Tito Flavio Vespasiano
Imperatore romano dal 79 all'81 d.C., figlio di Vespasiano, nacque a Roma nel 39. Fu dapprima tribunus militum in Germania e in Britannia, poi questore. Durante la guerra giudaica ebbe importanti incarichi militari dal padre, con il quale condivise l'onore del trionfo, divenendone poi coreggente.
Il modo di fare particolarmente duro e l'avidità gli procurarono, negli anni precedenti l'elezione all'Impero, una cattiva fama che fu però ampiamente smentita dalla sua condotta successiva alla nomina, caratterizzata da quella mitezza e sollecitudine per il popolo che sono rimaste nella tradizione come i tratti fondamentali della sua personalità.
Episodio saliente della carriera militare di T. è la sanguinosa presa di Gerusalemme (70 d.C.) che è all'origine della leggenda medievale della ‛ vindicta Salvatoris ', la quale tocca l'operato non solo di Tiberio e di Vespasiano, ma anche di Tito.
Appunto alla questione di tale ‛ vendetta ' si riferiscono i due luoghi della Commedia in cui ricorre il nome di Tito. Ne parla Stazio: Nel tempo che 'l buon Tito... vendicò le fora / ond'uscì'l sangue per Giuda venduto... / era io di là... / famoso assai, ma non con fede ancora, Pg XXI 82; e se l'accenno all'episodio serve soltanto di riferimento cronologico per localizzare l'epoca della vita del poeta, col semplice appellativo buon D. fa battere l'accento tanto sulla valentia del condottiero - il Tommaseo osserva che " il buon Tito sta tra il buono Augusto e il buon Barbarossa " (If I 71, Pg XVIII 119)-, quanto sul fatto che T. " considerata aetate et imperii brevitate excessit cunctos principes in clementia, liberalitate et omni bonitate " (Benvenuto); e ne parla Giustiniano, ricordando che il sacrosanto segno, l'aquila imperiale, con Tito a far vendetta corse / de la vendetta del peccato antico (Pd VI 92). La questione sarà poi ripresa da Beatrice (VII 19 ss.): v. VESPASIANO, TITO FLAVIO.