TIMANI (A. T., 66-67)
Con questo nome si suole indicare, più che una catena montuosa, una larga ondulazione, lunga 900 km. circa, la cui altitudine massima supera di poco i 325 metri. I monti Timani si possono, in effetto, considerare come una diramazione degli Urali, di cui ripetono la struttura geologica. La glaciazione, avendo agito energicamente sul rilievo primitivo, ha ridotto di molto la massa originaria, ma tuttavia questa presenta una certa varietà di forme, soprattutto là dove, mancando la copertura forestale, si esplica liberamente l'azione degli agenti atmosferici. I Timani, mentre chiudono da occidente il bacino della Pečora, formano nello stesso tempo l'orlo NE. del bacino di Mosca, il cui asse principale corre parallelamente al corso superiore del Volga. La parte più occidentale presenta forme caratteristiche, le quali ci ricordano le forme di rilievo proprie dei deserti. Černičev, descrivendo i Timani, parla infatti di cime, simili a coni, a obelischi, a grandi urne. L'estremo settentrionale fa parte della regione delle tundre, il rimanente invece è coperto da foreste di conifere, quindi i Timani si possono considerare come un distretto forestale e di caccia, percorso da nomadi allevatori di renne.