TIMANTE (Τυμάνϑης, Timanthes)
Pittore greco, attivo fra il sec. V e l'inizio del IV a. C. Le sue opere o la sua maniera erano spesso citate in comparazioni retoriche da scrittori greci e latini. Cicerone (Brut., XVIII, 70) lo annovera con Zeusi e Polignoto tra i pittori che non usavano più di quattro colori, e di cui si lodavano forme e lineamenti; ma che rimanevano distanti da Apelle ed altri, nei quali "ormai tutto era perfetto". Quintiliano (Inst. orat., 11, 13, 12) lo fa nativo di Citno, Eustazio (Ad Il., p. 1343, 60) di Sicione. L'opera sua più celebre fu una tavola rappresentante il sacrificio d'Ifigenia, ove si ammirava la gradazione degli affetti sino all'inesprimibile dolore di Agamennone, che il pittore aveva perciò velato. Il particolare (peraltro non inventato, ma tradizionale) ricorre in un dipinto pompeiano della Casa del poeta tragico, troppo lodato e che per varie ragioni non può essere copia di opera del sec. V a. C. Con un quadro della Contesa per le armi d'Achille, T. vinse il suo rivale Parrasio; una tavola con l'uccisione di Palamede fu ammirata in Eîeso da Alessandro Magno; una piccola tavola con un Ciclope dormiente e una grande con un Eroe, che si conservava a Roma nel tempio della Pace, sono mentovate da Plinio.
Bibl.: E. Pfuhl, Malerei u. Zeichn. d. Gr., Monaco 1923, p. 696; L. Curtius, Wandmal. Pompejis, Lipsia s. a. (1929), p. 290 segg.