CAMPOSAMPIERO, Tiso (Tiso Novello) da
Settimo di questo nome, nacque presumibilmente a Padova attorno al 1230da Tiso (VI) e da Gardionisia da Peraga. Rimasto orfano del padre nel 1234, ebbe dapprima come tutrice la madre che dovette difenderne i diritti sulla curia di S. Andrea nella causa contro il vescovo di Padova iniziata già al tempo di Tiso (VI). Nel 1236 i giudici del podestà riconobbero legittimo il possesso del C., ma il vescovo, non accettando la sentenza, ricorse a Federico II, che con una lettera del 28 apr. 1237 delegò la causa di appello ad Ezzelino da Romano, suo potente fautore e antagonista dei Camposampiero. Non vi sono notizie sull'esito; tuttavia è conservato un documento senza data in cui il C. vende la curia di S. Andrea, evidentemente ancora in suo possesso, a Olderico Cattaneo di Tergola. Per sottrarlo alla persecuzione di Ezzelino, che nel 1237si era impadronito di Padova, Gardionisia inviò il figlio a Venezia.
In seguito il C. collaborò con il marchese Azzo VII d'Este per preparare la rivincita della "pars Ecclesiae" contro Ezzelino e la sua fazione; fu in contatto con gli oppositori di Ezzelino in Padova, se si deve prestar fede alle notizie riportate da Pietro Gerardo secondo le quali nel 1253vennero condannati a morte in Padova tre usurai per aver fornito al C. ingenti somme di denaro, destinate evidentemente a finanziare la fazione antiezzeliliniana, e l'anno seguente alcuni cittadini padovani, i Belludi, furono giustiziati perché accusati di aver tenuto un carteggio segreto con i fuorusciti padovani e con il C., che, a giudizio di Rolandino, era il solo che Ezzelino temesse nella Marca dopo l'Estense. Le pressioni esercitate da Azzo VII e dal C. su Alessandro IV ebbero grande peso nella decisione del pontefice di bandire nel 1255la crociata contro Ezzelino, che fu affidata al legato Filippo Fontana. Il C., nominato gonfaloniere, partecipò alla spedizione che culminò nella conquista di Padova il 20 giugno 1256, e si distinse nell'inseguimento di Ansedisio Guidotti, il podestà ezzeliniano in fuga verso Vicenza. Diffusasi la notizia della caduta di Padova, Cittadella si diede al C. e venne posta sotto la sua protezione a nome del Comune padovano.
L'Anonimo Torriano (o Foscariniano) ricorda la partecipazione del C. alla lega guelfa che nel 1259 sconfisse a Cassano d'Adda Ezzelino, ponendo fine al suo potere e alla sua vita. Nello stesso anno il C. fu presente quando il podestà di Padova accolse sotto la tutela del Comune Bassano, che aveva fatto parte del dominio ezzeliniano, contro la pretesa dei Vicentini di imporvi la propria giurisdizione; sempre alla sua presenza nel 1260il vescovo di Feltre si fece cittadino di Padova e strinse un'alleanza con la città.
Già tra il 1234 e il 1236il nome del C., assieme a quello del nipote Guglielmo, era apparso in una lista di feudatari soggetti alla legislazione antimagnatizia del Comune padovano; venne colpito nuovamente dai provvedimenti contro i magnati dopo il 1256, se non è suo figlio il Tiso nominato nell'aggiornamento non datato (ma posteriore al 1256)di uno statuto del 1216. L'Anonimo Torriano afferma che nel 1261 si fece cittadino di Treviso per recuperare i beni della sua famiglia già incamerati da Ezzelino e quindi confiscati dal Comune trevisano assieme a tutto il patrimonio ezzeliniano nel suo territorio, ed avrebbe così riottenuto i feudi di Brusaporco e Treville. Curò in ogni modo di ricostituire ed ampliare la propria fortuna: già nel 1251aveva chiesto al vescovo di Treviso l'investitura di un certo feudo che era stato in possesso del padre, del fratello Giacomo e del nipote Guglielmo. Il vescovo di Frisinga nel 1261lo investì del feudo di Godego già appartenuto ai da Romano. Secondo il Bonifaccio i Trevisani nel 1262 contestarono al C. il diritto di giurisdizione in Godego e si giunse quasi alla guerra perché il Comune di Padova intervenne a sostegno delle ragioni del Camposampiero.
Una testimonianza del suo alto prestigio è l'opera di pacificazione da lui svolta tra i Caminesi Biaquino (II) e Guecellone (VI) figlio di Tolberto fautore di Ezzelino; venne anche scelto come arbitro nella divisione dei beni da loro posseduti in comune (1261)e fu presente all'intimazione pronunciata dal Consiglio di Treviso di non includere nella divisione certi beni sui quali il Comune rivendicava diritti. Nel seguente 1262presenziò alla vendita dei due castelli di Cavolano fatta da Biaquino da Camino a Iacopo di Cavaliro. Mantenne relazioni con gli Estensi anche dopo la morte di Azzo VII: fu testimone infatti al conferimento della signoria di Ferrara ad Obizzo II d'Este da parte del podestà e del popolo di quella Città (1264).Morì il 31 genn. 1266 e venne forse sepolto nella chiesa del monastero di S. Pietro in Padova.
Sposò Ponzia da Canossa, dalla quale ebbe un figlio, Tiso (VIII) e una figlia Alessante, o Alessandra, che sposò Nicolò da Castelnuovo.
Fonti e Bibl.: Padova, Archivio capitolare, Episopi, III, pergg. 261, 265;Ibid., Bibl. del Seminario vesc., ms. 581; G. Brunacci, Codice diplomatico padovano, p. 1972; Treviso, Bibliot. comunale, ms. 1392: Anonimo Torriano, Historia trivisana manoscritta, ff. 100v, 103rv; Rolandini Patavini Cronica..., in Rer. Ital. Script., 2 ed., VIII, 1, a cura di A. Bonardi, pp. 96, 111-126; Liber regiminum Padue, ibid., p. 328; Statuti del comune di Padova dal sec. XII all'anno 1285, a cura di A. Gloria, Padova 1873, pp. 206, 213; A. Gloria, Monumenti dell'università di Padova (1222-1358), Venezia 1884, p. 213, docc. pp. 1011;P. Gerardo, Vita et gesti d'Ezzelino III…, Venezia 1543, cc. 74r, 80rv 81v; G. Bonifaccio, Istoria di Trivigi, Venezia 1744, p. 222; G. Piloni, Historia... della città di Belluno, Venezia 1607, p. 217; E. I. Salomonii Urbis Patavinae inscriptiones..., Patavii 1701, p. 119; L. A. Muratori, Delle antichità estensi..., II, Modena 1740, pp. 24-27; G. B. Verci, Storia degli Ecelini..., III, Bassano 1779, docc. CXLIII p. 262, CXLV p. 264, CCXLIV p. 412, CCLVII p. 442 , Id., Storia della Marca trivigiana..., II, Venezia 1786, doc. XCVII p. 30, CXXIV p. 60; G. B. Picotti, I Caminesi…, Livorno 1905, pp. 72 s.; J. K. Hyde, Padua in the age of Dante, New York 1966, p. 75; G. Camposampiero, Domu de Campo Sancti Petri. Storia genealogica dei Camposampiero, in Boll. del Museo civico di Padova, LVIII (1969), pp. 317-344.