TIMIŞOARA (ungh. Temesvár; A. T., 79-80)
Città della Romania, capoluogo del banato e del dipartimento di TimiŞ-Torontal. Situata su ambedue le rive del navigabile Canale Bega, a 90 m. s. m., in mezzo a una plaga fertilissima e ricca di grani, è città molto antica e già popolosa al principio del sec. XIV. Il centro di TimiŞoara, la Cetatea, che è pure la parte più antica, è diviso dai quartieri moderni (Fabrica, Elisabeta, Josefin e Mahala) da ampî viali che hanno preso il posto delle antiche fortificazioni demolite nel 1892. Gli abitanti (33.700 nel 1880, saliti a 53.000 nel 1900 e a 91.866 nel 1930) sono Romeni, Tedeschi, Ungheresi e Serbi, occupati prevalentemente in un attivo commercio di cereali e di cavalli e nelle industrie. Queste contano circa 20.000 addetti; le principali sono: il lanificio (2000 operai), il cotonificio e il setificio, la distilleria, l'industria dei tabacchi, l'industria molitoria, il birrificio, l'industria chimica, lo zuccherificio, il calzaturificio, l'industria elettrica, quelle dei laterizî, dei colori e delle lacche. TimiŞoara è pure nodo ferroviario importante per le comunicazioni con l'Ungheria e la Iugoslavia.
È notevole centro di studî, poiché possiede un politecnico, una scuola di belle arti, varie biblioteche (quella municipale ha 64.000 volumi e quella del seminario cattolico, 30.000), un museo (Muzeul Banatului: collezioni archeologiche, preistoriche, etnologiche, ecc.); vi hanno sede anche istituzioni culturali tedesche e ungheresi, come il Banater deutscher Kulturverein e la Arany Jánostársaság. È sede di un vescovo cattolico romano e di un vescovo ortodosso.
Il dipartimento di TimiŞ-Torontal ha una superficie, quasi tutta pianeggiante, di 7313 kmq.; la popolazione era di 500.416 ab. nel 1930 (68 per kmq.). Due terzi di tale superficie (452.000 ettari) sono a coltura, soprattutto di frumento (200.000 ettari) e mais (130.000 ettari); i prati e i pascoli occupano quasi 1/5 della superficie del dipartimento, e le foreste il 6%. Ragguardevole l'allevamento del bestiame (110.000 equini, 104.000 bovini, 211.000 ovini, 230.000 suini).
Monumenti. - La città soffrì molto nelle varie guerre, soprattutto nel 1552 e nel 1716, quando fu quasi interamente distrutta. Così del bel castello, costruito da Carlo d'Angiò (1316), ricostruito da Giovanni Huniade (1443-1447) e incorporato poi nella cittadella (1723-1765) rimangono pochi avanzi. All'epoca barocca risalgono il duomo cattolico (1736-1754), disegnato da Fischer von Erlach, e i palazzi del municipio (1731-34) e della prefettura (1754). Notevole inoltre il duomo serbo (1745), la chiesa romena del 1784, la chiesa ungherese "del millennio" (1896-1901) e la nuova chiesa romena del 1936. La cattedrale romena (architetto J. Traianescu) è in via di costruzione. Il teatro, ricostruito interamente, è opera dell'architetto Duiliu Marcu (1936). La città è abbellita da varî monumenti dal '700 in poi. Nel museo del banato sono rappresentate l'arte e l'etnografia della provincia.
Storia. - Centro del comitato di Temesvár, la città fu assai favorita dai re angioini, specie da Carlo Roberto che vi tenne corte per parecchi anni; e sin dalla fine del sec. XIV divenne uno dei centri più importanti della difesa contro le irruzioni dei Turchi, molto gravi negli anni 1416, 1420, 1476 e 1490. La rivolta sanguinosa dei contadini capitanati da G. Dózsa fu domata da G. Szapolyai presso Temesvár. Nel 1552, dopo l'eroica difesa e il sacrificio di St. Losonczy, la fortezza di Temesvár cadde nelle mani dei Turchi che vi stabilirono la sede di un beirlebei, e il comitato con la città non fu riconquistato dai cristiani che nel 1716, nella vittoriosa campagna di Eugenio di Savoia. Mercy fece ricostruire anzitutto la fortezza; la città nel 1751 passò sotto l'amministrazione civile. Nel 1779 venne ricostituito il comitato di Temesvár e nel 1781 la città fu annoverata tra le città libere regie. Durante la lotta del 1848-49 l'esercito ungherese non riuscì a espugnare la fortezza, presso la quale fu combattuta il 9 agosto 1849, dall'esercito del generale Bem, l'ultima infelice battaglia della campagna, che doveva condurre pochi giorni dopo alla resa del generale Görgey presso Világos. Nel 1915 la città fu il quartier generale del generale Mackensen e centro dei preparativi della campagna contro la Serbia. Dal trattato di pace di Trianon (1920) la parte più rilevante del comitato con la città di TimiŞoara passò alla Romania e il resto alla Iugoslavia.
Bibl.: T. Ortvay, Temesvármegye és Temesvár város története (La storia del comitato e della città di T.), Possony 1896; E. Szentkláray, Száz év Dél-Magyar-ország legujabb történetébâl (Cento anni della storia più recente dell'Ungheria meridionale, Temesvár 1879); C. Telbisz, Temesvár története (La storia di Temesvár), 1902; J. Berkeszi, Temesvár szab. kir. város kis monográphiája, Timisoara 1900; A. Barát, Die königl. Freistadt Temesvár. Eine monographische Skizze, ivi 1902; Magyarország mëemlékei, pubbl. da Forster Gyula, II, Budapest 1906, coll. 886-87 (con bibl.); Magyarország vármegyéi és városai encziklopédiája, s. v. Temesvár (pubbl. da Borovsky Samu, Budapest 1912); N. Iorga, Guide historique de la Roumanie, 2a ed., Bucarest 1936; E. Grădinaru e I. Stoia-Udrea, Ghidul Banatului, TimiŞoara 1936.