BERTELLI, Timoteo (al secolo Leopoldo)
Nacque a Bologna il 26 ott. 1826 da Francesco, professore di astronomia all'università di Bologna, e da Teresa Pallotti. Studiò, nella città natale, presso le scugle di S. Lucia dei padri barnabiti. Nel 1844, desiderando farsi barnabita, venne inviato a fare il noviziato a Genova, dove professò i voti il 7 sett. 1845. In seguito, fu a Roma (1845-1848), per compiere gli studi teologici, a Moncalieri (1848-1850), a Napoli, ove fu ordinato sacerdote il 27 ott. 1850, a Macerata (1851-1853), a Bologna (1853-1861), a Parma (1861-1867) ed infine a Firenze (1867- 1905), presso il collegio alla Querce. Nel collegio toscano gli vennero affidati gli insegnamenti della matematica, della fisica e della storia naturale.
Il periodo fiorentino subì un'interruzione dal 1895 al 1898, anni in cui il B. fu a Roma in qualità di assistente del padre generale e di fatto, se non di nome, direttore della Specola vaticana. Tornò successivamente a Firenze, con il titolo di visitatore generale, e vi continuò l'insegnamento della fisica. Nel 1903 fu eletto rettore del collegio.
La maggior gloria del B. è l'organizzazione, su basi scientifiche, di una nuova scienza: la sismologia. Sulla base delle esperienze effettuate dal bamabita padre Cavalleri, e dopo aver effettuato una ricerca storica sulle scoperte di Alessandro di Calignon (1643) e di P. Parnisetti (Appunti storici intorno alle ricerche sui piccoli e spontanei moti dei pendoli, fatte dal sec. XVII in poi, in Bullettino di bibliografia e di storia delle scienze matematiche e fisiche, VI [1873], pp. 1-44), nel 1868 costruì un primo pendolo di osservazione chiamato tromometro: esso era costituito di un peso di pochi chilogrammi sospeso ad un filo di rame e munito nella parte inferiore di una punta finissima, che doveva essere osservata con il microscopio. Procedendo nelle osservazioni con rigore sperimentale, negli anni 1870-71 il B. osservò che i fenomeni microsismici erano denunciati dal pendolo, che il fenomeno si ripeteva nei mesi invernali quasi quotidianamente e con maggiore intensità durante gli abbassamenti barometrici e che nei mesi estivi i fenomeni microsismici erano quasi impercettibili.
Nel 1871-72 il B. mise a punto un apparato che chiamò tromosismometro. Il complesso era formato da un isosismometro capace di indicare, mediante aghi scorrevoli di vetro, la direzione e la grandezza dei macrosismi; da un ortosismometro, misuratore dei sussulti verticali del suolo; ed infine da un avvisatore sismico comprendente una suoneria di allarme sensibile ai più piccoli movimenti tellurici. Alla fine del 1875 il B. aveva raccolto 18.307 osservazioni; la curva dei microsismi, tracciata in base a tali osservazioni, confermava in pieno quanto da lui enunciato in base alle prime esperienze: presentava un massimo d'inverno ed un minimo d'estate. Successivamente, salito a 50.000 il numero delle osservazioni, la curva fu confrontata con la curva dei terremoti del Mollet per il nostro emisfero e con la curva barometrica. Rilevata la rispondenza della teoria del B. con i dati sperimentali, vennero chiamati barosismi i microsismi che si verificano durante i periodi di abbassamento barometrico.
Per cercare di spiegare l'origine dei microsismi da lui rivelati il B. elaborò una teoria "pneumodinamica" in base alla quale l'equilibrio della crosta terrestre potrebbe essere modificato da cause strettamente endogene, ovvero da agenti esogeni in grado di sommarsi o sottrarsi alle forze endogene predette. In base ad una sua teoria di cosmogenesi, all'interno della terra esisterebbe un protoplasma terrestre di origine cosmica, e sviluppando questa sua teoria egli finì per calcolare quale sarebbe la forza espansiva di tale protoplasma.
Il B. fu largamente interessato anche nel campo della elettrotecnica: intraprese uno studio teorico, storico e critico del settore cui affiancò una valida pratica operativa. Frutto delle ricerche furono, tra l'altro, il volume, in collab. con A. Palagi, Sulla distribuzione delle correnti elettriche nei conduttori (Bologna 1855); la memoria Di un supposto sistema telegrafico magnetico indicato da alcuni autori dei secc. XVI e XVII, in Bull. di bibliografia e di storia delle scienze matematiche e fisiche, I (1868), pp. 187-196; Alcune considerazioni intorno ai parafulmini, in Bull. meteorologico dell'Oss. del R. collegio Carlo Alberto in Moncalieri, s. 2, VII (1887), pp. 129-32; Lo scaricatore elettrico e la tutela del tram e del telefono, in Corriere toscano, Firenze, 8-9 ott. 1892; Sopra una scarica elettrica, in Atti dell'Acc. Pont. dei Nuovi Lincei, XLIX (1896), p. 28; Studi storici intorno alla telegrafia ottica in Italia, Roma 1899; Ricerche storiche sulla pila di Volta, Monza 1899.
Nel campo applicativo, particolarmente importante fu il contributo dato dal B. al settore delle telecomunicazioni; si ricordano gli studi da lui fatti sulla telegrafia senza fili presso l'Accademia navale di Livorno: oggetto delle ricerche era un rivelatore di onde elettromagnetiche a mercurio di sua invenzione per mezzo del quale era possibile rendere visibili i segnali Morse sopra una bussola di particolare concezione, segnali trasmessi per modulazione di onde hertziane portanti. Particolarmente interessanti anche i suoi studi sperimentali sulla possibilità di utilizzare le rotaie ferroviarie come conduttori telegrafici: i moderni sistemi di blocco e di automazione ferroviaria utilizzano appunto il cosiddetto circuito di rotaia.
Sono anche dovuti al B. perfezionamenti ai parafulmini ed una vivace opera di diffusione dei sistemi a punte multiple di rame e degli scaricatori a punte. Tra i suoi lavori si ricordano Alcune considerazioni intorno ai Parafulmini, in Bull. meteorologico dell'Osservatorio dei R. Collegio Carlo Alberto in Moncalieri, VII (1886-87), 2, pp. 129-132.
Un altro problema che vivamente interessò il B. fu quello degli scandagli marini. Egli appoggiò la pratica realizzazione di uno strumento di sua ideazione ad uno studio storico critico dei vari tipi di scandagli antichi e moderni (Studi storici intorno allo scandaglio marittimo e proposta di qualche miglioramento al medesimo, in Mem. d. Pont. Acc. d. scienze dei nuovi Lincei, XIV [1898], pp. 163-232). Lo strumento da lui proposto era dei tipo manometrico, cioè appartenente alla classe degli scandagli in cui la pressione dell'acqua fa aumentare il livello del mercurio in un tubo manometrico.
Nella memoria Sopra Pietro Peregrino di Maricourt e la sua epistola "De magnete", in Bull. di bibliografia e di storia delle scienze matematiche e fisiche, I (1868), pp. 1-32, il B. giunse a lumeggiare completamente la figura di P. Peregrino di Maricourt, maestro di Bacone e scopritore delle prime proprietà fondamentali del magnetismo, e a stabilire anche l'anno di pubblicazione del De magnete. Nella seconda memoria, Sulla epistola di Pietro Peregrino di Maricourt e sopra alcuni trovati e teorie magnetiche del sec. XIII, ibid., I (1868), pp. 101-139 e 319-420, mise in luce il pensiero di Peregrino di Maricourt; esaminò anche criticamente scritti di s. Tomaso d'Aquino, Alberto Magno, Giovanni d'Amando, s. Albano, Alessandro Neckam e Vincenzo di Beauvais, riguardanti teorie magnetiche. A conclusione dei suoi studi il B. poté affermare che il Peregrino conosceva perfettamente la bipolarità magnetica ed il fenomeno dell'induzione magnetica, riconosceva allo stesso il merito di aver ideato la bussola galleggiante, quella imperniata e quella a rotazione perpetua, pur essendo completamente all'oscuro di quanto concerneva la declinazione e l'inclinazione magnetica.
Il B. intraprese uno studio sulla genesi della bussola, sulle applicazioni topografiche, astronomiche e nautiche di questa, e sul problema dell'attribuzione a Cristoforo Colombo della scoperta della declinazione e dell'inclinazione magnetica (La declinazione magnetica e la sua variazione nello spazio scoperte da Cristoforo Colombo, in Racc. di doc. e studi pubbl. dalla R. Commiss. colombiana pel quarto centenario della scoperta dell'America, IV, 2, Roma 1892). Sulla bussola successivamente scrisse, tra l'altro, gli Studi storici intorno alla bussola nautica, in Mem. della Pont. Acc. dei Nuovi Lincei, IX (1893), 1, pp. 77-178; 2, pp. 131-218; Di un supposto lavoro intorno alla "bussola" pubbl. da F. Pigafetta nel 1586, in Atti d. Acc. Pont. d. Nuovi Lincei, LI (1898), pp. 73-77; Dell'orig. della bussola e di alcune sue princip. modific., in Ann. dell'Oss. di Moncalieri, I(1898), pp. 7-16; App. stor. intorno all'uso topografico ed astronomico della bussola fatto anticamente in Italia, in Mem. della Pont. Acc. dei Nuovi Lincei, XVI (1899), pp. 51-72; Altri appunti storici intorno all'antico uso topografico della bussola, ibid., XVII(1901), pp. 1-17; Sopra un nuovo documento risguardante l'invenzione della bussola nautica, in Riv. di fis., mat. e sc. nat., II (1901), pp. 440-445; Discussione della leggenda di Flavio Gioia inventore della bussola, ibid., II(1901), 1, pp. 529-541; Per il centenario dell'invenzione della bussola, in Riv. di fis., mat. e sc. nat., II(1901), 1, pp. 477-480; Sulle recenti controversie intorno all'origine della bussola nautica, in Mem. della Pont. Accademia dei Nuovi Lincei, XX(1903), pp. 1-52; Di un nuovo supposto primo inventore della bussola nautica, ibid., XXIII(1905), pp. 57-75; Contributo alla storia del barometro. Memoria postuma, in Riv. geogr. ital.,XIII (1906), pp. 169-181, 242-260.
Sulla questione della declinazione magnetica il B. ritornò con altri scritti tra cui si ricordano: Nuova conferma che la declinazione magnetica era ignota ai Cinesi prima di C. Colombo, in Riv. di fisica, mat. e scienze nat., IV (1903), pp. 373-378; Se C. Colombo sia stato lo scopritore della declinazione magnetica. Nota postuma, ibid., VII(1906) pp. 295-313. Il B. concluse che Colombo aveva scoperto la declinazione magnetica nel suo primo viaggio transoceanico e precisamente il 9 sett. 1492, quando, effettuando osservazioni della bussola al largo delle isole Azzorre, osservò delle declinazioni orientali ed occidentali che lo portarono a concludere che la stella polare descriveva un circolo di circa cinque gradi di diametro.
La sua Congregazione gli deve il ritrovamento delle ossa del santo fondatore (cfr. Memoria intorno agli studi e alle ricerche fatto riguardo alla sepoltura ed al discoprimento del B. Antonio M. Zaccaria, in Atti del processo dello Zaccaria, nel fascicolo intitolato Identitatis reliquiarum…, Roma 1891), pp. 44-62.
Il B. morì a Firenze il 6 febbr. 1905. Fu socio di varie accademie; l'Accademia Pontificia dei Nuovi Lincei lo elesse suo presidente il 15 dic. 1895.
Bibl.: C. Melzi, Il p. T. B. iniziatore delle osservazioni microsismologiche, in Boll. della Soc. sismol. ital., X(1904-05), pp. 179-196; M. Baratta, L'opera scientifica del p. T. B., in Riv. geogr. ital., XII (1905), pp. 193-203, 340-350; P. Maffi, Commem. del p. T. B., in Riv. di fis., mat. e scienze nat., VI (1905), n. 64, pp. 289-313; C. Melzi d'Eril, Commem. del Prof. p. T. B., in Mem. della Pont. Accad. dei Nuovi Lincei, XXIV(1906), pp. 1-27.