VITI (o della Vite), Timoteo
Pittore, nacque nel 1467, morì il 10 ottobre 1525. S'educò nella bottega del Francia a Bologna, sentì l'azione del Costa e del Perugino. Intorno al 1495 si trasferì in Urbino dove ebbe azione sulla formazione di Raffaello. Quivi nel 1504 eseguì una delle sue migliori opere, la tavola raffigurante i Ss. vescovi Tommaso da Canterbury e Martino venerati dal duca Guidobaldo I e dall'arcivescovo Arrivabene, ora in quella galleria. A Urbino dipinse anche, fra l'altro, nel 1508 la Maddalena della Pinacoteca di Bologna, già nel duomo urbinate. A Cagli presso Urbino è conservata nella Confraternita di S. Michele una delle sue più belle opere, firmata, esprimente il Noli me tangere. Dal 1818 lavorò in collaborazione con Evangelista di Piandimeleto. Le sue figure si rilevano per un accento di mitezza e di soavità, talvolta un po' molle; i suoi paesi si dispiegano mirabilmente pittoreschi nel vario giuoco di colli, di acque, di vegetazioni, di fabbriche; la sua tavolozza è calda e armoniosa.
Le relazioni ch'egli certamente ebbe con Raffaello giovane, molto discusse, non sono ancora state chiarite rispetto all'importanza ch'egli possa avere avuto nel primo periodo della formazione del Sanzio e all'influenza ch'egli poi abbia risentito dall'Urbinate cresciuto in fama, che, secondo il Vasari, lo volle proprio collaboratore a Roma.
Bibl.: L. Pungileoni, Elogio storico di T. V., Urbino 1835; A. Venturi, Storia dell'arte, VII, ii, Milano 1913, pp. 759-61 e passim; B. Berenson, Pittori e pitture italiani del Rinascimento, trad. it., Milano 1936.