Tigre reale
(Italia 1916, colorato, 95m a 16 fps); regia: Piero Fosco [Giovanni Pastrone]; produzione: Itala Film; soggetto: Giovanni Verga dalla sua omonima novella; fotografia: Giovanni Tomatis, Segundo de Chomón.
Parigi. La contessa russa Natka, durante un ricevimento, incontra il diplomatico Giorgio La Ferlita, ed è causa di un duello fra questi e un ufficiale che esige da lei un ballo già promesso. Durante un incontro con Giorgio, che si è innamorato di lei, Natka gli racconta la sua vita avventurosa. "In Russia ero l'amante del mio guardiacaccia, il rivoluzionario Dolski, ma mio marito, venuto a conoscenza della relazione, lo fece esiliare in Siberia. Disperata per il distacco, ero andata a raggiungerlo, ma solo per scoprire che viveva con un'altra donna. Addolorata fuggii, delirando senza meta, finché non venni accolta e assistita da alcuni contadini. Poi non volli più saperne di Dolski, il quale, disperato per essere stato respinto, si uccise con una revolverata sotto i miei occhi". La contessa Natka rimane per lungo tempo lontana da Giorgio, il quale, pur sempre innamorato di lei, si lega nel frattempo a una ricca ereditiera. Dopo qualche mese Natka, malata di tisi, ritorna e invita il diplomatico a un ultimo appuntamento in un albergo. Durante l'incontro scoppia un incendio e sopraggiunge anche il marito di Natka, il quale, furioso di gelosia, chiude a chiave nella camera i due amanti, nell'intento di farli morire. Essi riescono però a salvarsi, mentre è il marito a perire tra le fiamme.
Subito dopo il successo di Il fuoco (1915) e avendo sotto contratto una Pina Menichelli che affascinava le platee con la sua silhouette serpentina e il suo porsi da maliarda, Giovanni Pastrone decise di tirar fuori dal cassetto un soggetto che vi dormiva dal 1912, quando l'aveva acquistato dalla contessa Dina Castellazzi di Sordevolo come sua opera originale. In realtà, Tigre reale era la sceneggiatura cinematografica di una novella di Giovanni Verga, che l'autore siciliano aveva ceduto per interposta persona alla Itala per la somma di seicento lire.
La vicenda di Tigre reale, rispetto al precedente Il fuoco, compatto nella sua struttura narrativa imperniata sul trittico 'favilla-vampa-cenere', ha uno sviluppo diseguale poiché incastra nel racconto il lungo flashback relativo al drammatico passato della contessa russa, che, seppure splendidamente realizzato, appare come autonomo rispetto al contesto dominante della vicenda. Pastrone si attiene al giovanile racconto di Verga solo nelle linee essenziali, ma nelle didascalie riporta alla lettera il dialogato della novella che risulta cinematograficamente inappropriato e talvolta francamente risibile.
Eppure ‒ come rileva acutamente Gian Piero Brunetta ‒ la struttura espressiva di Tigre reale "già rivela un maturo dominio dei procedimenti cinematografici […]. Il montaggio, specie nel finale, è costruito mediante pa-rallelismi molto marcati (l'albergo sta andando a fuoco mentre la folla, nel teatro, applaude la 'danza del fuoco'), l'assunzione del punto di vista dei personaggi produce effetti di visione nettamente cinematografici (lo specchio retrovisore in primo piano attraverso cui, dalla macchina in corsa, Natka osserva Giorgio che corre nella strada). Ma ciò che più importa è il sovvertimento dei codici morali. L'adulterio è legittimato, Natka spinge il suo amante a suicidarsi, i valori borghesi appaiono completamente cancellati".
Presentato in première di gala nei maggiori cinematografi italiani, Tigre reale vi tenne il cartello per settimane a sale esaurite a ogni spettacolo. Le recensioni furono dei veri e propri peana al lavoro di Pastrone. Ma soprattutto è per la protagonista che vennero spese le maggiori lodi. In effetti Pina Menichelli, sinuosa e smaniante, trasognata e irreale, sembra animarsi da un quadro di Giovanni Boldini; avvolta in favolose toilettes impellicciate e piumate, ha estenuazioni di spasimo e rapide riprese, morde voluttuosamente una rosa o tormenta una collana di perle che le arriva fino ai piedi.
Poteva la censura non fare le sue riserve? La parte finale del film subì il maggior vilipendio con il taglio di varie scene in cui la protagonista è tra le braccia dell'amante (e relative didascalie).
Interpreti e personaggi: Pina Menichelli (contessa Natka), Alberto Nepoti (ambasciatore Giorgio La Ferlita), Febo Mari (Dolski, il guardacaccia), Gabriel Moreau (conte de Rancy), Valentina Frascaroli (Erminia), Ernesto Vaser (droghiere), Enrico Gemelli, Bonaventura Ibañez.
A. Menini, Tigre reale, in "Film", 20 luglio 1916.
P. Fasanelli, Tigre reale, in "La Cine-Fono", 25 novembre 1916.
F. Savio, Visione privata, Roma 1981.
G. Raya, Verga e il cinema, Roma 1984.
P. Cherchi Usai, Giovanni Pastrone, Firenze 1986.
N. Genovese, Febo Mari, Palermo 1998.
V. Martinelli, Pina Menichelli. Le sfumature del fascino, Roma 2002.