TIKAL (A. T., 153-154)
Una delle città archeologiche maya del Petén (Guatemala); risale al sec. II d. C. È caratteristica per l'orientamento esatto e per la disposizione simmetrica e regolare di parecchi edifici, per lo più piramidi tronche sormontate da un tempietto che si alternano con palazzi e ampie piattaforme in muratura; il tutto occupa un'area di m. 1200 per 800.
Le piramidi sono poggiate su una base ampia, di altezza varia dai 20 ai 30 m., con lati da 20 in più. Sono formate da un nucleo di pietrame e calce rivestito di pietre lavorate, il tutto assai resistente. Ripide scale, che si restringono nel salire, portano ai tempietti, solide costruzioni quadrangolari, in muratura di grande spessore, costituite da due o più locali nel senso della lunghezza, veri corridoi e in comunicazione fra loro e con un'unica porta d'entrata; piccole aperture nelle grosse pareti servivano per l'aerazione. La vòlta alta, di tipo maya ad accostamento delle pareti, robustissima, sostiene, all'esterno, una cresta alta quasi come il tempio, vuota all'interno e traforata - vero fastigio d'aspetto grazioso e imponente.
L' altezza totale di queste acropoli sorpassa, in certune, i 60 m. L'interno delle celle dei templi è decorato profusamente con mascheroni, serpenti e altri simboli rituali scolpiti su pietra o in stucco; specialmente gli architravi di legno di chico zapote, sono elegantemente incisi. Oltre agli edifici destinati al culto, ve ne sono altri a due o più piani, che debbono essere stati adibiti ad abitazione dei sacerdoti, dei guerrieri, dei capi. Assai interessanti a Tikal le numerose stele monolitiche che ricordano quelle di Quiriguá e di Copán, alte in media un paio di metri o più, larghe la metà e di notevole spessore. Esse sono finemente scolpite, per lo più con figure di dei, di sacerdoti in ricchissimi abbigliamenti cerimoniali, posti di fronte o di profilo, in atto rituale, e portano incise lunghe iscrizioni indicanti la data. Con esse spesso vanno uniti pesanti e massicci blocchi in pietra, rettangolari e rotondeggianti, veri altari, anch'essi scolpiti ad altorilievo.
Bibl.: A. H. Tozzer, Preliminary Study of the ruins of Tikal (Guatemala), in Memoirs of the Peabody Museum of Am. Archaeol. and Ethnology, Harvard University, V, n. 2; J. Marquina, Estudio de arq. comp. de los monumentos arq. de México, Messico 1928; A. y Carlos Villacorta, Arqueología guatemalteca, Guatemala 1930.