TISZA István (Stefano)
Statista ungherese. Figlio di Colomanno T., nacque a Budapest il 22 aprile 1861. Compì glì studî medî a Debrecen, poi frequentò le università di Berlino, Heidelberg e Budapest. Sposò ancor giovane la cugina Elena T. Dopo breve attività nel comitato Bihar, nel 1886 venne eletto deputato con programma liberale e ben presto fu considerato uno dei membri più insigni del parlamento. Nel 1897 fu insignito della stessa dignità di conte, gia conferita allo zio Luigi T. Allorché l'opposizione si servì dell'ostruzionismo contro un disegno di legge presentato nel 1897 dal governo sui reati commessi con la stampa, il T. concepì l'idea della necessità di modificare il regolamento della camera dei deputati, in modo da rendere impossibile l'ostruzionismo. Convinto che questo cancro della vita parlamentare ungherese paralizzasse ogni possibilità di progresso e di concentramento delle forze nazionali, oltre a mettere in pericolo le basi su cui posavano l'esistenza e l'integrità territoriale dell'Ungheria, T., incaricato il 26 ottobre 1903 di formare il gabinetto, considerò primo compito del suo governo annientare l'ostruzionismo. La campagna iniziata da T. per la riforma del regolamento parlamentare fu dunque condotta per l'essenza stessa del parlamentarismo, ma la lotta assunse forme tali da costringere il T. a far sciogliere il parlamento all'inizio del 1905. Alle nuove elezioni il suo partito subì una sconfitta schiacciante. Nel 1910, caduto il govermo costituito dalla coalizione dei partiti di opposizione, il T., ripresa la sua azione, ebbe parte rilevante nella vittoria del nuovo partito governativo "del lavoro nazionale" e quando l'opposizione ricominciò l'ostruzionismo contro i disegni di legge sulla difesa militare, egli occupò (maggio 1912) la carica di presidente del parlamento. Con l'uso della forza il T. pose fine all'ostruzionismo in un'atmosfera di tale eccitazione che un deputato attentò alla sua vita (Giovanni Kovács, 7 giugno). Nominato capo del governo il 10 giugno 1913, fu accolto con odio dall'opposizione; ma, uomo di purissimo carattere e di tenace volontà, dotato di un ammirevole spirito di sacrificio quando si trattava degl'interessi nazionali, riuscì a rinsaldare la propria posizione in patria e l'autorità del paese presso la corte di Vienna. Nel conflitto con la Serbia dopo l'attentato di Sarajevo, il T. consigliò, in un primo tempo, la politica della moderazione. Già alla fine del giugno 1914 dichiarò al conte Berchtold, ministro degli Affari Esteri della duplice monarchia, di dover considerare come errore fatale una provocazione della guerra ad ogni costo e nelle relazioni sottoposte il 1° e l'8 luglio al giudizio del sovrano, come pure nella riunione dei ministri del 7 luglio, lottò contro la tendenza alla guerra, esigendo che le richieste rivolte alla Serbia fossero dure ma non inaccettabili (era poi recisamente contrario, anche nel caso di una guerra vittoriosa, ad ogni annessione territoriale da parte della monarchia). Ma poi anch'egli cedette e si associò alla politica del Berchtold. Più tardi, durante le trattative con il governo italiano, egli, ch'era senza dubbio l'uomo politico di maggiore autorità della monarchia austro-ungarica, diede prova, almeno fino al marzo 1915, di grande intransigenza; poi abbandonò bensì la tattica dilatoria e insistette anzi a Vienna vivamente - nell'aprile specialmente - perché ci si accordasse con l'Italia, e presto; ma anche allora le concessioni territoriali a cui egli era disposto a giungere sarebbero state, comunque, insufficienti. Di più, da talune sue espressioni risulta ch'egli le considerava come semplice mezzo tattico in quel frangente, e non come impegno sincero e definitivo. Antico campione del mantenimento del compromesso concluso nel 1867 fra l'Ungheria e la dinastia e persuaso che la vittoria era questione di vita o di morte non solo per la monarchia d'Asburgo, ma anche per la stessa Ungheria, egli adempì durante la guerra il suo dovere con ferrea energia, difendendo gl'interessi del suo paese di fronte a tutti i fattori politici e militari, concentrando le forze al servizio della lotta gigantesca, incoraggiando autorità e popolo. Il conte M. Károlyi e il suo partito accusarono violentemente il T., uomo rappresentativo della nazione in guerra, di aver provocato la guerra e di essere contrario alla pace, di guisa che l'odio di vasti strati del popolo andò aumentando contro di lui, che non era mai stato popolare né aveva mai cercato il favore delle masse. La sua situazione divenne assai difficile per la posizione ch'egli assunse nella questione del diritto elettorale. Contrario già prima della guerra mondiale ad ogni estensione di tale diritto, per timore delle minoranze esistenti nell'Ungheria, non volle sacrificare neppure in guerra questo suo rigido atteggiamento, sotto la pressione dei movimenti democratici d'opposizione; preferì presentare le dimissioni al nuovo sovrano, Carlo, il 24 maggio 1917 e partire per il campo di battaglia come comandante di un reggimento di ussari. L'altro errore fatale del T. fu di non avere apprezzato esattamente la portata della questione delle minoranze. L'insufficienza delle concessioni ch'egli sarebbe stato disposto a fare a questo riguardo non gli apparve chiara se non quando, nell'autunno del 1918, ebbe occasione di trattare con i capi bosniaci.
Appena scoppiò la rivoluzione, il T., contro ìl quale era anche stato commesso un secondo attentato fallito nel 1918, e che era considerato dai suoi nemici come l'unico responsabile di quanto era avvenuto, fu assassinato a Budapest il 31 ottobre 1918.
Il T. fu autore di parecchie opere su varie questioni: importante è il suo lavoro politico Sadowától Sedánig (da Sadowa a Sedan), 1912. Le opere del T. (discorsi, studî, carteggio) vengono pubblicate dall'Accademia delle scienze ungherese, Budapest 1923 segg. (cfr..F. Salata, Tisza e l'Italia, in Corriere della Sera, 4 nov. 1926); S. T. Briefe a cura di O. v. Wertheimer (Berlino s. a.); Lettres de guerre, a cura di V. Régnier (Parigi 1931).
Bibl.: v. la pubblicazione ufficiale della repubblica austriaca sulle premesse diplomatiche della guerra mondiale (1919), nonché Die deutsche Dokumente zum Kriegsaubruch, 3a ed., Berlino 1925; le commemorazioni di Z. Beöthy, Budapest 1922, di D. Angyal 1921, di E. Balogh, Budapest 1921, ecc.; E. Schmidt, T. boldog évei (Gli anni felici di T.), 1922; G. Gratz, A dualizmus kora (L'epoca del dualismo), Budapest 1934, con ricca bibliografia, adoperata anche in V. Hóman e G. Szekfű Magyar történet (Storia ungherese), ivi s. a., VII. Per il suo atteggiamento verso l'Italia nel 1914-15, cfr. A. Salandra, L'intervento, Milano 1930, pp. 80 segg., 243 segg.