Tigri asiatiche
Nome con cui si indicano, nel gergo economico, le economie di Hong Kong, Singapore, Corea del Sud e Taiwan, che tra gli anni 1960 e 1990 hanno promosso percorsi di industrializzazione, cambiamento strutturale e crescita comunemente considerati di successo. Durante il 21° sec. le 4 T. sono a pieno titolo entrate a far parte del mercato globale: Hong Kong e Singapore come centri finanziari e logistici di importanza mondiale, Corea del Sud e Taiwan raggiungendo posizioni di leadership per alcuni importanti prodotti industriali e nel settore delle tecnologie informatiche.
La rapida e forte crescita delle economie delle T. a. è stata a lungo discussa in ambito accademico, nei governi e nelle istituzioni internazionali (in particolare Fondo monetario internazionale e Banca Mondiale). Nell’ambito di questo dibattito, molto si è scritto in merito al ruolo avuto dalle politiche dei governi nel favorire tale processo di sviluppo. Infatti, a partire da alcuni studi, che hanno analizzato il successo economico delle T. a. ponendo l’enfasi sull’esperienza storica di questi Paesi, si è cercato di produrre elaborazioni di natura prescrittiva, circa il ruolo dello Stato nello sviluppo economico in generale. Nell’esperienza delle T. a. si sono colti diversi e talvolta contrapposti aspetti. Si è vista la conferma di alcuni principi di fondo del libero mercato, quali l’utilità di un arretramento dello Stato dalle dinamiche della produzione e dello scambio, la rinuncia alla sopravvalutazione del tasso di cambio, la liberalizzazione delle importazioni e quindi l’abbattimento di ogni genere di barriera protettiva. All’interno di queste posizioni – caratterizzanti il cosiddetto Washington Consensus (➔) – va in particolare ricordato un famoso rapporto della Banca Mondiale dei primi anni 1990, che descriveva l’esperienza di crescita delle T. a. come un «miracolo» capace di offrire importanti lezioni sul ruolo dello Stato e dei mercati nei processi di sviluppo. Successivamente, tuttavia, altre analisi hanno evidenziato come i governi di questi Paesi non avessero del tutto rinunciato alla loro capacità di intervento e guida nelle dinamiche di mercato, promuovendo anzi una vasta gamma di politiche per lo sviluppo industriale e di cambiamento strutturale. In questa prospettiva, alcuni autori hanno rilevato che Taiwan, Singapore e Corea del Sud sono passati attraverso 4 fasi principali di sviluppo, guidate dall’intervento dello Stato. Le politiche economiche hanno inizialmente stabilizzato l’economia attraverso il risanamento della bilancia dei pagamenti e dei conti pubblici, e hanno poi formalizzato il sostegno alle esportazioni e alla produzione interna; nella terza fase (in alcuni casi contemporanea alla seconda) hanno applicato una politica industriale volta al sostegno dei settori produttivi a maggiore intensità di impiego dei capitali, di tecnologia avanzata e di lavoro qualificato, e infine, nella quarta fase, sono passati attraverso le liberalizzazioni e un nuovo intervento statale per tenere sotto controllo la bilancia dei pagamenti. Paradossalmente, dunque, la stessa esperienza storica di sviluppo è stata utilizzata per supportare visioni diametralmente opposte sul ruolo dello Stato e del mercato in economia. In realtà, un compromesso ragionevole riconosce il ruolo che i governi delle T. a. hanno avuto nel promuovere il funzionamento dei mercati di queste economie. Governi che hanno saputo sfruttare alcune delle convinzioni neoliberiste, in particolare quelle volte a garantire la stabilità macroeconomica, e altre prospettive decisamente interventiste, volte a rispondere ai fallimenti del mercato e a offrire una solida guida strategica ai percorsi di sviluppo economico.
Lucia Bazzucchi, Marco Rodolfo Di Tommaso