Vedi TINO dell'anno: 1966 - 1997
TINO (v. vol. VII, p. 869)
Per l'epoca micenea interessanti testimonianze sono offerte a T. dai rinvenimenti di una tomba a thòlos scoperta nel 1979 nella zona Ν dell'isola (Exomerià), nel circondario di Panormos, presso la chiesa di Haghia Thekla. Della thòlos, che ha un diametro di m 2,88 ed è costruita in una tecnica che impiega piccole lastre di scisto, si conserva parte delle pareti fino a un'altezza di m 1,36, mentre sono crollati il dròmos, l'ingresso e circa un terzo della camera sepolcrale. La tomba fu utilizzata più volte, per una serie di sepolture, nel corso del Tardo Elladico HIB, come si può dedurre dai vasi rinvenuti, di produzione locale o di importazione e di forme diverse, perlopiù di dimensioni ridotte. Si rinvennero, inoltre, un pugnaletto in bronzo e un rasoio, vaghi di collana in varí materiali, tra i quali anche otto elementi in oro, un sigillo amigdaloide in pietra e diversi altri piccoli oggetti. Presso la tomba micenea si è localizzata anche una tomba a cista, in precario stato di conservazione, del cui corredo si era conservato un bracciale in bronzo e frammenti di due vasi che si datano alla prima metà dell'VIII sec. a.C. Nella stessa area in località Evanghelistria di Grammatikos, dove era stata recuperata in passato un'iscrizione votiva degli inizî del IV sec. a.C. dedicata a Gea, sono stati scoperti resti di un edificio della tarda età romana.
Nel Santuario di Posidone e di Anfitrite a Chioma, 2,5 km a O della città antica, l'attuale Chora, dal 1973 al 1978, sono stati ripresi (R. Etienne) l'indagine e lo studio dei resti architettonici e del materiale portati alla luce dallo scavo del santuario effettuato agli inizî di questo secolo.
Le conclusioni più significative di tali indagini riguardano lo sviluppo del santuario, distinto in cinque fasi edilizie principali, dalla seconda metà del IV sec. a.C., epoca a cui risalgono i primi resti (avanzi di muri e serie di bòthroi), fino alla metà del III sec. d.C., momento che segna l'abbandono e la rovina del santuario. Alla prima fase (fine del IV e primi decenni del III sec. a.C.) si attribuiscono: la fontana-esedra (A) a Ν del tempio, di cui sono stati definiti nei particolari la ricostruzione, le funzioni, i rapporti con l'edificio a N di essa (A') e le successive trasformazioni; un edificio rettangolare (B), tra il tempio e la fontana, il cui allestimento interno si data alla prima metà del I sec. d.C.; un grande edificio rettangolare (Q) nel settore E del santuario, interpretato come sala per banchetti, all'esterno del quale si distinguono trasformazioni di periodi successivi; quattro piccoli edifici rettangolari di epoche successive; quattro piccoli edifici rettangolari presso il limite E del santuario, di ignota destinazione; il primo tempio del santuario (E 1), le cui fondazioni sono inglobate nella costruzione del podio sul quale sorgeva alla fine, del Ili-prima metà del II sec. a.C. il secondo tempio (E 2).
Il tempio E 1, con pronao e cella, in antis o prostilo e forse su podio, accoglieva le statue di Posidone e Anfitrite, opere dello scultore ateniese Telesinos cui fa riferimento Filocoro (apud Clem. Alex., Protr., IV, 47, 5). La datazione più probabile per il tempio e le statue è il terzo decennio del III sec. a.C. Agli anni successivi, verso la metà del III sec., si riconducono gli edifici A', I e M, il primo probabilmente una cisterna, gli altri di ignota destinazione. Alla seconda fase edilizia (fine del III e prima metà del II sec. a.C.) si assegnano: un complesso di cucine (O I-O IV) nel settore orientale del santuario; monumenti votivi ed esedre (F, G, g) nel settore S; il secondo tempio (E 2), su podio, con scalinate a S e a E. Questo tempio non era periptero, come si credeva finora, ma prostilo, o - come si ritiene probabile nella recente edizione del monumento - anfiprostilo tetrastilo. In questo periodo è pavimentata con lastre marmoree anche la corte a E del tempio, ma il completamento del lastricato avviene nella fase immediatamente successiva, il terzo grande periodo struttivo del santuario (dalla metà del II agli inizi del I sec. a.C.), che vede la costruzione della lunga stoà dorica (L) al limite S del santuario, del grande altare (J) a E del tempio, del piccolo edificio a S (D) e di numerosi monumenti votivi, tra i quali anche l'esedra (K), a E dell'altare, dove erano poste le statue della famiglia di Nausion di Chrysogonos. Alla stessa epoca risalgono parti del peribolo del santuario, nonché avanzi di apprestamenti al suo limite E.
Tra le costruzioni più significative di questo periodo, la stoà, lunga m 170 e larga m 15,20, con file di colonne a N e a S, era in uso agli inizî del I sec. e andò in rovina al più tardi prima degli inizi del II sec. d.C. Nell'edificio D vennero poste successivamente (all'epoca di Claudio ?) le statue iconiche, di loricati e di altri tipi, rinvenute nei vecchi scavi. La costruzione dell'altare si riporta a c.a il 100 a.C., sulla base dei dati della pianta e degli elementi architettonici che suggeriscono per questa struttura uno schema a π, su un podio con accesso a O tramite una scalinata. Frammenti di ortostati con ghirlande e bucrani che appartengono a due fregi si collocano rispettivamente sui tre lati del podio e sul lato anteriore della tràpeza dell'altare. Al di sopra degli avancorpi del podio, infine, si tenta di collocare le basi dei due gruppi bronzei con Nike, Eros e Anteros, recanti la firma di Agasias, figlio di Menophilos di Efeso. In una quarta fase edilizia (fine del I-inizî del II sec. d.C.) si costruisce nel settore E del santuario, sopra i ruderi dei più antichi edifici Q e M, il piccolo complesso termale N, al quale succede, in una quinta fase (seconda metà del II sec. d.C.), un nuovo complesso (C) subito a O del tempio.
Significativi per la vita del santuario e per gli indizi cronologici che offrono sono i reperti mobili, principalmente la ceramica raccolta nelle indagini più recenti. Tra le sculture rinvenute nel santuario, i gruppi più significativi sono rappresentati da numerosi piccoli frammenti che si mettono in connessione con le statue di culto, da torsi e parti di quattro mostri marini, dalle statue rinvenute nell'edificio D e da diversi altri frammenti di più piccole sculture architettoniche e votive.
Ritrovamenti sono avvenuti anche nella città di T. - dove sono stati scoperti apprestamenti risalenti all'epoca romana e sono state raccolte numerose iscrizioni e sculture - e in altre parti dell'isola.
I pìthoi a rilievo provenienti dai vecchi scavi di N. Kontoleon a Exobourgo continuano a essere oggetto di ricerche e di contributi, come pure gli edifìci entro i quali i vasi furono rinvenuti e dei quali il complesso di maggiore entità è stato interpretato come un thesmophòrion. Sono state espresse riserve circa l'ipotesi (Themelis, 1976) che si tratti di edifici funerarî, in alcuni dei quali un certo spazio era dedicato al culto di una divinità ctonia.
Bibl.: Scavi e rinvenimenti: Exomerià: G. Despinis, in Prakt, 1979, pp. 228-235, taw. cxxxvi-cxliii. Chioma, Santuario di Posidone e Anfitrite: G. Roux, in BCH, LXXV, 1951, pp. 189-190; id., in A Deh, XXIX, 1973-1974, B ' Chron., pp. 875-878; R. Etienne, M.-A. Zagdoun, in BCH, XCVIII, 1974, pp. 800-808; XCIX, 1975, pp. 724-725; C, 1976, pp. 829-832; CI, 1977, pp. 696-700; ADelt, XXXIII, 1978, B' Chron., p. 338; R. Etienne, in BCH, CHI, 1979, pp. 659-665; R. Etienne, J.-P. Braun, Ténos, I. Le sanctuaire de Poseidon et d'Amphitrite, Parigi 1986; iid., Ténos, II. Ténos et les Cyclades du milieu du IVe siècle av. J.-C. au milieu du IIIe siècle ap. J.-C., Parigi 1990. - Sculture del Santuario di Posidone e Anfitrite: A. Linfert, Kunstzentren hellenistischer Zeit. Studien an weiblichen Standfiguren, Wiesbaden 1976, p. 119 s., figg. 282-287; F· Queyrel, in R. Etienne, J.-P. Braun, op. cit., pp. 267-320, taw. cxxix-clxviii. - Scavi e ritrovamenti dalla città e da altre località dell'isola: Ph. Zaphiropoulou, in ADelt, XXII, 1967, B' Chron., p. 464, tav. cccxliv; N. Zaphiropoulos, ibid., XXVI, 1971, B ' Chron., p. 464; D. Chatzì-Vallianou, ibid., XXIX, 1973-74, B' Chron., pp. 870-871, tav. dcvii; Ph. Zaphiropoulou, ibid., XXXII, 1977, B ' Chron., p. 308, tav. clxxx a; E. Tsivilika, in AAA, XV, 1982, pp. 255-266. - Rilievi funerari: G. Despinis, Kykladische Grabstelen des 5J4. Jh. v. Chr., in AntPl, VII, 1967, pp. 79 ss., 83 ss., taw. xxxv e xxxviii. - Località e ritrovamenti preistorici: R. Hope Simpson, Ï. T. P. K. Dickinson, A Gazetteer of Aegean Civilization in the Bronze Age, I. The Mainland and Islands (Studies in Mediterranean Archaeology, LII), Göteborg 1979, p.307. - Vasi a rilievo di Tino e complesso di Exobourgo: N. Kontoleon, Die frühgriechische Reliefkunst, in AEphem, 1969, pp. 215-236, in part, p. 216 ss. (con bibl. prec.); id., Aspects de la Grèce préclassique, Parigi 1970, p. 30; M. E. Caskey, Notes on Relief Pithoi of the Tenian-Boiotian Group, in AJA, LXXX, 1976, pp. 19-41; P. G. Themelis, Frühgriechische Grabbauten, Magonza 1976, pp. 4 ss., 90 ss. (ree. J. Boardman, in The Classical Review, XXVIII, 1978, p. 186); L. H. Anderson, Relief Pithoi from the Archaic Period of Greek Art (diss.), Ann Arbor 1977, p. xxv ss.