TIMAGORAS (Τιμαγόρας, Timagoras)
Nome di varî artisti greci.
1°. - Pittore e poeta di Calcide nell'Eubea, vissuto attorno alla metà del V sec. a. C.
Un carme di T. è citato da Plinio come uno dei più antichi documenti sulle origini dell'arte pittorica in Grecia: l'autore celebrava infatti la propria vittoria su Panainos, il fratello di Fidia, nella prima gara di pittura istituita ai giochi Pitici (Nat. hist., xxxv, 58). Questo avvenimento si dovrà porre poco dopo la metà del V sec., poiché Plinio lo ricorda, insieme all'istituzione di giochi analoghi a Corinto, durante la fioritura di Panainos, altrove fissata alla lxxxiii Olimpiade, cioè agli anni 448-445 a. C. (Nat. hist., xxxv, 54).
Bibl.: H. Brunn, Gesch. Griech. Künstler, II, Stoccarda 1889, p. 48; J. Overbeck, Schriftquellen, n. 1098; A. Reinach, Textes grecs et latins relatifs à l'histoire de la peinture ancienne, I, Parigi 1921, p. 168; E. Pfuhl, Malerei u. Zeichnung d. Griechen, II, Monaco 1923, par. 694, p. 720; G. Lippold, in Pauly-Wissowa, VI A, 1936, c. 1074, s. v., n. 6; A. Rumpf, in Thieme-Becker, XXXIII, 1939, p. 174; S. Ferri, Plinio il Vecchio, Roma 1946, p. 144; A. Rumpf, Handb., IV, i, Monaco 1953, p. 103 s.; P. E. Arias, in Enc. Classica, XI, 5, 1963, p. 393.
(P. Moreno)
2°. - Ceramista attico (ΤΙΜΑΓΟΡΑ) attivo nel terzo venticinquennio del V sec. a. C.
Firma come vasaio due hydrìai a figure nere del Louvre, provenienti dall'Etruria e assai simili per forma e disposizioni della decorazione, per quanto non assolutamente gemelle (F 38 ed F 39). E. Pfuhl ricorda un frammento con lo stesso nome proveniente dall'Acropoli, che peraltro non è altrimenti noto. Per generale assunzione le due hydrìai sono state assegnate ad un medesimo artista, di cui peraltro J. D. Beazley dice di non riconoscere altre opere. L'attribuzione infatti avanzata da E. Pfuhl di una terza hydria in Madrid (C.V.A., i, tav. 8) è insostenibile in quanto quest'ultima è opera assai riconoscibile del noto Pittore Affettato. La personalità del Pittore di T., indubbiamente modesta, acquista un certo rilievo per effetto della qualità piuttosto stanca della tarda produzione attica a figure nere. Le due hydrìai, specialmente nei quadri principali del carro nuziale e della lotta di Eracle e il Tritone si distinguono per una notevole accuratezza e per un certo vigore e vivacità di disegno. Tuttavia la notorietà del ceramista si deve principalmente all'idea ora definitivamente scartata, ma un tempo accanitamente difesa da F. Hauser e da E. Pfuhl, che Timagora non stia per Timagoras, ma che indichi una personalità femminile e costituisca un singolare documento dell'attività di maestre ceramiste in officine attiche. Le due hydriai del Louvre sono ora assegnate al Pittore di Taleides.
Bibl.: F. Hauser, in Furtwängler-Reichhold, II, p. 268; P. Kretschmer, Die griechische Vaseninschriften, Gütersloh 1884, p. 184; G. v. Brauchitsch, Panathen. Preisamphoren, Lipsia 1910, p. 91; J. C. Hoppin, Black-fig., pp. 358-361; E. Pfuhl, Mal. u. Zeichn., Monaco 1923, p. 272 ss.; J. D. Beazley, in Ann. British School at Athens, XXXII, 1931-32, p. 22; E. Pottier, C.V.A., Louvre, tavv. 63-64; A. Rumpf, in Thieme-Becker, XXXIII, 1939, p. 174, s. v. Timagora; J. D. Beazley, in Am. Journ. Arch., LIV, 1950, p. 317.
(E. Paribeni)
3°. - Figlio di Mnasitimos, scultore di Rodi, appartiene a una famiglia di artisti attivi nell'isola dal IV sec. a. C.
T. è noto solo da una firma rinvenuta a Lindos, databile attorno al 275 a. C.; lo scultore sarebbe pertanto figlio di Mnasitimos, 2°, e fratello di Aristonidas, 2° e di Teleson, 1°.
Bibl.: Ch. Blinkenberg-F. K. Kinch, in Bull. Academiae Danicae, 1907, p. 25; F. Hiller v. Gärtringen, in Pauly-Wissowa, Suppl. V, 1931, c. 828, s. v. Rhodos; G. Lippold, ibid., VI A, 1936, c. 1074, s. v., n. 8; M. Bieber, in Thieme-Becker, XXXIII, 1939, p. 174; Ch. Blinkenberg, Lindos, II, Berlino 1941, p. 51, n. 14; p. 43 s.; G. Lippold, Handb., III, i, Monaco 1950, p. 323.
4°. - Bronzista greco di Camiro, figlio dello scultore Aristonidas (v. s. v., 1°) e fratello dello scultore e pittore Mnasitimos (v. s. v., 2° e 3°), attivo nell'isola di Rodi nella prima metà del III sec. a. C.
Appartenente alla famiglia di artisti rodi che faceva capo a Mnasitimos (v. s. v., 1°), T. è ricordato come hieropoiòs a Camiro negli anni tra 295 e 285 a. C. (Clara Rhodos, vi-vii, p. 405, n. 31, 3). La sua attività di scultore è provata da alcune firme a Rodi (Clara Rhodos, ii, p. 201, n. 32) e a Camiro (ibid., vi-vii, p. 439, n. 59). A Camiro aveva eseguito anche con il bronzista cario Eukles (v. s. v., 3°), incaricato della fusione, la statua di Philokrates figlio di Sositimos; si tratta di un'opera non anteriore forse alla metà del III sec., poiché il personaggio allora celebrato come vincitore nella lotta dei ragazzi alle Pizie e alle Istmie, era divenuto demiurgo nei primi decennî del II sec. a. C. (Clara Rhodos, vi-vii, p. 436, n. 55).
Bibl.: Fr. Hiller von Gärtringen, in Göttinger gelhrte Anzeigen, 1934, p. 200; G. Lippold, in Pauly-Wissowa, VI A, 1936, c. 1074, s. v., n. 7; M. Bieber, in Thieme-Becker, XXXIII, 1939, p. 174; Chr. Blinkenberg, Lindos, II, Berlino 1941, p. 51, n. 10; J. marcadé, in Bull. Corr. Hell., LXXIII, 1949, p. 149, n. i; G. Pugliese Carratelli, in Annuario Atene, XXVII-XXIX, 1949-51, p. 228, n. 92; G. Lippold, in Pauly-Wissowa, Suppl. VIII, 1956, c. 167, s. v. Eukles, n. 19.
(P. Moreno)