Tintin
Un reporter d’altri tempi
Protagonista solo di una manciata di storie, il giramondo Tintin non viaggia più da oltre vent’anni. Il mondo è cambiato, ma lui, con i suoi pantaloni alla zuava e le esotiche avventure, non ha perduto la popolarità che l’eleganza del disegno e la maestria con cui sono costruite le storie gli avevano assicurato
Per la maggior parte i personaggi di fumetti presenti in questa enciclopedia hanno vissuto centinaia di avventure, e la loro produzione conta decine di migliaia di tavole; alcuni di essi sono nati molto tempo fa, e le caratteristiche delle loro vicende si sono modificate parallelamente al mondo che ci circonda. Le radio a valvole sono state sostituite da quelle a transistor, le automobili si sono modernizzate, i computer hanno preso il posto degli schedari. Esiste però un personaggio che è stato protagonista soltanto di 24 storie (in lingua francese), di cui una schizzata a matita. Le prime otto, pubblicate tra il 1929 e il 1941, erano uscite in bianco e nero e in una ‘gabbia’ a sei vignette per pagina. Negli anni Quaranta e Cinquanta del secolo scorso vennero completamente ridisegnate (tranne la prima) per renderle stilisticamente omogenee con quelle che uscivano in albi a colori di 48 pagine con una gabbia a dodici vignette; poi a partire dal 1983 nessuna nuova storia è uscita.
In tutto ciò non ci sarebbe nulla di strano: molte serie a fumetti sono nate e, dopo un certo periodo, si sono concluse e, qualche volta, vengono ristampate in edizioni a bassa tiratura dedicate agli appassionati. In questo caso, però, il personaggio è tuttora popolarissimo: i 23 albi nella versione ridisegnata continuano a essere riproposti come se fossero novità e a vendere milioni di copie a nuove generazioni di lettori di tutto il mondo, i quali non sembrano stupirsi se nelle tavole non compare neppure un computer e se le automobili sono ormai modelli di antiquariato. Intorno a questi 23 albi – che, per numero di pagine, corrispondono per esempio a meno di un anno di produzione di Tex – si è formato un vasto mercato di prodotti derivati: film; serie radiofoniche e televisive; quaderni, libri, diari, poster e cartoline illustrati con vignette tratte da quelle storie. Ci sono persino ricostruzioni delle scene che compaiono negli albi fatte con bellissime statuette in piombo dei personaggi della serie.
Il protagonista di questo fenomeno unico al mondo è Tintin, un giovane reporter creato dal belga Hergé (pseudonimo di Georges Rémi) nel lontano 1929. Tintin gira il mondo in cerca di avventure vestito ancora con quei pantaloni alla zuava che andavano di moda agli inizi del secolo scorso; sventa le trame dei malvagi e offre il suo aiuto a chi ne ha bisogno. Nulla di originale, in apparenza, se non che le sue storie sono raccontate con una maestria che le rende irripetibili.
Le trame sono articolate e avvincenti, e alternano momenti di umorismo e di genuina suspense; i personaggi di contorno sono ben caratterizzati, e forse, più di Tintin, sono i veri protagonisti della serie. C’è l’irascibile capitano Haddock, un vecchio marinaio con una forte propensione per gli improperi pittoreschi e per le bevande alcoliche; il professor Girasole, uno scienziato geniale quanto distratto; la cantante d’opera Bianca Castafiore, invaghita del capitano; i due poliziotti pasticcioni Dupont (con la t finale) e Dupond (con la d finale), che sono identici ma non sono gemelli e neppure fratelli; il cane Milù, il quale non parla, ma pensa come un essere umano.
Le illustrazioni sono accuratissime: Hergé si documentava a fondo scattando centinaia di fotografie dei luoghi e degli oggetti che sarebbero comparsi nelle sue storie. Per disegnarle, aveva inventato uno stile personale: un tratto sottile, pulitissimo ed elegante a mezzo tra il disegno realistico e quello umoristico, che venne poi imitato da molti suoi colleghi belgi e francesi e denominato linea chiara. Prima della morte, avvenuta nel 1983, Hergé aveva chiesto che la sua serie non fosse continuata da altri autori. Forse temeva che prima o poi qualcuno avrebbe sostituito i pantaloni alla zuava di Tintin con un paio di jeans e gli avrebbe infilato in tasca un ipod; e questo avrebbe rotto l’incanto.