conoscenza delle lettere latine e greche e per la passione con cui si dedicava all'insegnamento, il G., come risulta da alcuni documenti e missive, fu in rapporti con molti intellettuali e personaggi illustri a lui contemporanei, come lo scrittore ferrarese Alberto Lollio oppure il cardinale Cristoforo Madruzzo. Al patrizio veneziano Lorenzo Tiepolo indirizzò alcuni sonetti, mentre intrattenne un carteggio con il letterato padovano Antonio Querenghi.
Solo nel 1581 lasciò Asolo per Conegliano. Ma il soggiorno in quest'altra cittadina veneta fu breve, probabilmente a causa del notevole impegno che, come scrive al figlio Aurelio, universitario a Padova, comportava l'attività didattica. Ammalatosi, il 15 giugno 1582 in una camera del ginnasio cittadino dettò le sue ultime volontà al notaio Eliseo Parmesano. Ristabilitosi momentaneamente, ebbe il tempo di far ritorno ad Asolo dove, stando a una nota aggiunta al testamento, la morte lo colse il 26 luglio 1582.
Composta di edizioni rare e opere scelte di cui lo stesso G. aveva redatto il catalogo, la sua biblioteca doveva annoverare testi di autori greci e latini, ma anche italiani, recenti e meno. Infatti, oltre alle Sacre Scritture e alle Confessioni di s. Agostino, vengono ricordate un'edizione aldina di Tacito e una di G.F. Fortunio; vari esemplari di stampe di Dante, Petrarca, Boccaccio, di P. Bembo e N. Liburnio; le Orazioni di F. Sansovino con la Sofonisba e la Poetica di G.G. Trissino. Alla morte del G. la biblioteca passò al convento dei minori di Asolo per opera del figlio Aurelio, nel frattempo ordinato religioso di quell'Ordine; in seguito alla soppressione delle piccole comunità religiose voluta dalla Repubblica veneta, fu trasferita nel 1770 a Padova presso il monastero di S. Antonio dove la maggior parte di quei libri, tutti contrassegnati con l'agnomen autografo dell'autore e proprietario, dovettero andar perduti. Ma ancor prima di questa data il conte Pietro Trieste aveva avuto modo di raccogliere carte e documenti che giacevano in parte già decimati nella biblioteca di Asolo e ricordava tra le altre una lettera scritta, stando al contenuto, poco prima di morire, dove il G. forniva a un anonimo un minuzioso rendiconto delle opere da lui composte fino a quel momento. La prima indicazione è per quelle stampate, che uscirono tutte dalla tipografia veneziana di Gabriel Giolito de' Ferrari. Al 1555 risale la prima edizione della Fenice; dedicato al podestà di Carpi Pietro Giovanni Ancarani, questo poemetto in terza rima raccoglie le traduzioni e commenti degli scritti dei classici sullo stesso argomento. In onore del duca di Ferrara Ercole II d'Este fu pubblicata nel 1556 La caccia, poema in ottava rima diviso in quattro libri dove si tratta rispettivamente di cacciatori, di cavalli, cani e armi, della caccia dei quadrupedi, e degli uccelli. Se l'opera risulta poco importante sotto il profilo didascalico e ancor meno sotto quello stilistico, ne venivano apprezzati l'amenità dell'argomento e l'eleganza del volume. Il trattato sull'arte venatoria in varie edizioni riporta in appendice la traduzione della Sfera di Proclo, la cui pubblicazione come opera a sé risale sempre al 1556. Nella dedica a Giovan Battista Abati da Carpi l'autore spiega di aver provveduto alla traduzione dal greco non solo di Proclo ma anche di Filostrato e Callistrato a vantaggio della gioventù carpigiana. L'ultima opera data alle stampe nel 1563 è la Dialettica. Nel proemio si annunciano due parti, entrambe composte di sei libri: nella prima avrebbero dovuto comparire le lodi e nella seconda il biasimo dell'arte di argomentare. In realtà vennero pubblicati solo i primi tre libri dove tra l'altro l'autore ricorda la sua Retorica. Nella dedica della Fenice accenna ad altre due opere che avrebbe dovuto dare alle stampe prima di quel poemetto: la Poetica, un trattato di metrica con ampi riferimenti ai classici, e un Lucrezio tradotto e commentato di cui solo il sesto libro era conservato nella biblioteca d'Asolo. Le due opere sono nuovamente citate nella dedica al quarto libro della Caccia, quando il G. indica gli scritti inediti, tra cui: la Piscatoria, poema sull'ittica in tre libri in ottava rima; le Historie latine; le Annotazioni su autori classici; favole in ottava rima (Fauno, Priapo, Icaro, Amfitrite, ecc.) e pastorali di propria invenzione (Palemone, Cloride, Cintio), oltre alle traduzioni di quelle virgiliane e teocritee. A queste si aggiungano il commento alla Cosmografia di Plinio (cioè al terzo e quarto libro della Naturalis historia), la cui stampa venne interrotta dall'improvvisa morte dell'editore Giolito nel 1578, odi civili, canzoni, sonetti, elegie, epigrammi, insieme a non meglio specificate opere latine e al Dialogodel vero modo d'insegnar le lettere a vantaggio di studiosi e studenti. Di tutte queste già nel 1784 erano date per disperse le traduzioni di Filostrato e Callistrato, la Poetica, i libri inediti della Dialettica, la giovanile pastorale per le nozze di Guido Rangone, la Retorica, la Dissertazione asolana. Gli altri manoscritti che prima del 1770 ancora si trovavano ad Asolo seguirono le sorti della biblioteca.
Fonti e Bibl.: Storia letteraria del principio e del progresso dell'Accademia di belle lettere in Reggio, Reggio Emilia 1711, p. 97; F.S. Quadrio, Della storia e della ragione d'ogni poesia, II, Milano 1741, pp. 244 s.; IV, ibid. 1743, pp. 30, 57, 91; A. Zeno, Annotazioni alla Biblioteca dell'eloquenza italiana di monsignor G. Fontanini, Venezia 1753, II, pp. 316 s.; P. Trieste, Saggio di memorie degli uomini illustri di Asolo, Venezia 1780, pp. 110-121; G. Trieste, Notizie circa la vita, li studi, le opere di T.G. G., in Raccolta ferrarese di opuscoli scientifici e letterari di ch. autori italiani, XII, Vinegia 1782, pp. 105-124; G. Tiraboschi, Biblioteca modenese, V, Modena 1784, pp. 40-49; G.B. Venturi, Storia di Scandiano, Modena 1822, pp. 132-134; G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, Milano 1833, IV, pp. 170 s.; Annali tipografici, S. Bongi, Annali di Gabriel Giolito de' Ferrari…, I, Roma 1890, pp. 485-487; F. Flamini, Il Cinquecento, Milano 1902, p. 441; G. Crocioni, I teatri di Reggio nell'Emilia (secoli XVI-XX), Reggio Emilia 1907, pp. 3-8; Id., La drammatica a Reggio nell'Emilia durante il Rinascimento, Napoli 1910, pp. 25, 73.