Tiro a volo
Nei primi anni del 19° secolo i cacciatori inglesi inventarono il trapshooting. L'idea di questa nuova forma di sport nacque come risposta al divieto di cacciare i volatili selvatici. Per tutto il secolo precedente, infatti, l'aumento indiscriminato dei cacciatori aveva drasticamente ridotto la selvaggina.
Questo provvedimento restrittivo però non aveva scoraggiato gli aristocratici, che riuscirono ad aggirare facilmente la legge appropriandosi degli spazi pubblici dove era permessa la caccia. I cittadini protestarono energicamente, senza ottenere alcun risultato: i nobili continuarono infatti a sfruttare a proprio uso e consumo questi terreni. I cacciatori inglesi iniziarono allora a cercare un'alternativa che fosse in grado di soddisfare la passione per la caccia ai volatili.
Secondo lo statunitense Frank G. Menke, esperto di storia dello sport, le prime gare di tiro organizzate risalgono al 1832, data di fondazione del club di cacciatori conosciuto come High Hats ("Cappelli a cilindro"). Tale denominazione era dovuta al fatto che i membri del club avevano escogitato un sistema singolare per misurare l'abilità nel tiro: collocavano alcuni piccioni in piccole buche scavate nel terreno che poi coprivano con i cappelli, legati con una funicella; quindi, dopo essersi piazzati a una certa distanza, a un segnale convenuto tiravano con forza la funicella e si rimettevano i cappelli in testa. Solo a quel punto potevano sparare ai piccioni che avevano intanto spiccato il volo. Altre fonti raccontano che questo rituale di tiro iniziò nel 1850 in una trattoria nei pressi di Londra chiamata Old Hats.
Riunioni di tiro si tennero a Battersea, nella locanda detta Red House, meta dei londinesi amanti delle gare di tiro, dei premi e delle scommesse. Si sparava con fucili di grosso calibro a una canna. Nel corso degli anni il luogo, inizialmente frequentato da gente di dubbia moralità, assunse un carattere sempre più esclusivo, per diventare un ritrovo delle classi aristocratiche e abbienti.
Ma il trapshooting vero e proprio iniziò quando, nel 1857, venne fondato il primo circolo di tiro al piccione, il Pigeon Club. In questa occasione si adottarono per la prima volta le cassette (traps) in cui venivano rinchiusi i piccioni, un preciso regolamento di gara e fucili da caccia a due canne di calibro 12, il massimo consentito. Le cassette venivano aperte da un apposito inserviente tramite una cordicella (successivamente sostituita da un congegno elettrico di apertura a distanza) dietro comando ("pull") del tiratore di turno.
Le cassette erano cinque, distanti circa 28 m l'una dall'altra. Il tiratore disponeva di due colpi per l'abbattimento del volatile, che doveva cadere entro un'area delimitata da una rete di recinzione (a una distanza variabile dai 18 ai 22 m dalle cassette) affinché il tiro venisse considerato valido.
Tali regole rimasero in vigore fino alla definitiva scomparsa del tiro al piccione, una specialità praticata da migliaia di appassionati, uomini e donne, sia a livello nazionale sia internazionale (con la disputa di campionati del mondo, campionati europei e Grand Prix).
La storia del tiro al piccione annota nomi di tiratori inglesi e statunitensi quali Bogardus, Scott, Fulford, Eliot, famosi per la loro abilità e per i tanti record conquistati. Tuttavia, il record mondiale di volatili abbattuti spetta a un italiano, il marchese Luigi Torrigiani di Firenze, il quale, il 3 maggio 1899, sul campo di tiro delle Cascine colpì in poco più di sette ore 935 piccioni su mille. Egli sparò 1300 cartucce in tutto con lo stesso fucile, le cui canne dovevano essere immerse ogni tanto in acqua fredda per l'eccessivo surriscaldamento.
Il tiro al piccione dall'Inghilterra si diffuse in tutta Europa: in Francia, Germania, Austria, Spagna, Italia sorsero in pochi anni, grazie al crescente numero di appassionati, tantissime società e campi di tiro. Proprio l'Inghilterra, paese d'origine, fu la prima ad abolire questa pratica, osteggiata con sempre maggior vigore dalle associazioni locali per la protezione degli animali. In seguito iniziò anche in altri paesi il lento ma progressivo declino di questa attività sportiva, che venne presto sostituita dal tiro al piattello, peraltro già praticato dagli ultimi decenni dell'Ottocento.
Negli Stati Uniti vennero utilizzate come primi bersagli palle di vetro di diametro di circa 5 cm, che, inserite in un contenitore munito di una molla (ball trap), venivano lanciate in un'area di tiro; fu l'anteprima assoluta di un nuovo modo di sparare e il primo passo verso l'invenzione del piattello.
Per rendere questo sport ancora più realistico, i primi tiratori incollavano alcune piume alla palla di vetro che, in volo, cambiava traiettoria imitando in qualche modo il volo degli uccelli.
Sono passati alla storia i record di alcuni tiratori quali Bogardus, Carver (cui si deve la prima realizzazione delle attuali macchine da lancio) e Scott. Nel 1879 Bogardus prese parte a una gara a tempo: servendosi di due fucili che lui stesso caricava, spezzò 5500 palle di vetro (contro 356 mancate) in 7 ore, 20 minuti e qualche secondo. Bogardus e Carver dettero vita a entusiasmanti sfide personali; in una serie di 25 incontri di tiro al piattello Carver ne ruppe 2227 (89%) contro le 2103 del rivale.
Un altro famosissimo personaggio, il leggendario Buffalo Bill, al secolo William Frederick Cody (1846-1917), fu tra i pionieri di questo sport. L'ex colonnello dell'esercito degli Stati Uniti, tiratore abilissimo, entrò a fine carriera nel famoso circo americano Barnum e successivamente ne fondò uno proprio che condusse in tournée anche in Europa. Nel 1906 venne in Italia con la sua 'tribù' di autentici pellirosse ottenendo un grande successo di pubblico e presentando un'assoluta novità per il nostro paese, il tiro al bersaglio mobile. In uno dei suoi numeri, infatti, Buffalo Bill, cavalcando a fianco di un pellerossa che lanciava in alto sfere di vetro vuote, riusciva a colpirle con estrema facilità.
Successivamente fu inventata la cosiddetta trap rotante, un congegno studiato per scagliare le palle di vetro in differenti direzioni, così da rendere più difficile ai tiratori colpire un bersaglio caratterizzato da traiettorie imprevedibili. L'innovazione accrebbe sensibilmente l'abilità dei tiratori nel maneggiare il fucile e la precisione del tiro.
Il desiderio di mettersi continuamente alla prova portò alla nascita del primo esemplare di piccione d'argilla (clay bird), una sorta di disco dalla forma ovale fatto di argilla cotta al forno. Una punta di cartone veniva alle volte incollata a un'estremità del disco così da causare una traiettoria anomala del bersaglio, che simulava il volo di un piccione rendendo agonisticamente più interessante la competizione.
L'argilla cotta si rivelò un materiale troppo resistente all'impatto con il piombo delle cartucce; così si ritornò alla palla di vetro, scagliata in aria dalle stesse traps usate per il piccione d'argilla. Ma il ripiego non suscitò l'interesse sperato e, nel 1880, si iniziò a sperimentare un nuovo piccione fatto di una miscela di catrame e polveri, più fragile del primo all'urto dei pallini.
Ma prima che questo venisse ufficialmente utilizzato, un inglese di nome McCaskey aveva già trovato la soluzione costruendo il cosiddetto Blue Rock, un piccione impastato con fanghiglia di fiume e pece. Lo stesso McCaskey assemblò una trap del tutto nuova che chiamò Expert. La creatività di questo signore inglese fece della sua invenzione un prodotto di esportazione che anticipò l'attuale piattello, il bersaglio per eccellenza della disciplina del tiro a volo.
A livello internazionale tutta l'attività del tiro (che comprende sia le specialità proprie del tiro a volo sia quelle del tiro a segno) fa riferimento alla International Shooting Sport Federation (ISSF), denominazione assunta nel 1998 dalla Union internationale de tir (UIT), fondata nel 1921.
In Italia le prime competizioni di tiro a volo organizzate si disputarono in Sicilia, verso la metà dell'Ottocento. Si sparava a passeri, fringuelli, verdoni e altre specie di uccelli, che venivano lanciati uno per volta e che il tiratore doveva abbattere caricando il suo fucile ad avancarica con la dose giusta di polvere nera. Successivamente, verso la fine del secolo, si cominciarono a disputare le prime gare di tiro al piattello, anche se il piccione o altri volatili restavano il bersaglio preferito. Le prime società di tiro a volo furono costituite a Roma, Milano, Firenze, Genova, Venezia, Bologna, Padova, Torino, Palermo, Napoli, Messina e Catania.
Dopo la prima guerra mondiale la passione per questa disciplina sportiva si propagò in tutto il territorio nazionale, ma già dai primi anni del Novecento non c'era città che non avesse una società, una sezione o un gruppo di appassionati di tiro a volo. Il massimo sviluppo si ebbe dopo la fine del secondo conflitto mondiale, con il rapido diffondersi della specialità del tiro al piattello, fino ad allora assai meno praticato del tiro al piccione.
Gli atti ufficiali della nascita del primo organismo federale portano la data del 4 agosto 1926, quando fu fondata la Federazione italiana tiro al piccione d'argilla (FITPA), con sede in Roma, e fu organizzato, sempre nella capitale, il primo Campionato internazionale di tiro al piattello.
L'importante obiettivo di riunire sotto un'unica sigla i tiratori italiani fu raggiunto grazie all'impegno e alla passione di un industriale del settore, Ettore Stacchini, che riuscì a federare 30 società di tutte le regioni italiane. Stacchini (primo presidente della Federazione dall'anno della sua costituzione fino al 1938) fu anche un abilissimo tiratore; nel 1934 batté il record di velocità stabilito dal belga Lafite, che era riuscito a sparare a 100 piccioni d'argilla (ossia piattelli) in 156 secondi, mancandone però 20. Stacchini portò il record a 112 secondi, anche se lo ottenne usando cinque fucili muniti di serbatoio supplementare e tre macchine da lancio. Nello stesso anno ruppe 1000 piattelli su 1027 con 1102 colpi sparati con un solo fucile Browning, caricato ogni volta con due cartucce.
Nel settembre del 1926 il ministero dell'Economia nazionale diede il proprio riconoscimento alla FITPA, che nel 1927, come tutte le altre Federazioni sportive allora operanti, entrò a far parte del CONI e assunse l'attuale denominazione di Federazione italiana tiro a volo (FITAV); in essa confluirono 151 società e 916 tiratori.
L'anno seguente usciva il primo bollettino ufficiale della Federazione. Fu redatto e applicato il primo regolamento federale e furono gettate le basi di un progetto mirato a una maggiore espansione del tiro al piattello, essendo ritenuto inadeguato il numero degli impianti di tiro allora disponibili.
Stacchini, fermamente convinto che il tiro al piattello avesse enormi possibilità di sviluppo, decise di far organizzare a Roma, nel 1930, i Campionati mondiali e gli Europei dell'unica specialità allora praticata, la fossa olimpica o trap.
Sempre nel 1930 la Fédération internationale de tir aux armes sportives de chasse (FITASC) assegnò alla FITAV l'organizzazione della prima edizione del Campionato del Mondo di tiro al piccione. La competizione, alla quale parteciparono 310 tiratori di 17 nazioni, fu vinta dall'italiano Ottavio Menicagli.
Nel 1932 la FITAV pubblicò il regolamento del campionato italiano di tiro al piattello; successivamente, in seguito alla richiesta della società Tiro a volo del Lazio, omologò i campionati nazionali e internazionali di tiro al piccione degli anni 1923, 1924, 1925, 1926 e 1927, dichiarando i rispettivi vincitori campioni nazionali e internazionali. La Federazione omologò inoltre i risultati dei campionati internazionali di tiro al piattello degli anni 1925 e 1926.
I tiratori italiani, oggi saldamente al vertice delle classifiche olimpiche e mondiali, hanno in precedenza primeggiato anche nel tiro al piccione, prima che questa specialità venisse cancellata per legge dal calendario agonistico nazionale e internazionale. Il Grand Prix du Casino di Montecarlo, divenuto poi Gran Prix de l'International Sporting Club, è stato per moltissimi anni (dal 1872 al 1965) la competizione più prestigiosa, anche grazie ai ricchi premi messi in palio.
A Montecarlo ogni tiratore poteva servirsi di un fucile a due canne (doppietta o sovrapposto) oppure a una canna (a ripetizione), ma con il limite di sparo di due colpi. L'unica regola riguardava il calibro dell'arma, che poteva anche essere il 10 con una carica massima di 42 g di pallini. Dal 1957 la FITAV ammise un solo calibro, il 12, con una carica massima di 36 g di piombo.
Soltanto quattro tiratori al mondo sono riusciti ad aggiudicarsi per tre volte il Grand Prix, e tra questi tre sono italiani: Giuseppe Guidicini di Bologna (nel 1886, 1890 e 1893), Ippolito Grasselli di Cremona (nel 1902, 1905 e 1906) e Federico Fadini di Crema (nel 1914, 1920 e 1922).
A Stacchini succedette Roberto Tortima, prima come presidente e poi come commissario del CONI. Nel 1944 gli subentrò nella carica Claudio Malpeli in qualità di reggente CONI. Successivamente, nel 1945, fu la volta di Pietro Jannetti, anche lui come reggente CONI; quindi, dal 1946 al 1950, fu presidente Angelo Colombo e poi, nuovamente, Tortima, che rimase al vertice della Federazione fino al 1954, anno in cui venne eletto Antonio Le Pera. In quel periodo il tiro al piccione rimaneva l'attività di riferimento del tiro a volo italiano, a cui prendevano parte appassionati di ogni classe sociale ed esponenti della cultura, dell'imprenditoria, dell'industria e dello sport. Ciò consentiva ai circoli di finanziare e promuovere l'ancora emergente specialità del tiro al piattello: nei campi di tiro si potevano vedere tiratori di piattello cimentarsi in gare al piccione e viceversa. Furono anche gli anni in cui in Parlamento si cominciò a discutere dell'abolizione del tiro al piccione, decisione che fu rinviata alla fine dello svolgimento dell'Olimpiade di Roma 1960.
Nei primi mesi del 1961 la FITAV cercò di correre ai ripari per difendersi dal pericolo dell'emanazione di una legge abrogativa del tiro al piccione. La soluzione fu trovata nella scelta di un presidente appartenente al mondo politico, il giovane deputato democristiano Natalino Di Giannantonio. Sotto la sua presidenza e grazie ai tanti successi ottenuti dai tiratori azzurri in campo internazionale, la FITAV potenziò la sua organizzazione periferica e le sue iniziative promozionali, favorendo la nascita di nuovi campi di tiro e valorizzando gli impianti già esistenti.
Nel 1969, finito il mandato di Di Giannantonio, che aveva deciso di non riproporre la propria candidatura, la FITAV fu retta per soli due mesi (marzo e aprile) dal commissario straordinario Giuseppe Pasquale; quindi subentrò un altro commissario straordinario, Stefano Castellani. Quest'ultimo, insieme ai suoi collaboratori, lavorò alla stesura del nuovo statuto federale, approvato dal CONI nel gennaio 1970. In base a questo l'Italia del tiro a volo veniva divisa in quattro zone geografiche, in ognuna delle quali le società territoriali elessero i propri candidati (4 per ogni zona) al consiglio della FITAV e votarono per la candidatura del nuovo presidente federale. Roberto Miracoli, personaggio assai noto nell'ambiente nazionale e internazionale, nonché presidente del Tiro a volo Milano e consigliere federale, fu eletto presidente. I numeri che Miracoli annunciò nel febbraio 1973 erano di assoluto prestigio per la Federazione: oltre 15.000 iscritti provvisti di tessera A (l'attuale tessera ordinaria) e più di 100.000 con tessera B, grazie agli accordi intercorsi con le associazioni venatorie. Le società affiliate, distribuite su tutto il territorio nazionale, erano 262 con oltre 700 gruppi aderenti e almeno un campo di tiro disponibile. Il 4 marzo 1973 Roberto Miracoli fu rieletto presidente federale, mandato che gli fu riconfermato per la terza volta il 14 aprile 1977.
L'assemblea elettiva della FITAV per il quadriennio successivo si tenne il 28 marzo 1981. La base, attraverso le assemblee societarie, si espresse in larga maggioranza per Giampiero Armani. Il pronostico fu rispettato anche in assemblea elettiva: Armani fu nominato presidente con 272 voti, 47 in più del suo avversario Giambattista Magno. Il nuovo corso della gestione Armani puntò soprattutto sulla massima valorizzazione degli impianti, ritenuta determinante per l'espansione dell'attività a tutti i livelli; inoltre il programma prevedeva un rapporto più stretto e costruttivo fra il vertice e la base, con gli organi periferici, con le associazioni venatorie e con l'industria del settore. Armani dette un notevole impulso alla promozione di nuove specialità di tiro quali il double trap, ormai prossimo alla consacrazione olimpica, la fossa universale, in via di grande espansione, il percorso di caccia, l'electrocibles e il fintello. Nel 1985 la FITAV istituì i Centri di addestramento allo sport, dai quali sono usciti campioni di livello internazionale come Giovanni Pellielo, Deborah Gelisio, Nadia Innocenti e Daniele Di Spigno. Armani venne riconfermato a larga maggioranza anche nel quadriennio successivo.
Nel 1988, dopo lo svolgimento dei Giochi Olimpici di Seul, si disputò la prima edizione della Coppa del Mondo di piattello-fossa e di skeet. Il 18 dicembre 1988 Armani fu confermato presidente per la terza volta con l'82,3% dei voti battendo nettamente l'ex segretario generale e poi tecnico delle nazionali di tiro Sabino Panunzio. Ennio Mattarelli, due volte campione del mondo e olimpionico a Tokyo 1964, succedette a Silvano Basagni come tecnico della nazionale italiana.
Il 1990 certificò il costante sviluppo del tiro a volo in Italia: gli affiliati con tessera A erano 24.000, 341 le società, 301 i gruppi aderenti e decine di migliaia i soci delle associazioni venatorie che frequentavano i campi di tiro.
Il 1991 si rivelò un anno eccezionale per il tiro a volo italiano, in quanto per la seconda volta (dopo Montecatini 1989) i tiratori azzurri vinsero contemporaneamente i campionati mondiali di fossa e di skeet.
Il 14 giugno 1993 le dimissioni in blocco di dodici consiglieri federali costrinsero Armani a convocare un'assemblea straordinaria elettiva. A Bologna, il 10 settembre dello stesso anno, il presidente in carica fu nettamente battuto dal giovane ex consigliere federale Luciano Rossi che conquistò la presidenza della FITAV con l'83% dei suffragi. Oltre alla sua elezione Rossi poté festeggiare un anno straordinario per il tiro a volo italiano, premiato sia a livello individuale sia a squadre: 4 ori, 3 argenti e 2 bronzi ai campionati del mondo assoluti; 3 ori, 4 argenti e 2 bronzi agli europei; a livello juniores 5 ori, un argento e un bronzo nei mondiali, 2 ori e un argento agli europei.
Il padre di Luciano Rossi, Ferdinando, è stato uno dei personaggi più rappresentativi e apprezzati del tiro a volo italiano: prima tiratore di livello internazionale, poi illuminato dirigente della FITAV, di cui è stato vicepresidente dal 1972 al 1976, e, per oltre ventisei anni, presidente del comitato regionale del CONI dell'Umbria.
Il figlio Luciano ne ha seguito le orme. Valente tiratore (vanta un oro e un bronzo ai mondiali juniores e un titolo italiano nella fossa olimpica), ha continuato a collezionare successi anche in campo dirigenziale fino ad arrivare alla presidenza della FITAV, carica che gli è stata riconfermata, a larghissima maggioranza, anche per i tre quadrienni successivi, l'ultimo dei quali scadrà dopo i Giochi Olimpici di Pechino del 2008.
Il bilancio tecnico-gestionale della FITAV nei primi undici anni della sua presidenza è stato decisamente positivo, malgrado la prima elezione fosse coincisa con l'inizio della crisi economica del CONI, che penalizzò pesantemente i programmi e le attività delle federazioni sportive nazionali.
Uno fra gli obiettivi centrati da Rossi, forse il più importante, è stato quello di conferire al tiro a volo italiano la sua peculiare identità sportiva: questione fino ad allora ignorata dal legislatore o quanto meno non posta alla sua attenzione. Da tempo infatti questo sport soffriva il condizionamento di leggi che ne frenavano lo sviluppo e ne distorcevano indirettamente la vera immagine.
Il primo decisivo passo fu la reintroduzione del porto d'armi per uso sportivo che, abolito dal ministero degli Interni, tornò in vigore con la nuova denominazione di porto di fucile per uso tiro a volo. Un secondo risultato, non meno importante, fu quello di garantire lo svolgimento dell'attività durante tutto l'anno e non più solo nel periodo post-venatorio.
La politica federale di Luciano Rossi creò le condizioni affinché lo sport del tiro a volo si adeguasse alle mutate esigenze dei tempi a partire dalle norme e dai regolamenti. Fu costituito un centro studi composto da esperti di vari settori: giuristi, medici, ricercatori e altri studiosi contribuirono a raggiungere gli obiettivi prefissati.
Per la prima volta fu avviato un programma di reciproca e costruttiva collaborazione con i ministeri degli Interni, dell'Ambiente e della Salute. Nel clima di una ritrovata unità d'intenti con questi organismi istituzionali il tiro a volo italiano vide riconosciuta e garantita dalla legge la sua funzione sociale (del resto, era già senso comune il divieto del tiro a volo su uccelli, che sarebbe divenuto legge l'11 febbraio 1992).
Alla sfida ambientale la FITAV non poteva sottrarsi e, anzi, rispose con sensibilità e interesse adottando soluzioni funzionali dopo aver stipulato un protocollo d'intesa con il ministero competente. Gli impianti di tiro a volo furono interamente insonorizzati e dotati di reti protettive per facilitare la raccolta dei residui dell'attività sportiva.
Un altro importante passo della gestione Rossi fu fatto a livello periferico con l'attuazione di un federalismo compiuto. Grazie alla FITAV il ruolo propositivo, organizzativo e operativo dei comitati regionali e provinciali divenne sempre più rilevante e l'ingerenza della Federazione sul territorio sempre minore.
Per la prima volta fu aperto un dialogo con i gruppi sportivi militari, che portò all'introduzione e diffusione del tiro a volo anche fra questi atleti.
L'ottimo lavoro della FITAV non passò inosservato a livello internazionale. Rossi fu eletto vicepresidente della International Shooting Sport Federation nel 1994, a conferma della considerazione nutrita dalla Federazione internazionale di tiro nei confronti della Federazione italiana, che negli anni successivi ha contribuito alla massima valorizzazione del tiro a volo ai giochi olimpici. Mentre il CIO riduceva la presenza di molte discipline sportive, il tiro a volo aumentava il numero delle specialità presenti ai giochi olimpici, passando dalle due di Barcellona 1992 (fossa olimpica e skeet maschili) alle sei di Sydney 2000 e Atene 2004 (fossa olimpica, skeet e double trap, maschili e femminili).
L'organizzazione federale italiana, forte del suo centro studi, delle sue aziende costruttrici di armi e munizioni a uso sportivo, dei suoi atleti, della sua politica ambientale e di ricerca, divenne un modello ammirato e apprezzato dalle federazioni nazionali di tutto il mondo.
Alla fine del dicembre 2004 erano 481 le società sportive affiliate alla FITAV, distribuite su tutto il territorio nazionale. Le società sono classificate secondo un criterio basato sul possesso di determinati requisiti, come il numero dei tesserati, l'organizzazione delle gare, i campi di tiro, il funzionamento simultaneo, le disponibilità logistiche messe a disposizione dei soci: esistono società extra (aventi tutti i requisiti richiesti), di prima, seconda, terza, quarta e quinta categoria.
Dal 2004 lo svolgimento dell'attività agonistica federale è riservato agli atleti dotati di tessera ordinaria o promozionale. La tessera federale ordinaria è obbligatoria: per tutti coloro che ricoprono cariche, incarichi e qualifiche federali; per quanti rivestono cariche societarie; per tutti i membri di società affiliate che all'atto dell'iscrizione non possiedono una tessera federale rilasciata da altra società; per i tiratori compresi nell'elenco categorie tiratori di una o più specialità, con esclusione dei giovani iscritti ai corsi dei centri di avviamento allo sport.
La tessera federale promozionale è invece obbligatoria: per i giovani iscritti ai centri di avviamento, anche se compresi nell'elenco categorie tiratori; per tutti i soci delle società di tiro a volo, esclusi coloro che possiedono obbligatoriamente la tessera federale ordinaria.
I tiratori che non sono titolari della tessera federale possono comunque svolgere l'attività di tiro a volo, purché in possesso della tessera rilasciata da un'organizzazione venatoria convenzionata con la FITAV.
Il numero degli affiliati agonisti della FITAV era, al dicembre 2004, di 23.509 unità, di cui 15.221 con tessera federale ordinaria e 8288 con tessera promozionale; a questi vanno aggiunti i circa 700.000 atleti convenzionati con la FITAV tramite le associazioni venatorie.
Mentre a livello internazionale sia il tiro a volo sia il tiro a segno fanno riferimento a un'unica Federazione (ISSF), in Italia queste due discipline sportive sono gestite da altrettante Federazioni nazionali: il tiro a volo dalla FITAV, mentre tutte le specialità che prevedono bersagli fissi e l'uso di carabine e di pistole dalla Unione italiana tiro a segno (UITS).
Il piattello, ideato e perfezionato nel corso del tempo, è l'unico bersaglio della disciplina del tiro a volo. Altri bersagli volanti artificiali vengono utilizzati in alcune specialità cosiddette amatoriali, praticate a livello sia nazionale sia internazionale.
I piattelli da gara hanno tutti forma e dimensioni simili, mentre le relative macchine da lancio, in un primo tempo catapulte in miniatura caricate manualmente, sono diventate sofisticati congegni tecnologici azionati da comandi elettronici.
Il fucile da gara di tiro al piattello è simile a quello da caccia, dal quale differisce per peso, robustezza e foratura. Da tempo il fucile più diffuso è a canne sovrapposte, preferito alla classica doppietta a canne affiancate. Le canne sovrapposte non costituiscono comunque una novità, in quanto i primi esemplari vennero costruiti già nel 16° secolo grazie all'abilità degli armaioli italiani. Il sovrapposto sembra offrire al tiratore notevoli vantaggi, quali una maggiore precisione e velocità di esecuzione. Inoltre, nelle gare di tiro al piattello, dove si spara con molta frequenza, le canne del fucile sono soggette a un surriscaldamento che risulta inferiore nel sovrapposto e nell'automatico. I fucili di calibro 12 (il massimo consentito dai regolamenti internazionali) pesano circa 3,300 kg.
L'Italia, oltre a vantare il miglior medagliere olimpico di sempre, è leader mondiale anche nella fabbricazione delle armi. Ai Giochi Olimpici di Atene 2004 tutte e 18 le medaglie in palio del tiro a volo sono state vinte con fucili fabbricati in Italia (12 con fucili Perazzi e 6 con fucili Beretta). Nel novembre 2004 la Beretta ha presentato ufficialmente il nuovo fucile UGB25Xcel, un'arma nuova ideata per i tiratori di trap, skeet, double trap e sporting-percorso di caccia.
In Italia esiste da tempo una proficua collaborazione fra le ditte produttrici di armi e la FITAV; questo rapporto è totalmente affidato alla gestione diretta dell'Associazione nazionale armi e munizioni.
Oggi un impianto di fossa olimpica o trap è costituito da 15 macchine di lancio collocate lungo una linea retta e disposte in cinque gruppi di 3 macchine ciascuno. La distanza che separa le macchine centrali di ogni gruppo varia da 3 a 6 m (di solito è di 4 m). Le macchine di lancio devono essere installate in modo da poter effettuare tutti i lanci indicati dagli schemi previsti dal regolamento internazionale. La velocità e l'angolo di lancio del bersaglio sono controllati da particolari dispositivi.
I piattelli usati per le discipline olimpiche (fossa, skeet e double trap) devono avere un diametro di 110 mm, un'altezza di 25 mm e un peso di 105 g. Sono considerati regolari tutti i piattelli che, lanciati al comando del tiratore entro 2 decimi di secondo, percorrono la traiettoria indicata nello schema prescelto. Un piattello è dichiarato buono quando, lanciato secondo il regolamento, viene polverizzato in tutto o in parte, o ne viene staccato un frammento. In caso di piattello fumogeno il colpo deve provocare la fuoriuscita della polvere colorata in esso contenuta.
I fucili per le prove di fossa, sia maschile sia femminile, pesano circa 4 kg, hanno una canna che misura fino a 85 cm e un singolo grilletto che consente al tiratore di sparare due colpi in modo estremamente rapido.
Tutti i fucili, anche quelli semiautomatici, sono ammessi a condizione che il loro calibro non sia superiore al 12. I fucili semiautomatici debbono essere predisposti in modo da poter essere caricati con due sole cartucce, che devono avere un bossolo con lunghezza minima di 70 mm. La massima carica di pallini consentita è di 24 g, mentre il diametro massimo dei pallini deve essere di 2,6 mm. I pallini devono avere forma sferica.
I tiratori di fossa olimpica o trap sono divisi in batterie da sei; quelli di ciascuna batteria sparano, alternandosi, da cinque pedane diverse poste, a una distanza di 15 m, dietro la fossa in cui si trovano le macchine lancia-piattelli. Il piattello viene lanciato automaticamente nello stesso istante in cui arriva l'ordine del tiratore, che attende con il fucile imbracciato e caricato con due colpi. Il tiro si esegue in piedi; la chiamata e il tiro devono avvenire con il fucile appoggiato alla spalla.
Cinque dei sei tiratori si dispongono da sinistra, nell'ordine, sulle pedane numerate da 1 a 5 e sparano, a turno, in successione. Il sesto tiratore si porta sulla pedana n. 1 quando questa viene lasciata libera dal primo concorrente che intanto si è spostato sulla pedana n. 2, e così via fino a che tutti i tiratori non concludono la serie prevista, per lasciare le pedane ai sei concorrenti del turno successivo.
A ogni pedana corrispondono 3 macchine lancia-piattelli e una roulette automatica stabilisce la successione dei lanci. Il piattello esce con direzione e traiettoria ignote al tiratore; la direzione del piattello varia, sul piano orizzontale, di 90° (45° a destra e altrettanti a sinistra) e la sua altezza, a 10 m dalla fossa, da 1,5 m a 3,5 m (con una tolleranza di 0,5 m). Ciascun bersaglio ha una parabola di 76 m.
Il torneo olimpico prevede che la gara si svolga in 5 serie da 25 piattelli ognuna, 75 lanciati nella prima giornata e 50 nella seconda; alle prime 5 serie ne viene aggiunta una sesta finale di 25 piattelli detti flash, ossia con fumogeno, a cui accedono i primi sei classificati delle serie precendeti. In ambito internazionale il torneo femminile prevede la disputa di 3 serie di selezione più una quarta di finale.
La specialità della fossa olimpica è presente ai Giochi Olimpici fin dalla prima edizione di Atene 1896 come disciplina dimostrativa, e fino ai Giochi di Tokyo 1964 è stata l'unica specialità del tiro a volo. Dal 1952 (Helsinki) è presente ufficialmente nel programma olimpico.
Mentre la specialità della fossa olimpica o trap è nata e si è sviluppata in Inghilterra, lo skeet (disciplina olimpica dai Giochi di Città del Messico 1968) è un'invenzione dei trapshooters statunitensi. Precedentemente conosciuto come shooting around the clock, ebbe il nome attuale a seguito di un concorso lanciato nel 1926 dalla rivista National Sportsman con l'intento di trovarne uno adeguato per questa specialità. Vinse Gertrude Hurlbutt di Dayton (Montana), fra 10.000 concorrenti, aggiudicandosi il premio di 100 dollari grazie alla scelta del nome skeet, che deriva da una parola dell'antico norvegese equivalente all'inglese shoot.
Henry E. Ahlin di Boston, uno dei pionieri di questa nuova disciplina e per molti anni segretario della National Skeet Shooting Association, la descrisse così: "Nello skeet, armi e bersagli sono gli stessi del trap ma le tecniche sono profondamente diverse". La pratica ebbe origine nella città di Andover (Massachusetts), dove nel 1920 un gruppo di cacciatori cominciò a sparare a bersagli d'argilla lanciati da una macchina. Si trattava di normali allenamenti con lo scopo di affinare l'abilità individuale nel tiro in funzione della caccia ai volatili.
Con il passare del tempo gli stessi membri del gruppo si dettero un programma agonistico, con regole definite che consentirono a ogni concorrente di avere la stessa serie di tiri a disposizione, rendendo così la competizione la più equa possibile. Il campo di gara fu tracciato a forma di cerchio diviso in dodici settori come il quadrante di un orologio. La macchina di lancio fu collocata nella posizione delle ore 12 e fu impostata per lanciare il bersaglio d'argilla verso il punto corrispondente alle ore 6. Il programma della competizione prevedeva che ogni tiratore sparasse due colpi da ciascuno dei 12 settori del quadrante.
Lo shooting around the clock conteneva molti degli elementi dello skeet attuale. Esso divenne subito molto popolare e l'entusiastico gradimento da parte degli appassionati anticipava l'imminente creazione di una nuova e diversa specialità del tiro a volo.
Originariamente si sparava in ogni direzione, finché il proprietario di un terreno adiacente al campo di tiro non impiantò un allevamento di galline. W.H. Foster, uno dei tre inventori assieme a C.E. Davies e suo figlio, costruì allora una seconda macchina di lancio, che collocò nella posizione delle ore 6 congegnandola in modo da lanciare il bersaglio d'argilla sopra il punto delle ore 12, per ridurre il pericolo di colpire i polli del contadino. Tra il 1920 e il 1926 lo stesso ristretto gruppo di pionieri dello skeet apportò ulteriori modifiche tra cui quella fondamentale di alzare una delle due macchine per ottenere una traiettoria più alta del bersaglio rispetto a quella del bersaglio lanciato dall'altra.
L'esperimento ebbe successo e si pensò allora di sviluppare ulteriormente l'idea per ottenere un consenso a livello nazionale. Furono quindi apportati alcuni cambiamenti nel regolamento di tiro, tra cui l'inclusione di un doppio bersaglio alle stazioni contrassegnate dai numeri 1, 2, 6, 7.
Oggi il cerchio del vecchio shooting around the clock si è modificato: si tira, infatti, non più da 12 ma da 8 pedane situate su un semicerchio di 19,20 m di raggio, di cui la corda base è situata a 5,49 m dal centro del cerchio, denominato punto di incrocio dei piattelli. La pedana 1 è posta all'estrema sinistra della corda base, la pedana 7 all'estremità opposta; le pedane 2, 3, 4, 5 e 6 sono disposte lungo il semicerchio, a distanza l'una dall'altra di 8,13 m. La pedana 8 è posta al centro della corda base. Tutte le pedane di tiro devono essere sulla stessa quota.
Alle estremità del semicerchio sono collocate le macchine di lancio dei piattelli ospitate in due torri, una alta a sinistra (pull) e una bassa a destra (mark), ideate per creare situazioni di tiro che si avvicinino il più possibile alle diverse combinazioni presenti nell'esercizio della caccia.
Il fucile usato per lo skeet, sia maschile sia femminile, pesa circa 3 kg e ha una canna più corta rispetto a quella usata per le gare di fossa e di double trap. Le cartucce sono caricate con pallini del diametro di 2 mm che producono una rosa compatta, in grado di spezzare il piattello a grande distanza.
Il tiratore attende l'uscita del piattello con l'arma in posizione di attesa, non ancora imbracciata, e ha a disposizione un solo colpo per ogni piattello. Il lancio è comandato dal direttore di gara. L'altezza e la direzione dei piattelli sono costanti, mentre è il tiratore che muta la posizione rispetto alle macchine di lancio; le traiettorie e la successone dei piattelli sono note al tiratore e sono sempre le stesse in tutte le gare.
Nella sequenza dei lanci i piattelli vengono espulsi singolarmente o contemporaneamente dalle due torri. Il tiratore non sa esattamente quando il piattello verrà sganciato dalla macchina di lancio, che è azionata da un dispositivo elettrico o elettronico entro un tempo che può variare, dal momento della sua chiamata, da 0 a 3 secondi.
Dalle sette postazioni disposte a semicerchio il tiratore deve sparare a 14 piattelli provenienti alternativamente da destra e da sinistra; poi ne deve colpire altri due dalla postazione centrale; infine, da quattro altre postazioni deve cercare, con due colpi in canna, di ottenere il 'doppietto', colpendo i due piattelli lanciati simultaneamente dalle due cabine.
Il tiro si esegue in piedi, senza oltrepassare la linea che delimita la pedana. Ciascun gruppo di tiratori inizia il percorso secondo l'ordine di tiro indicato dal sorteggio, iniziando dalla pedana 1 e con le seguenti modalità.
Pedana 1: un piattello singolo lanciato dalla cabina alta; un piattello doppio (doppietto), sparando prima a quello lanciato dalla cabina alta e poi a quello dalla cabina bassa.
Pedana 2: un piattello singolo lanciato dalla cabina alta; un doppietto, sparando prima al piattello lanciato dalla cabina alta e poi a quello dalla cabina bassa.
Pedana 3: un piattello singolo dalla cabina alta e uno singolo da quella bassa; un doppietto, sparando prima al piattello lanciato dalla cabina alta e poi a quello dalla cabina bassa.
Pedana 4: due piattelli singoli, sparando prima a quello lanciato dalla cabina alta e poi a quello dalla cabina bassa.
Pedana 5: due piattelli singoli, sparando prima a quello lanciato dalla cabina alta e poi a quello dalla cabina bassa; un doppietto, sparando prima al piattello lanciato dalla cabina bassa e poi a quello dalla cabina alta.
Pedana 6: un piattello singolo dalla cabina bassa; un doppietto, sparando prima al piattello lanciato dalla cabina bassa e poi a quello dalla cabina alta.
Pedana 7: un doppietto, sparando prima al piattello lanciato dalla cabina bassa e poi a quello dalla cabina alta.
Pedana 8: un piattello singolo dalla cabina alta e uno dalla cabina bassa.
Come per la fossa olimpica, la gara dello skeet si compone di 5 serie da 25 piattelli l'una (3 serie nella gara femminile) e di una serie finale, sempre da 25 piattelli, alla quale prendono parte i primi 6 qualificati. In caso di parità si procede allo spareggio partendo dalla pedana 1.
Il fucile è una doppietta calibro 12 a canne sovrapposte. Le cartucce sono di calibro 12, una per ciascun piattello. La massima carica di pallini consentita è di 24 g.
Il piattello è in argilla, ha un diametro di 110 mm e un'altezza di 25 mm, e pesa 105 g. Esce dall'apposita macchina alla velocità di 120 km/h.
È la più giovane delle tre specialità del tiro a volo; istituita nel 1991, ha debuttato ai Giochi Olimpici di Atlanta del 1996 con una classifica riservata agli uomini e una alle donne.
L'impianto del double trap è costituito da 3 macchine di lancio, collocate in linea retta e distanziate l'una dall'altra di 1-1,1 m. Le macchine sono poste in una fossa protetta da un tetto, la cui parte superiore deve trovarsi allo stesso livello delle pedane di tiro; sono predisposte in modo da effettuare tutti i lanci previsti dagli schemi contemplati dal regolamento; 2 delle 3 macchine in combinazione lanciano contemporaneamente un piattello secondo l'angolazione stabilita. Un sistema di sgancio elettrico o elettronico permette la partenza simultanea dei due piattelli, che hanno un diametro di 110 mm, un'altezza di 25 mm e un peso di 105 g. I fucili per il double trap, maschile e femminile, sono simili a quelli della fossa olimpica ma hanno una rosa di pallini più leggera, in considerazione della minore distanza dei bersagli. La cartuccia deve avere una carica massima di pallini di 24 g.
Ciascun gruppo di tiratori inizia la gara secondo l'ordine indicato dal sorteggio. I tiratori, in batterie da 6, sparano alternandosi su 5 pedane, come nella fossa olimpica, ma devono colpire con i due colpi in canna due piattelli (doppietto) che escono simultaneamente, a traiettoria fissa e divergenti tra loro, lanciati da due macchine poste nella fossa distante 15 m dal tiratore. Questi attende l'uscita dei piattelli tenendo il fucile generalmente imbracciato. L'uscita dei piattelli alla chiamata del tiratore avviene in un tempo da 0 a 1 secondo (questo tipo di timer è stato introdotto nel 2003).
Anche in questa specialità di tiro, come nella fossa olimpica, i piattelli si allontanano sempre dal tiratore; come nello skeet vengono utilizzate due cartucce per due piattelli.
La gara di double trap si svolge in una sola giornata. Nelle categorie seniores e juniores maschili ognuna delle 3 serie di lanci è composta da 50 piattelli (25 doppietti); i concorrenti sparano quindi a 150 piattelli e i primi 6 classificati vengono ammessi alla finale, in cui sono lanciati altri 50 piattelli. Per gli juniores a volte non è prevista la finale e la classifica si chiude dopo i 150 piattelli. Nelle gare femminili le serie sono di 40 piattelli e la gara termina a 120 piattelli, più altri 40 sparati nella finale riservata alle prime 6 tiratrici in classifica.
Oltre alle tre specialità olimpiche, il tiro a volo prevede l'esercizio di alcune specialità amatoriali regolate, nelle norme e nel calendario agonistico, da organismi internazionali ai quali si adeguano le varie federazioni nazionali. Sono cinque: fossa universale; percorso di caccia (sporting) e percorso di caccia in pedana (compak sporting); tiro all'elica (electrocibles); fintello; trap americano. In Italia tali attività sono gestite e organizzate dalla FITAV.
Fossa universale. - La fossa universale è una specialità patrocinata dalla FITASC (Fédération internationale de tir aux armes sportives de chasse) e presenta molte affinità con la fossa olimpica, dalla quale differisce per il numero delle macchine di lancio dei piattelli (5 invece di 15) e per il numero delle serie di tiri previste in gara (8 da 25 piattelli ognuna invece di 5). Inoltre, nella fossa universale non viene disputata la serie di finale, poiché la gara termina con 200 piattelli.
A 15 m dalle macchine di lancio sono situate le pedane di tiro, formate da un quadrato di 1 m di lato e disposte in linea retta parallelamente alle 5 macchine, collocate in una fossa protetta da un tetto fisso o articolato.
I piattelli, come per la fossa olimpica, devono avere un diametro di 110 mm, un'altezza di 25 mm e un peso di 105 g. Fucili e cartucce sono gli stessi della fossa olimpica.
Il tiro si effettua normalmente per gruppi di 6 concorrenti e si esegue in piedi. I tiratori si dispongono in ciascuna delle 5 pedane, con il sesto dietro il concorrente numero uno, come nella fossa olimpica. Ogni tiratore può sparare due colpi su ognuno dei 25 piattelli previsti per ciascuna delle 8 serie.
Percorso di caccia (sporting). - A seconda della configurazione del terreno, una postazione di percorso di caccia deve essere dotata di un numero sufficiente di macchinari affinché i tiratori possano sparare in condizioni riconducibili a quelle della caccia, con bersagli lanciati da diverse postazioni che simulino il volo o la corsa della selvaggina naturale.
Le postazioni di lancio devono essere almeno quattro, ciascuna con almeno 3 macchine di lancio dei bersagli. Le postazioni di tiro sono collocate su terreno preferibilmente pianeggiante e sono delimitate da quadrati di 1 m circa di lato o da cerchi dello stesso diametro.
I bersagli sono costituiti da piattelli standard, con la possibilità di usare quelli di minore spessore e diametro (mini, supermini, rotolanti ecc.); possono essere utilizzate anche eliche. I bersagli devono essere lanciati in un tempo variabile da 0 a 3 secondi e devono cadere, elica esclusa, a un minimo di 40 m e a un massimo di 70 m dal punto di lancio. Nel percorso di caccia, così come nel percorso di caccia in pedana, sono previsti doppietti.
Il tiro si effettua normalmente per gruppi di 6 concorrenti. Una gara di percorso di caccia si disputa al meglio dei 25 bersagli.
Percorso di caccia in pedana (compak sporting). - È una specialità di recente regolamentazione, ispirata alle traiettorie di tiro della disciplina percorso di caccia (sporting), praticabile su campi di trap, skeet, fossa universale, tiro all'elica ecc. in cui vengono predisposte ulteriori macchine di lancio dei piattelli che riproducono le traiettorie proprie della pratica venatoria.
A seconda della configurazione, un impianto di percorso di caccia in pedana deve essere dotato di almeno 5 macchine di lancio dei bersagli. Questi possono essere sia piattelli standard, quelli cioè usati in altre specialità del tiro a volo, sia piattelli di diversa forma e dimensione (rabbit, mini, eliche).
È definito 'doppietto allo sparo' l'insieme di due bersagli provenienti da due postazioni di lancio diverse, con il secondo lanciato in un tempo variabile da 0 a 3 secondi dopo lo sparo del tiratore al primo bersaglio. Il 'doppietto a ripetizione' è invece formato da due bersagli espulsi dalla stessa postazione di lancio con la medesima traiettoria. Il 'doppietto ritardato', infine, è costituito da due bersagli provenienti da due postazioni di lancio diverse, con il secondo piattello lanciato in un tempo compreso tra 1 e 3 secondi dopo il lancio del primo piattello.
Il tiro si effettua per gruppi di 6 concorrenti. Ogni serie di tiri comprende di regola 25 piattelli. Su ciascun bersaglio singolo possono essere sparati due colpi, numero previsto anche per ciascun doppietto. Il tiratore, posizione eretta e fucile in spalla al momento dello sparo, deve comandare il lancio del proprio bersaglio entro 12 secondi dal momento in cui il tiratore che lo precede termina di sparare.
Il tiro all'elica (electrocibles). - Specialità patrocinata dalla FITASC, il tiro all'elica costituisce un'alternativa artificiale al tiro al piccione, riproducendone, per quanto possibile, le caratteristiche del volo.
Un campo di tiro all'elica deve essere situato su un terreno piano e si compone di un minimo di 5 e un massimo di 9 macchine di lancio. La pedana di tiro, sulla quale i tiratori devono alternarsi senza interruzioni, è posizionata tra i 25 e i 30 m dal punto di lancio dell'elica. Il bersaglio è costituito da un'elica propriamente detta alla quale viene ancorato un 'testimone': l'elica, lunga 28 cm per un massimo di 70 g di peso, è di materiale molto friabile all'impatto e di colore arancione o rosso; il testimone ha la stessa forma del piattello, con diametro di 10,40 cm, può pesare al massimo 35 g ed è di materiale infrangibile e di colore generalmente bianco. L'elica permette al testimone di volteggiare lungo la traiettoria impressa dalla macchina.
L'addetto alle macchine da lancio sgancia il bersaglio solo dopo essersi accertato che il tiratore abbia caricato il fucile. Il tiro è valido quando l'elica va in pezzi per effetto della fucilata e il testimone cade all'interno del recinto posto a 21 m dalle macchine di lancio. L'elica deve essere sempre colpita in volo durante la sua fase di accelerazione. Il massimo calibro consentito per il fucile è il 12, mentre la carica dei pallini non può superare i 36 g.
La prima edizione del Campionato del Mondo di piattello-elica è stata disputata nel 1991.
Il fintello. - Per la pratica di questa specialità possono essere utilizzati impianti di fossa universale, delimitati da una rete come per l'elica. Si utilizzano 5 macchine di lancio disposte in una fossa protetta da un tetto. Le pedane di tiro sono situate 15 m dietro le macchine e allo stesso livello del tetto della fossa, disposte parallelamente alle macchine di lancio. I bersagli, detti fintelli, sono costituiti da piattelli nel cui incavo viene posto un testimone costituito da una o più strisce di stoffa o di plastica. Le strisce sono fissate, a una delle loro estremità, a un peso che ne determina la caduta verticale una volta liberate dal colpo che spezza il piattello.
Il tiro si effettua normalmente per gruppi di 6 concorrenti. Una serie si compone di 20 fintelli, lanciati, anche per gruppi di 5, al comando del tiratore entro 2 decimi di secondo, e percorrono una traiettoria predeterminata. Il fintello è valido quando il testimone cade all'interno della rete.
Il trap americano. - Poco conosciuta in Italia ma molto diffusa all'estero, in particolare negli Stati Uniti, è una specialità ritenuta più facile delle altre: c'è una sola macchina a lanciare un piattello a una distanza che non supera i 45 m, rendendo piuttosto facile il compito del tiratore anche se poco esperto nel colpire un alto numero di bersagli.
Il tiro a volo entrò nel programma dei Giochi Olimpici del 1900, a Parigi, nel settore sport facoltativi. La sola specialità praticata (che restò tale fino ai Giochi di Tokyo del 1964) era la fossa o trap, nonostante proprio Parigi ospitasse anche una gara di tiro al piccione. Occorre ricordare che nelle edizioni olimpiche del 1908, 1912, 1920 e 1924 lo sport del tiro comprendeva un numero elevato di specialità, incluse prove multiple a squadre, che consentivano a ogni singolo tiratore di vincere parecchie medaglie nella stessa Olimpiade. A Parigi la prima medaglia d'oro olimpica del tiro a volo fu vinta dal francese Roger de Barbarin davanti al belga René Guyot e a un altro francese, Justinien de Clary.
Ai Giochi Olimpici di St. Louis del 1904 lo sport del tiro non fu presente; un'assenza che si ripeterà ancora nelle edizioni del 1928, 1932, 1936 e 1948. A Londra, nel 1908, la gara della fossa si disputò al meglio degli 80 piattelli. Vinse il canadese Walter Ewing davanti al connazionale George Beattie. Terzo il britannico Alexander Maunder davanti al greco Anastasios Metaxas.
L'edizione di Stoccolma del 1912 portò a 100 il numero dei piattelli da colpire. Il gradino più alto del podio spettò allo statunitense James Graham, che nell'occasione stabilì il record olimpico con 96 piattelli su 100. Piazza d'onore per il tedesco Alfred Goeldel e bronzo per il russo Harry Blau.
Statunitensi ancora in grande evidenza ai Giochi di Anversa del 1920, il cui podio occuparono interamente: oro a Mark Arie, argento a Frank Troeh e bronzo a Frank Wright. Quattro anni dopo, a Parigi, la palma del migliore toccò all'ungherese Gyula Halasy, che stabilì anche il nuovo record olimpico con 98 piattelli su 100, ottenuto dopo un avvincente spareggio con il finlandese Konrad Huber. Terzo lo statunitense Frank Hughes.
Ai Giochi di Helsinki del 1952 ci fu l'esordio dell'Italia. Le gare di fossa si disputarono attraverso 8 serie da 25 piattelli ciascuna, per un totale di 200 piattelli, più un'ulteriore serie di 25 in caso di spareggio. Gli italiani in gara, Galliano Rossini e Italo Bellini, si comportarono bene, chiudendo al settimo e all'ottavo posto. Vinse il canadese George Généreux che, con 192 piattelli su 200, stabilì anche il nuovo record olimpico. Argento e bronzo alla Svezia con Knut Holmqvist e Hans Liljedahl.
La rivincita dell'Italia fu immediata. Ai Giochi di Melbourne del 1956 Rossini sbaragliò il campo e conquistò l'oro colpendo 195 piattelli su 200; medaglia di bronzo a un altro italiano, Alessandro Ciceri (188 su 200), mentre l'argento premiò il polacco Adam Smelczyński.
Quattro anni dopo, all'Olimpiade di Roma, erano presenti 70 tiratori in rappresentanza di 35 nazioni. Rossini, campione uscente, mancò per un piattello il secondo oro olimpico consecutivo. Vinse il romeno Ion Dumitrescu (192 su 200), argento per Rossini (191 su 200) e bronzo per il sovietico Sergej Kalinin. L'altro italiano in gara, Edoardo Casciano, chiuse la sua prestazione nelle ultime posizioni con un modesto 165 su 200.
Si affacciava intanto sulla ribalta internazionale il bolognese Ennio Mattarelli, vittorioso del Campionato del Mondo del 1961, mentre un altro giovane tiratore, Angelo Scalzone, iniziava il suo luminoso futuro sportivo.
Mattarelli e Rossini, rispettivamente primo e secondo nelle selezioni preolimpiche, rappresentarono l'Italia ai Giochi di Tokyo del 1964. Mattarelli si dimostrò nettamente il più forte: 198 piattelli su 200, medaglia d'oro e nuovo record olimpico. Solo quarto Rossini, dopo uno sfortunato spareggio a tre con il sovietico Pavel Seničev (argento) e lo statunitense William Morris (bronzo). Tre anni dopo Casciano vinse l'Europeo di Brno, stabilendo il nuovo record mondiale con il fantastico punteggio di 200 su 200.
Le selezioni preolimpiche per i Giochi di Città del Messico del 1968 premiarono ancora per la specialità del piattello-fossa il veterano Rossini e il campione olimpico uscente Mattarelli. Nella nuova specialità dello skeet esordirono Romano Garagnani e Giancarlo Chiono. Fu una Olimpiade sfortunata per i colori italiani: nella fossa Rossini si qualificò solo undicesimo (193 su 200) e Mattarelli addirittura ventisettesimo (189 su 200). Vinse il quarantaduenne inglese John B. Braithwaite, che eguagliò con 198 su 200 il record olimpico della specialità stabilito quattro anni prima da Mattarelli; secondo giunse lo statunitense Thomas Garrigus (196 su 200) e terzo il tedesco orientale Kurt Czekalla (196 su 200). L'Italia si rifece ampiamente nello skeet grazie alla brillante prova di Garagnani, allora ancora sconosciuto a livello internazionale. Garagnani, appena 20 mesi di pratica in questa nuova specialità, conquistò la medaglia d'argento dopo aver lottato alla pari con il fuoriclasse sovietico Evgenij Petrov e con il campione del mondo, il tedesco occidentale Konrad Wirnhier. Nello spareggio il sovietico fece 25 su 25, mentre sia l'italiano sia il tedesco fallirono un piattello. Oro al sovietico e argento a Garagnani, che vinse lo spareggio per la piazza d'onore centrando 25 piattelli su 25. Solo venticinquesimo l'altro azzurro Chiono.
Ai Giochi Olimpici di Monaco del 1972 l'Italia fu rappresentata da Silvano Basagni e da Angelo Scalzone nella fossa e da Garagnani e Carlo Alberto Lodi nello skeet. Il trionfo di Scalzone, medaglia d'oro e nuovo record olimpico con 199 su 200, e la medaglia di bronzo di Basagni (195 su 200) riportarono l'Italia ai fasti di sedici anni prima: oro e bronzo all'Olimpiade di Melbourne. Medaglia d'argento per il campione del mondo in carica, il francese Michel Carrega. Non altrettanto bene fecero gli italiani nello skeet: Garagnani finì ottavo (192 su 200) e Lodi dodicesimo (191 su 200) in una gara vinta da Konrad Wirnhier, già bronzo a Città del Messico, dopo lo spareggio con il campione olimpico uscente Petrov; terzo il tedesco orientale Michael Buchheim.
Alla successiva edizione di Montreal l'Italia fu presente con Basagni e Ubaldesco Baldi nella fossa e con Garagnani e Nuccio Pepe nello skeet. Una sola medaglia per i tiratori azzurri, quella di bronzo conquistata dal trentaduenne Baldi, terzo dopo lo spareggio perso con il portoghese Armando da Silva Marques (argento). Medaglia d'oro al fuciliere dell'esercito degli Stati Uniti Donald Haldeman (190 su 200). Nello skeet vittoria del cecoslovacco Josef Panáček (198 su 200) davanti all'olandese Eric Swinkels e al polacco Wiesław Gawlikowski. Undicesimo Garagnani (192 su 200) e solo cinquantesimo Pepe con un modestissimo 181 su 200.
Al Dynamo Range di Mytišči, a pochi chilometri da Mosca, nell'edizione olimpica del 1980 il trentacinquenne Luciano Giovannetti salì sul gradino più alto del podio nella specialità della fossa. Dopo i due titoli mondiali (individuale e a squadre) conquistati due anni prima, Giovannetti divenne campione olimpico dopo aver frantumato 198 piattelli su 200; argento per il sovietico Rustam Jambulatov, vittorioso nello spareggio con il tedesco orientale Jörg Damme, medaglia di bronzo. Buona prova dell'altro azzurro in gara, Basagni, che chiuse al settimo posto. Mal riuscita la performance di Celso Giardini nello skeet; sempre nelle primissime posizioni, l'atleta ventiduenne fu sfortunato protagonista di uno spareggio a cinque: un errore all'ottavo piattello e per l'azzurro, quinto, svanì il sogno di una medaglia. Vittoria del danese Hans Kjehd Rasmussen davanti allo svedese Lars-Göran Carlsson e al cubano Roberto Castrillo García. Troppi errori condizionarono invece la prestazione di Garagnani dopo un inizio promettente: 188 piattelli su 200, vale a dire ventinovesimo posto.
Ai Giochi Olimpici di Los Angeles del 1984 l'Italia fu rappresentata da Giovannetti e Daniele Cioni per la fossa e da Luca Scribani Rossi e Giardini per lo skeet. Giovannetti, campione olimpico uscente, fu il protagonista di un avvincente spareggio per le medaglie con lo statunitense Daniel Carlisle e con il diciottenne peruviano Francisco Boza. Per tutti e tre, dopo le 8 serie di tiri, l'identico punteggio di 192 su 200. Ultima serie decisiva di 25 piattelli: Giovannetti 25 su 25, Boza 24 su 25 e Carlisle 23 su 25. Giovannetti, per due volte consecutive campione olimpico, entrava nella storia di questo sport. Cioni si classificò trentunesimo con 188 su 200. Un'altra gioia per il tiro a volo italiano venne dalla pedana dello skeet, dove Scribani Rossi, dopo aver lottato con lo statunitense Matthew Dryke, detentore del record del mondo, e con il danese Ole Riber Rasmussen, conquistò la medaglia di bronzo cedendo nello spareggio l'argento al danese. Vittoria allo statunitense che eguagliò nell'occasione il record olimpico con 198 su 200. Soltanto ventinovesimo l'azzurro Giardini.
Il 1987 fu un anno di lutto per il tiro a volo italiano: il 30 aprile veniva a mancare, dopo un anno di malattia, Angelo Scalzone, oro olimpico a Monaco 1972; il 13 novembre moriva un altro grandissimo campione, Galliano Rossini, medaglia d'oro ai Giochi Olimpici di Melbourne del 1956.
A Seul, nel 1988, il tiro a volo registrò un'importante novità: in ognuna delle due specialità in programma, fossa e skeet, il numero massimo dei posti disponibili per ogni nazione fu portato a tre; l'Italia ottenne tutte e tre le qualificazioni (insieme all'Unione Sovietica), grazie alle tante vittorie conseguite dai suoi atleti nelle prove valide come selezione disputate nel biennio precedente. Per il piattello-fossa i titolari designati per i giochi coreani furono Giovannetti, Cioni e Albano Pera; per il piattello-skeet Andrea Benelli, Giardini e Scribani Rossi. L'altra novità fu la prima partecipazione, in via ufficiosa, delle donne nella fossa olimpica. Per l'Italia gareggiò Pia Lucia Baldisserri. Seul non fu un'edizione fortunata per l'Italia, sebbene i tiratori azzurri fossero giustamente considerati i favoriti nella corsa per le medaglie. Nella fossa vinse il sovietico Dmitrij Monakov con 222 su 225 dopo l'ultima serie di spareggio; secondo il cecoslovacco Miroslav Bednařík e terzo il belga Franz Peeters. Pera si classificò al diciottesimo posto, Giovannetti al diciannovesimo e Cioni al ventiquattresimo. Nello skeet, dopo l'ultima serie di spareggio, vittoria del tedesco orientale Axel Wegner (198 su 200, record olimpico eguagliato), argento per il cileno Alfonso de Iruarrizaga (anche per lui record olimpico eguagliato) e bronzo per lo spagnolo Jorge Guardiola Hay. Il primo degli italiani fu Scribani Rossi, settimo, mentre Benelli e Giardini chiusero rispettivamente al ventesimo e al trentatreesimo posto.
Nel mese successivo ai giochi olimpici si disputò la prima edizione della Coppa del Mondo di skeet e piattello-fossa. La finale di Monaco di Baviera, ultima tappa di una selezione lunga e durissima, vide cimentarsi gli otto finalisti. Nello skeet vinse l'italiano Scribani Rossi, quinto Benelli. Nella fossa successo del cecoslovacco Miroslav Bednařík davanti al sovietico Aleksandr Lavrinenko e al belga Franz Peeters. Per l'Italia quarto posto di Cioni e quinto di Pera. Ennio Mattarelli, due volte campione del mondo e olimpionico a Tokyo 1964 nella fossa, fu nominato tecnico della nazionale italiana.
All'Olimpiade di Barcellona del 1992 l'Italia si presentò con Cioni, Giovanni Pellielo e Marco Venturini per il piattello-fossa; Benelli, Scribani Rossi e Bruno Rossetti per lo skeet. Nel 1989 l'Union internationale de tir aveva deciso che nelle specialità olimpiche di tiro a volo, piattello-fossa e skeet dovessero essere usate cartucce con 28 g di pallini anziché i 32 g consentiti fino all'anno precedente. Proprio lo skeet fece registrare un evento inedito: vinse infatti una donna, la cinese Zhang Shan, che dopo aver frantumato il record mondiale con il fantastico punteggio di 200 su 200 ottenne anche il record olimpico con 223 su 225, un piattello in più del precedente record del tedesco orientale Wegner (222 su 225), ottenuto ai Giochi di Seul del 1988. Medaglia d'argento per il peruviano Juan Giha Yarur e bronzo per l'italiano Rossetti. Al settimo posto Scribani Rossi e al venticinquesimo Benelli. Nella fossa, oro per il cecoslovacco Petr Hrdlička e argento per il giapponese Kazumi Watanabe (per entrambi nuovo record olimpico con 219 su 225); terzo Venturini dopo il vittorioso spareggio con il tedesco orientale Damme e il cecoslovacco Pavel Kubec. Decimo Pellielo e quattordicesimo Cioni.
Nei Giochi di Atlanta del 1996 il CIO introdusse la terza specialità del tiro a volo, il double trap, che si disputò a livello sia maschile sia femminile, con la partecipazione di due tiratori per nazione: per l'Italia parteciparono Deborah Gelisio e Giovanna Pasello, Pera e Mirco Cenci. Ottima la prestazione di Pera, che vinse lo spareggio per la medaglia d'argento con il cinese Zhang Bing (terzo) e il coreano Park Chul-sung. Oro per l'australiano Russell Mark, che con 189 su 200 stabilì il primo record olimpico di questa nuova specialità. Cenci giunse nono. In campo femminile vittoria per la statunitense Kimberly Rhode (141 su 150, record olimpico) davanti alla tedesca Susanne Kiermayer e all'australiana Deserie Huddleston. Nona Pasello e quindicesima Gelisio. Ma la notizia più bella per l'Italia arrivò dalle pedane dello skeet: Ennio Falco vinse la medaglia d'oro stabilendo il nuovo record olimpico della specialità con 149 piattelli su 150, dopo che le nuove regole avevano ridotto a 5 le serie di 25 piattelli, più un'ultima serie finale di altri 25 piattelli riservata ai 6 tiratori finalisti. Questo anche per quanto riguardava la specialità della fossa. Sempre nello skeet, Benelli conquistò la medaglia di bronzo dietro il polacco Mirosłav Rzepkowski. Ventesimo Rossetti. Nella fossa si affermò il fortissimo australiano Michael Diamond (149 su 150, record olimpico) davanti agli statunitensi Joshua Lakatos e Lance Bade, rispettivamente medaglia d'argento e di bronzo. Per l'Italia, tredicesimo Pellielo; Marcello Tittarelli e Venturini ventesimi a pari merito.
Aumentò ancora il numero dei tiratori ai Giochi di Sydney del 2000, dopo la decisione del CIO di dividere in due distinte classifiche, una maschile e una femminile, anche le specialità della fossa e dello skeet. Ancora tre tiratori per nazione ammessi ai tornei maschili di fossa e di skeet e una tiratrice per nazione nelle due prove femminili; due tiratori e una tiratrice per nazione nelle prove di double trap. L'International Shooting Sport Federation, in accordo con il CIO, aveva deciso che a partire da quella competizione le specialità olimpiche della fossa, dello skeet e del double trap sarebbero state disputate sia dagli uomini sia dalle donne, distinti in due diverse classifiche per ognuna delle tre specialità. L'Italia festeggiò la sua prima medaglia olimpica femminile grazie all'argento di Gelisio nel double trap. Oro alla svedese Pia Hansen e bronzo alla statunitense Rhode. Nel double trap maschile la spuntò il britannico Richard Faulds davanti al campione olimpico uscente, l'australiano Mark; terzo il rappresentante del Kuwait Fehaid al-Deehani. Gli italiani Marco Innocenti e Daniele Di Spigno chiusero le rispettive gare in ottava e diciassettesima posizione. Nella fossa maschile ottima la prova di Pellielo; medaglia di bronzo e vittoria olimpica numero due per l'australiano Diamond: eguagliò così Giovannetti nella classifica che li vede, ancora oggi, gli unici due tiratori vincitori di due edizioni olimpiche. Argento per il britannico Ian Peel. Per quanto riguarda gli altri due italiani in gara, Venturini fu quinto e Rodolfo Viganò diciottesimo. Nella fossa femminile affermazione della tiratrice lituana Daina Gudzinevičiute davanti alla francese Delphine Racinet e alla cinese E Gao. Diciassettesima l'italiana Giulia Iannotti. Nello skeet maschile vittoria dell'ucraino Mikola Milčev, argento per il ceco Petr Málek e bronzo per lo statunitense James Graves. Per l'Italia quinto posto di Benelli, quattordicesimo di Falco e trentanovesimo di Pietro Genga. In campo femminile successo storico dell'Azerbaigian con Zemfira Meftakhetdinova, argento per la russa Svetlana Demina e bronzo per l'ungherese Diána Igaly. Undicesima l'italiana Cristina Vitali.
Ad Atene 2004 cambiarono ancora le regole di partecipazione: in ognuna delle tre specialità olimpiche (fossa, skeet e double trap) furono ammessi due tiratori per nazione in campo maschile e una tiratrice in quello femminile. Benelli era giunto alla finale dello skeet di Atene con uno score di 124 piattelli su 125 al termine delle 5 serie obbligatorie, secondo solo al finlandese Marko Kemppainen, primo senza errori. Un errore del finlandese portava Benelli allo shoot-off, lo spareggio per la medaglia d'oro, che ha premiato la determinazione dell'atleta italiano; argento per il finlandese e bronzo per il cubano Juan Miguel Rodríguez. Dopo il bronzo di Atlanta 1996 sempre nello skeet, Benelli ha ottenuto 8 medaglie d'oro, 4 d'argento e 3 di bronzo individuali ai campionati del mondo; un oro, un argento e un bronzo individuali in finale di Coppa del mondo; 17 vittorie, 9 argenti e 4 bronzi tra individuali e a squadre sempre in Coppa del mondo; 8 ori, 7 argenti e 6 bronzi agli europei. Benelli, classe 1960, coronava così, con il titolo olimpico di Atene, la sua splendida carriera sportiva. Solo ventunesimo il trentaseienne Falco, atleta del Corpo forestale dello Stato (medaglia d'oro ai Giochi di Atlanta 1996, 4 ori, 3 argenti e 4 bronzi ai mondiali; 4 ori, 2 argenti e 2 bronzi individuali nelle finali di Coppa del mondo, manifestazione in cui vanta 22 ori, 10 argenti e 9 bronzi tra individuali e a squadre; 9 ori, 5 argenti e 4 bronzi ai campionati europei), la cui gara terminava con uno score di 119 piattelli. Sorretto da una carriera altrettanto lusinghiera, costruita sulle tante vittorie individuali e a squadre ai mondiali, agli europei e in Coppa del mondo, Giovanni Pellielo, come Benelli, si presentava ad Atene con un invidiabile curriculum agonistico: bronzo a Sydney 2000 nella fossa, 8 medaglie d'oro, 4 d'argento e 2 di bronzo ai campionati del mondo; 5 ori e 4 argenti individuali nelle finali di Coppa del mondo; 16 ori, 9 argenti e 4 bronzi tra individuali e a squadre, sempre in Coppa del mondo; 11 ori, 4 argenti e 2 bronzi ai campionati europei. Allenato da un altro grande ex campione, Albano Pera (argento nel double trap ad Atlanta 1996, più volte campione del mondo individuale e a squadre), il trentaquattrenne atleta delle Fiamme Azzurre cedeva solo dinanzi all'eccezionale performance del russo Aleksej Alipov, medaglia d'oro e nuovo record olimpico della specialità (149 su 150). Bronzo per l'australiano Adam Vella, mentre l'altro campione australiano, il due volte olimpionico Diamond, si classificava soltanto ottavo. Ventisettesimo Venturini (bronzo a Barcellona 1992, 11 ori, 3 argenti e 3 bronzi ai campionati del mondo; 2 ori e un argento individuali nelle finali di Coppa del mondo; 18 ori, 9 argenti e 4 bronzi, tra individuali e a squadre, in gare di Coppa del mondo; 11 ori, 6 argenti, 9 bronzi ai campionati europei), fermo a 112 piattelli.
Per le altre medaglie di Atene 2004: nella fossa femminile vittoria dell'australiana Suzanne Balogh davanti alla spagnola María Quintanal e alla coreana Lee Bo-na; al nono posto l'italiana Roberta Pelosi (12 vittorie, 13 argenti e 5 bronzi ai mondiali, un argento e un bronzo individuali in finale e 4 ori e 2 argenti in Coppa del mondo; 13 successi, 10 argenti e 7 bronzi ai campionati europei). Nello skeet femminile successo dell'ungherese Igaly (già bronzo a Sydney 2000), argento per la cinese Wei Ning e bronzo per la campionessa olimpica uscente Meftakhetdinova. Ottava l'italiana Chiara Cainero. Nel double trap maschile lo sceicco Ahmed al-Maktoum regalava la prima medaglia d'oro olimpica della storia agli Emirati Arabi Uniti; argento per l'indiano Rajyavardhan S. Rathore e bronzo per il cinese Zheng Wang. Per l'Italia, settima posizione per Di Spigno (10 ori mondiali, 19 ori in Coppa del mondo e 13 vittorie ai campionati europei) e diciottesima per Innocenti. Nella prova femminile vittoria della statunitense Rhode (bronzo a Sydney 2000); argento per la coreana Lee Bona, dopo il bronzo conquistato nella fossa, e bronzo per la cinese E Gao, già bronzo nella fossa femminile ai Giochi di Sydney 2000.
È l'Italia la nazione leader dei giochi olimpici. Il primato dei tiratori azzurri è stato rafforzato nell'edizione olimpica di Atene 2004, grazie alla medaglia d'oro di Benelli nello skeet e a quella d'argento di Pellielo nella fossa. Sono 20 le medaglie vinte dall'Italia nelle sue 14 partecipazioni olimpiche: 7 d'oro, 5 d'argento e 8 di bronzo, bilancio che conferma la grande tradizione del tiro a volo azzurro e la qualità degli atleti; seguono a rispettosa distanza nel medagliere gli Stati Uniti con 6 ori, 3 argenti e 8 bronzi e l'Australia con 4 ori, un argento e 2 bronzi.
Italiano è pure uno dei due tiratori al mondo capaci di vincere due Olimpiadi, Luciano Giovannetti, medaglia d'oro a Mosca 1980 e a Los Angeles 1984 nella fossa, specialità nella quale vanta un palmarès prestigioso: 2 titoli individuali (di cui uno nella fossa universale), 3 ori e un argento a squadre ai campionati del mondo; un argento e un bronzo individuali, 3 ori e 3 argenti a squadre e un oro nella fossa universale ai campionati europei; tecnico della squadra italiana di double trap ad Atene 2004. L'altro è l'australiano Diamond, vincitore ai Giochi di Atlanta 1996 e a quelli di Sydney 2000, sempre nella fossa.
Ai prossimi Giochi di Pechino, nel 2008, la prova del double trap femminile non farà più parte del programma olimpico.
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