TĪMŪRIDI
. S'indicano con questo nome i discendenti del mongolo Tīmūr, noto in Occidente sotto la forma Tamerlano (v.), che nella seconda metà del sec. XIV aveva formato un impero con centro a Samarcanda, estendentesi dalla Transoxiana e Persia orientale sino alla Mesopotamia. Morto Tīmūr nell'807 eg., 1405 d. C., gli succede nella parte orientale dell'impero il figlio Mīrānshāh, in quella orientale l'altro figlio Shāh-Rukh, che, dapprima ristretto al dominio del Khorāsān, seppe a poco a poco riallargare i suoi territorî, ricuperando a E. la Transoxiana, a O. conglobando ben presto i dominî stessi di Mīrānshāh, e così unificare sotto il suo regno quasi intera la conquista di Tamerlano (eccettuate la Siria e il Khūzistān). Il lungo regno di Shāh-Rukh segna l'apogeo della potenza politica e dello splendore culturale di questi epigoni di Tīmūr. Alla sua morte (850/1447), e sotto i suoi immediati successori Ul?ūgh Beg (850-852/1447-1449), ‛Abd al-Laṭīf (853-854/1447-145). ‛Abd Allāh (854-855/1450-1452), Abū Sa‛īd (855-872/1452-1467), il nucleo orientale dell'impero tīmūride, a cui questi dinasti furono di nuovo confinati, continuò a esser sede di una brillante civiltà materiale e fioritura artistica (Samarcanda e Herat divennero centri d'arte, di poesia e di commercio di primissimo ordine), ma la solidità politica dello stato si logora nelle rivalità e lotte interne, e nelle guerre a occidente con gli Āq-Qoyūnlū, in cui cadde ucciso lo stesso valoroso sultano Abū Sa‛īd. L'ultimo decennio del sec. XV segna il crollo dei Tīmūridi di Persia: il loro regno si dissolve col riformarsi dell'unità persiana sotto Ismā‛īl il Ṣafawide e con la conquista della Transoxiana, centro della dinastia, da parte degli Uzbeki Shaibānidi.
Il tīmūride Bābur, rifugiatosi in India dinnanzi alla perdita del retaggio avito, vi restaurava le fortune della famiglia, fondandovi il grande impero dei Moghūl.
Bibl.: E. G. Browne, History of Persian Literature under Tartar dominion, Cambridge 1920; L. Bouvat, Essai sur la civilisation timouride, in Journal Asiatique, 1926, pp. 193-99.