opzione, tipologia di
Le opzioni nell’economia e nella finanza
Il termine opzione assume molteplici significati in varie applicazioni alla teoria e alla pratica dell’economia e della finanza. L’opzione di norma è soggetta alla decisione del proprietario di procedere all’alienazione del bene. In altri casi, il bene è senz’altro messo sul mercato e l’opzione di acquisto è concessa a un prezzo prefissato (non condizionata al pareggio della migliore offerta); essa va però esercitata entro una data prestabilita di scadenza. Tali opzioni riguardano, usualmente, beni non fungibili come proprietà immobiliari, imprese, prestazioni di sportivi o di esponenti del mondo dello spettacolo.
Nelle società anonime, l’opzione è il diritto di preferenza (chooser o preference option) accordato, in caso di aumento di capitale, agli azionisti, ai quali è riservato il diritto di sottoscrivere le nuove azioni in proporzione al numero di azioni vecchie possedute. L’emissione delle nuove azioni può avvenire a un prezzo inferiore a quello corrente; in tal caso, la facoltà accordata ai vecchi azionisti rappresenta un beneficio valutabile economicamente dal mercato. Essi possono approfittarne esercitando la propria opzione, oppure cedendola a terzi in cambio del corrispettivo del beneficio (mercato dei diritti di opzione). ● In finanza, e nella cosiddetta versione vanilla, è il diritto, ma non l’obbligo, di acquistare ‒ opzioni call (➔ call option) ‒ o vendere ‒ opzioni put (➔ put option) ‒ a un prezzo prefissato, il prezzo di esercizio o strike (➔ prezzo- L’approccio macroeconomico p), e a una certa scadenza (➔ opzioni europee) o entro una certa scadenza (➔ opzioni americane), una certa quantità di un bene o di un titolo fungibile (azioni, obbligazioni, materie prime, merci, indici, contratti futures ecc.). L’opzione finanziaria nasce da un contratto che coinvolge due soggetti: il titolare dell’opzione (holder o detentore) e la controparte (writer o scrivente), che si vincola ad adempiere alle scelte del detentore. Per questo alla stipula del contratto riceve dal detentore un certo compenso, detto premio o prezzo dell’opzione; esso non va confuso con il prezzo di esercizio della stessa. Si dice, inoltre, che il detentore è in posizione lunga e lo scrivente in posizione corta. L’opzione si può estinguere per esercizio (anche prematuro o anticipato rispetto alla scadenza per le opzioni americane), oppure per scadenza del termine in assenza di esercizio da parte del detentore. Alle opzioni vanilla (➔) si contrappongono le opzioni esotiche (➔), caratterizzate da complicazioni inserite nelle clausole contrattuali, relativamente alla tipologia del sottostante e/o alla determinazione del prezzo di esercizio e/o alla tempistica concessa per procedere all’esercizio. Gran parte delle opzioni esotiche sono negoziate direttamente con una controparte (over the counter, ➔), le rispettive posizioni non possono essere cedute a terzi e, salvo accordo con la controparte, non possono essere liquidate prima della scadenza (➔ anche posizione). Le opzioni vanilla sono, invece, tipicamente negoziate su mercati regolamentati (borse delle opzioni). Esse sono attività finanziarie liquide, poiché formano giornalmente un prezzo di mercato, al quale le rispettive posizioni, sia lunghe sia corte, possono essere chiuse senza difficoltà direttamente tramite la borsa.
Talvolta, le opzioni finanziarie si presentano in modo dissimulato sotto l’apparenza di altri contratti e con altra terminologia. Caso tipico è quello dei contratti swap (➔). Nella versione relativa ai tassi di interesse, si definisce swap un contratto in cui due soggetti si scambiano un flusso di interessi a tasso fisso contro uno a tasso variabile. In realtà, lo swap è equivalente all’aggiunta a una posizione iniziale lunga o corta, in uno dei due flussi (per es. lunga nel tasso variabile), di una coppia di posizioni in una sequenza di opzioni put e call (con riferimento all’esempio, posizione lunga in una put e posizione corta in una call gemella), aventi per sottostante il tasso variabile, per strike il tasso fisso e per scadenze le date di rilevazione ai fini contrattuali dei valori di mercato del tasso sottostante. Con tale aggiunta, la posizione lunga nel tasso variabile si trasforma in una posizione lunga nel tasso fisso. Posizioni esattamente contrarie nelle stesse due opzioni (ovvero corta nella put e lunga nella call) consentono il passaggio della controparte dello swap dalla posizione lunga nel tasso fisso alla corrispondente lunga nel tasso variabile. In conclusione, lo swap si risolve in una coppia di transazioni in opzioni gemelle fra controparti, che agiscono alternativamente in posizione lunga, in una delle due opzioni, e, in una corta, nell’altra. Si definisce collare uno swap imperfetto, cioè con strike diversi per la put e per la call.
Contrapposte alle opzioni finanziarie sono le opzioni reali (➔). Esse non derivano da pattuizioni contrattuali, ma sono strumenti concettuali efficaci per rappresentare e analizzare in modo penetrante ed esauriente le alternative decisionali a disposizione di un certo soggetto economico. Si sono rivelate particolarmente utili per affrontare in modo razionale decisioni relative a scelte di progetti di investimento, in condizioni di incertezza, in ambienti ove l’acquisizione delle informazioni rilevanti per la valutazione avviene, nel tempo, in modo progressivo. Ciò può consigliare di rimandare o, quantomeno, di scaglionare nel tempo l’effettuazione di investimenti particolarmente gravosi. Sul piano concettuale, è un’opzione reale anche l’opzione di dichiarare fallimento, o default option (➔ default). Essa consiste nella scelta, da parte degli azionisti di un’impresa, di dichiarare l’impossibilit à di pagare interamente i creditori, negoziando con i medesimi le condizioni di suddivisione dell’onere della decisione. Particolarmente significative sono le applicazioni della default option alle situazioni di crisi di Stati sovrani (Grecia 2012) e alle analisi delle conseguenze di un loro default sulla comunità dei creditori e, tramite contagi a catena, sugli altri operatori economici e, in definitiva, su tutti i cittadini (➔ anche debito sovrano).