TIGRANE (arm. Tigran)
La tradizione identifica T. I col compagno di Ciro e a lui fa risalire la fondazione di Tigranocerta. In realtà il primo re armeno di cotesto nome dev'essere considerato T. II (T. I) il Grande degli Arsacidi (95-54 a. C.) che rappresenta l'apogeo della potenza dell'Armenia pagana. Figlio di Artavasd II, riuscito a salire sul trono (anno 95), impegna tosto una lotta contro Artan, re di Sofene, ch'egli vince e uccide per impadronirsi del suo dominio; così ben presto sopprime l'Armenia Eufratica, si annette l'Acilisene e la Sofene estendendo il suo territorio fino alla Melitene e alla Cappadocia. Stringe alleanza con Mitridate Eupatore re del Ponto che mirava alla Cappadocia, ne sposa la figlia Cleopatra: la Cappadocia viene occupata (anno 93) e il re Ariobarzane si rifugia a Roma; di qui le guerre coi Romani. Nella sua spedizione Silla riesce a reintegrare Ariobarzane nel suo regno; ma il richiamo di Silla in Italia, in cui divampava la guerra civile, determinò la riconquista della Cappadocia: di più Tigrane imbaldanzito lascia il suocero alla difesa contro i Romani e, approfittando delle dissensioni dei principi Seleucidi, si volge alla conquista della Mesopotamia, della Migdonia e dell'Osroene che restano sotto il governo di suo fratello: i re d'Iberia, d'Albania e dell'Atropatene, il cui re era suo genero, e i principi della Gordiana e Adiabene divengono suoi tributarî. La Siria, stanca della tirannide dei Seleucidi, si diede facilmente in sua mano e nell'83 Antioco batteva moneta colla sua effigie. Accumulò ricchezze immense con razzie e saccheggi, e popolò le città con deportazioni. Tigranocerta, da lui fondata, ebbe lo splendore delle capitali di Assiria e Babilonia. Una vera gloria fu la regina Cleopatra che chiamò alla sua corte maestri greci, favorendo in essa la scienza e l'arte greca. Artavasd suo primogenito divenne rinomato scrittore (Plutarco). Ma l'impero era una riunione di popoli senza coesione, l'Armenia stessa divisa tra principati feudatarî; l'esercito composto di arceri albani, fanti iberi, cavalieri medi e arabi, mercenarî greci. T., venerato come un dio, superbo e crudele, giunto all'apogeo, non poteva contare sulla fedeltà degli alleati né sulla disciplina dei vinti, eppure l'orgoglio gl'impedì di dare ascolto ai savî consigli del suocero ch'egli mette a capo dell'esercito nella guerra contro Roma, deciso per salvare i suoi dominî ad una lotta ad oltranza (anno 67), mentre egli pensava di assalire la Cilicia romana. Lucullo nel 69 passa l'Eufrate: Mitridate sconfitto si fa uccidere. Il re commette altri errori, preoccupato di salvare il favoloso tesoro e l'harem; viene sconfitto da Lucullo presso Tigranocerta: in un'altra campagna è assediato in Artaxata e disfatto da Pompeo. La pace viene concessa da Pompeo colla rinunzia alla Siria e ai possedimenti dell'Asia Minore e coll'indenizzo di 10.000 talenti.
Bibl.: Sandalgian, Histoire documentaire de l'Arménie des âges du paganisme, Roma 1917; J. de Morgan, Histoire du peuple arménien depuis les temps les plus reculés de ses annales, ecc., Nancy-Parigi 1919; K. Aslan, Études historiques sur le peuple arménien, Parigi 1928; K. Eckard, Die arm. Feldzüge des Lucullus, in Klio, IX, x (1909-10); Asdurian, Relazioni politiche tra l'Armenia e Roma dal 190 a.C. fino al 428 d. C., Venezia 1911; G. Chalantiatz, Gli Arsacidi Armeni nella storia armena di Mosè Corenese, Mosca 1903 (in russo).
Per la città di Tigranocerta, vedi: C. F. Lehmann-Haupt, Armenien einst und jetzt, Berlino e Lipsia 1910-1926, voll. 2.
Per l'iconografia di Tigrane, vedi: Hatzuni Vartan, Storia dell'antico costume armeno, Venezia 1924, pp. 64-65 (in armeno).